I “non luoghi”, la frittura di pesce e le facce sdegnate

STEFANO DI SCANNO per L’INCHIESTA QUOTIDIANO

Prima del voto annunci sulle 21 deroghe per la sanità provinciale (a proposito qualcuno sa se esiste davvero un decreto regionale?), le assicurazioni sulla bonifica della frana di Pontecorvo, le certezze sulla soluzione per la Multiservizi; nei mesi e nelle settimane precedenti c’era stata l’accelerazione sulle Case della Salute, apertura a Pontecorvo seguita da Atina, ma arriveremo a Ceccano e magari pure ad Anagni; nel frattempo – a urne chiuse – ad Alatri si chiude Ostetricia per lavori ma, tanto, sta per partire la Casa della Maternità. Il tutto dopo aver accorpato vari reparti nella mirabile esperienza pilota dell’ospedale di Cassino: le aree ad alta intensità di cura aggregano specialisti e infermieri in un’unica unità operativa, in cui i deficit d’organico dei singoli reparti vengono sommati e, perciò, apparentemente annullati.

 

In realtà la dipartimentalizzazione negli ospedali è cosa buona e ottima, a patto che la si faccia con risorse adeguate e non con l’idea che si debba economizzare ancora di più (e sempre in periferia, a proposito il “miglioramento” comporta 60 posti letto in meno al Santa Scolastica secondo l’Ugl). La narrazione zingarettiana è fatta sempre di nuove “conquiste”, della “svolta” ormai arrivata dopo mesi di riparazione dei disastri ereditati dalla Polverini. Il consiglio regionale ha già deciso di aprire anche in provincia di Frosinone la Casa dell’Agricoltura, evviva.

L’ultima promessa è ottenere anche una bella Casa dell’Allevatore. Ci sarebbe da sorridere se non fossimo vittime di tante chiacchiere e non si tentasse di mandarci a cercare risposte ai nostri problemi quotidiani rivolgendoci a “non luoghi” di impalpabile utilità. Non bisogna girarci attorno nel rispondere a Regione e Asl che quotidianamente ci fanno la ramanzina su codici bianchi e verdi che ingolfano i reparti dell’emergenza: i Pronto soccorso oggi sono come i Vigili del Fuoco, i Carabinieri e la Polizia. L’ultimo luogo vero dove ognuno di noi sa di poter trovare un aiuto da questo decadente e sfibrato Stato Italiano.

L’atteggiamento della Regione Lazio è lo stesso dei predicatori dalla retorica impeccabile e dal narcisismo smaccato che, scesi dal pulpito, insistono nelle cattive abitudini più abusate. Che i partiti tradizionali fossero da tempo invisi ai cittadini senzienti lo si era compreso da tempo e c’era rimasta la credibilità di qualche leader a salvare percentuali di voto ed assicurare elezioni. Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, sceso a Ceccano e Pontecorvo, ha semplicemente riscosso l’indifferenza che meritava. E Mafia Capitale non c’entra niente.

Ora il Pd provinciale è proteso verso la resa dei conti di lunedì in direzione, dopo che il senatore Scalia, mostrando grande determinazione, ha detto chiaro e tondo come – dopo la figuraccia ceccanese – il segretario Costanzo debba dimettersi. Quest’ultimo, con spirito combattivo non comune, ha replicato che il parlamentare farebbe bene, piuttosto, a chiedersi se è ancora o meno un Democrat. Il teatrino – di oggettivo rilievo scarso per i comuni cittadini – spinge il pluridecorato Francesco De Angelis – tranquillizzato dalla presidenza Asi – a scandire con magnanimità esagerata: “Nel Pd dobbiamo ritrovare passione, generosità e unità”. Vista la stagione non ci starebbe male una frittura di pesce e una partita a briscola.

Chi è disoccupato, intanto, ha perso traccia del rivoluzionario (si fa per dire visti gli esiti) accordo di programma che avrebbe dovuto dare almeno una prospettiva di ricollocazione ad un migliaio di reduci dello stabilimento Videocon, senza contare le centinaia della Marangoni in sala d’attesa. I promotori della “Vertenza Frusinate” hanno ottenuto che il presidente della Provincia convocasse un “tavolo tecnico” sul lavoro. Lo considerano un successo visto il livello di insensibilità furba della politica. Ma tra quattro sedie a Palazzo Iacobucci ed Amazon una via di mezzo no?

Al Cosilam di Cassino intanto ci si prepara al cda che dovrà prendere posizione sulla sfiducia al direttore generale e stabilire se presentarsi dimissionario o meno all’assemblea di fine mese. Fino ad oggi, dopo le dimissioni polemiche di Orazio Picano, s’è capita solo la posizione di Danilo Zola che ha spiegato come il piano di risanamento vada messo nelle mani di un altro tecnico, e non certo dello stesso conduttore che siede a quel posto da due lustri. Una cosa ovvia e corroborata dal fallimento gestionale. Eppure il presidente Trequattrini sembra preferire lo sport del cerchiobottismo. Anche se l’altra sera, felice per la vittoria di Giovanni Betta, sprizzava felicità. Probabilmente sarà vicario in Ateneo: una prospettiva decisamente migliore rispetto alle angosce dell’area industriale cassinate. Al brindisi era presente anche l’ex onorevole Anna Teresa Formisano. Quando si parla di vite parallele e di variabile casuale.

Pare abbastanza aleatoria anche la denuncia che un tifoso cassinate s’è beccato per aver affisso un manifestino con la seguente scritta: “non sono tollerabili i vostri colori a festa nella nostra citta’. Cassino non festeggia nessuna serie a pertanto vi invitiamo a togliere o quantomeno a ridimensionare gli addobbi festosi fin ora esposti, per il bene di tutti, squeti cassino”.

Ferma restando la condanna di atti di vandalismo e violenza, le cose espresse dal cinquantenne – peraltro pure educato se si tratta di ultras – rappresentano una opinione diffusa a Cassino e non solo (non sembra che a Sora ci siano state manifestazioni popolari di entusiasmo per i canarini nella massima serie). Ma il problema è un altro: se la Bpf ha il diritto di affiggere tutti i manifesti coi leoni che vuole, in tutte le sue filiali, anche il tifoso ha diritto di esprimere le sue opinioni senza essere per questo considerato un criminale.

Anche perché, altrimenti, sarebbe una bella fatica trovare l’espressione giusta per sdegnarsi e, magari, esporre scritte del tipo… #jesuischarlie!

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