Anno nuovo vecchi vizi (di Franco Fiorito)

Anno nuovo ma vizi vecchi per la nostra politica. Il centrodestra ha il vento in poppa ma dà l'impressione di non voler vincere le Regionali. L'analisi di Franco Fiorito

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Te ne sei accorto, sì

che parti per scalare le montagne

e poi ti fermi al primo ristorante

e non ci pensi più.”

*

La Verità”, geniale canzone di Brunori Sas mi suonava nelle orecchie mentre leggevo del rebus delle candidature regionali sul nostro sito l’ultimo dell’anno.

Poi l’ultimo dell’anno significa concretamente, per i malati di politica, tre mesi dalle elezioni. Visto che si terranno il 4 marzo.

E a tre mesi dalle elezioni la coalizione che in tutti i sondaggi attuali viene data in testa, quella del centrodestra, non sa ancora esprimere un candidato presidente? Il profano strabuzza gli occhi, il militante sbuffa, il candidabile anela.

Ma la soluzione è semplice. Il guaio è proprio quello, la possibilità concreta di vincere.

L’ipotesi sperata, voluta ed in parte costruita di battere l’uscente Zingaretti si presenta possibile, anzi probabile di fronte ad un centro destra unito.

La montagna si può scalare.

 

IL CENTRODESTRA IN OSTERIA

Ma l’allegra e variopinta brigata del centrodestra che fa? Si ferma, come Brunori, al primo ristorante ed apparecchia.

E tra un vinello ed un antipasto ci si chiede: ma serve proprio un candidato forte, autorevole o è meglio qualche miracolato parvenue più “controllabile” se eletto?

Eh si perchè negli ultimi decenni un po’ tutti i presidenti del Lazio, una volta eletti, inebriati dal potere, per niente affidabili e riconoscenti, pensavano di essere potenti leader nazionali in pectore e si mettevano in proprio.

Lo sta facendo anche il buon Nicola Zingaretti oggi. Da un lato immagina un suo ruolo nazionale alternativo a Renzi. Dall’altro sperimenta accordi con i nuovi Partiti della galassia di sinistra, che non a caso lo sostengono, sperando in un laboratorio politico alternativo ed esiziale per il renzismo.

Infatti nessuno mai nel Lazio è riuscito nell’impresa di essere rieletto per un secondo mandato.

Ma almeno oggi la sinistra ed i Cinque Stelle un candidato l’hanno messo in campo. Una faccia c’è.

 

LA STRAGE DEI CANDIDATI

Il centrodestra no. Brucia nomi vari, a ritmo di un paio a settimana. Carica a pallettoni Sergio Pirozzi e poi lo molla, ma quello prosegue imperterrito. Sfoglia tutto l’ordine dei giornalisti da Nicola Porro a Paolo Liguori a Gennaro Sangiuliano, in un brillante trasversalismo Rai Mediaset. E la società civile. A iosa, Massimiliano Giànsanti, Luisa Todini il generalke dei carabinieri Leonardo Gallitelli e decine di altri.

Il povero Maurizio Gasparri lo hanno lanciato ma con l’elastico in vita.

Come lo lanciano lo ritirano. Un po’come la fatica di Sisifo solo che il macigno ancora non glielo danno.

Dice che lo hanno già folgorato si, ma sulla via di ritorno dall’Europa, non da Damasco. Eh già l’Europa ed i suoi favolosi protagonisti. Non si accontenta di complicare la vita a tutti, si mette pure, come sempre, a complicare le candidature.

Insomma meglio candidare un “fagiano” estratto dal cilindro. Se vince sarà riconoscente, se perde tanto meglio, non servirà intercettare ed abbattere l’ennesimo presidente di Regione esaltato con smanie da leader politico come tutti gli ultimi.

 

IL DOMINO DEI CANDIDATI

Insomma tra i pasti luculliani delle feste e le sonore bevute di capodanno sfugge una amara risata. Ma davvero siamo ancora ridotti cosí? Purtroppo sì.

E se col presidente stiamo a questo punto, avete visto, a caduta, la sconcertante insicurezza dei possibili candidati al consiglio? Nessuno ancora certo del posto, si vergognano pure a chiedere i voti temendo che, alla fine, non saranno neanche in lista.

Quelli che non hanno la certezza di andare al Senato, bloccano gli altri alla Camera, i quali bloccano quelli per la Regione. Un domino di ansia e sconforto.

A giudicare dal numero dei sicuri della candidatura, pari a circa quattro cinque volte i reali posti da assegnare, si prevede una carneficina.

Eppure tutti avremmo sperato a tre mesi dal voto di vedere i volti di chi potevamo scegliere come presidente o consigliere, di leggere il loro programma confrontare idee e persone e poi scegliere, come sempre.

 

LA LOTTERIA DEL MORS TUA

Adesso no, adesso siamo nella civiltà politica dell’alternanza. Una sorte di lotteria del mors tua vita mea nella quale si vota più contro che pro. E chi non governa ha più chances di vincere del presidente uscente. E da quello discende questa irritante flemma riflessiva.

Speriamo almeno che scelgano il fortunato candidato presidente prima delle elezioni, nei tempi previsti.

Perchè qualche volta con la stessa flemma di adesso sono arrivati tardi pure a presentare le liste. Stavolta cambierà qualcosa?

Chissà, ma intanto che scrivo, suonano le ultime note de”la verità”di Brunori che finisce così:

“La verità

è che ti fa paura

l’idea di scomparire

L’idea che tutto quello a cui ti aggrappi

Prima o poi dovrà morire.

La verità 

È che non vuoi cambiare

Che non sai rinunciare a quelle quattro cinque cose

A cui non credi neanche più.”

 

Ma che bella canzone. Illuminante. Auguri.