Dalle larghe intese alle lunghe intese (di Franco Fiorito)

Paolo Gentiloni e la rivoluzione soporifera: il Governo in carica, la sua Finanziaria. Ed il silenzio delle opposizioni. Il tutto secondo Franco Fiorito

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Ve lo ricordate Paolo Gentiloni, l’ex presidente del consiglio del dopo Renzi? Ah no, scusate, ho controllato su Wikipedia, è ancora in carica.

Comunque, proprio questo vi volevo dire. Avete presente il soporifero Gentiloni, ma si, quel tizio ben pettinato che appare, ogni tanto, nei telegiornali ma che non vi fermate quasi mai ad ascoltare, perché sembra stia dicendo le stesse cose del giorno prima?

Ecco, questo è il capo del Governo che sta preparando, in questi giorni, l’ultima importante Finanziaria di questa strana legislatura.

E come non si sente niente su di lui, lo stesso vale per la legge Finanziaria. È praticamente fatta, ma nessuno sa cosa ci sia. Nel bene o nel male non se ne parla.

È il paradigma della vera svolta di questo governo. Il passaggio dal presenzialismo renziano all’”assenzialismo” gentiloniano.

Anche se una costante tra i due, apparentemente, c’è.

Il governo Gentiloni, come il precedente, sembra porre grande attenzione alle sempre pressanti esigenze di quelle che vengono, ormai, chiamate élites. Si perché la prossima Finanziaria sembra un concentrato di interventi a favore soprattutto dei grandi gruppi di potere, intervallata solo da una serie di misure, malcelate, che serviranno esclusivamente a sostenere i partiti di governo per la prossima campagna elettorale.

Partiti sempre più in rosso dopo la fine del finanziamento pubblico.

Anche Renzi era stato spesso accusato di favorire grandi gruppi finanziari, banche, industriali ma cercava di infilarci qualche timido accenno populista. Chi non ricorda l’infinito dibattito sugli ottanta euro si o no.

Ecco Gentiloni se ne frega. Governa anch’egli fieramente per le élites, ma mentre Renzi distraeva a colpi di annunci, lui lo fa a colpi di silenzio, di occultamento. E forse funziona anche meglio.

Insomma il gentilonismo è una rivoluzione copernicana rispetto alla politica urlata dei nostri tempi, ma che non potrebbe riuscire ad altri che a lui. Il soporifero Gentiloni.
Ce lo siamo trovato in carica per la improvvisa dipartita di Renzi. Adesso con questi presupposti e con il quadro politico che si delinea, rischiamo seriamente di dovercelo tenere per altri cinque anni.

Ovvio che con una legge elettorale così, nessuno vincerà le elezioni. È fatta apposta.
Tutti già sottovoce mormorano di un governo di larghe intese rinnovato nel tempo, una specie di prosecuzione programmata con un parlamento nuovo, in qualche faccia, ma sempre fermo sugli stessi indirizzi.

E quando sarà passata un’altra triste campagna elettorale, terminata, al solito, senza un vero vincitore, dove lo trovi un altro come Gentiloni.

Nessuno è così mimetico ed incolore. Non suscita nessuna reazione, protesta, ira, invettiva. Non annuncia nulla, non ha un piano, un progetto, non inneggia al futuro.
Tutte queste doti di assoluto anonimato gli varranno di diritto, potete scommetterci, la pole position per il prossimo incarico di premier.

E così passeremo ufficialmente ed inequivocabilmente dalle larghe intese alle lunghe intese. È la nostra condanna.

Però che noia. Diciamoci la verità, in un paese che oramai schiavo, anche culturalmente, oltre che politicamente ed economicamente della Germania, madre delle larghe intese, e che si prepara ad una infinita stagione di larghissime e lunghissime intese, si sente la mancanza di una vera battaglia elettorale. Dove la gente prende posizione, si schiera, lotta, litiga, combatte, afferma o confuta delle idee, sceglie in base a proposte e programmi, non importa se poi inattuati, come al solito.

Ed un po’di dibattito su giornali e tv, sui social. Quei bei Berlusconi Prodi, Rutelli, D’Alema o Bersani, o sotto a chi tocca, in cui un po’ ci si divertiva. Almeno prima che venissero eletti. Dopo era sempre la stessa solfa.

Ecco almeno quel “prima”, quella flebile illusione che il popolo ancora conta o decide qualcosa, almeno in campagna elettorale, quella vi prego lasciatecela.

Destra e sinistra fateci almeno un po’di “ammuina”. Anche per finta. Perchè così condannate gli italiani, o a tenersi l’uomo dell inerzia, mirabilmente rappresentato da Gentiloni o li buttate, dritti dritti, nel tenero abbraccio del partito dell’inerzia.
Quel Movimento Cinque Stelle che, in realtà, non fa niente neanche lui, ma almeno si presenta come alternativa.

Non importa se alternativa al nulla. Tanto oggi basta essere alternativi per rischiare di vincere.