Il sabato del villaggio

di DANIELA BIANCHI
Consigliere Regionale del Lazio
Indipendente nel gruppo di Sel

C’è sempre una metafora nelle cose della vita. E’ un po’ come dire che l’epica è sempre in agguato. Ma ve la ricordate no, la storia di Davide e Golia, c’è sempre un po’ di eroico sentire nelle storie dei piccoli che si oppongono ai giganti. L’elenco della settimana è lungo.

Una trasferta fiorentina vietata ai tifosi canarini. Una squadra di una piccola provincia italiana quest’anno se ne è volata in A nonostamte le battute becere ed ironiche. Ora si vede interdetto il diritto a godersi in santa pace una domenica di calcio. E sì che 561.000 abitanti sono mediamente altro e ben di più di 10 scemi che hanno fatto casino. Ma va bene così, fortificheremo l’orgoglio. E fosse anche grazie al tifo per questa squadra, finalmente rivendicheremo ad una voce la dignità di questa terra. Invadere Firenze a questo punto è un obbligo! (Pacificamente Preside’…prima che magari te salta la mosca al naso e mi releghi tra i sobillatori del sistema…)

Marino (il Sindaco di Roma non la terra del vino) si è asserragliato in Campidoglio. Dice che non molla. Il Pd sbanda. I poteri non mollano. Le poltrone tremano. Il popolo si chiede perchè. Roma soccombe, impettita e attonita, in attesa che qualcuno riscopra il suo volto e decida finalmente di dargli luce.

La sinistra cerca una strada, dal 1921 ad oggi di acqua ne è passata sotto i ponti. Le condizioni ci sono, i tempi sono maturi, la gente urla a gran voce. Renzi fa quel che gli pare. Gli schemi saltano. Posizioni, alleanze, strategie. Si dicute. Erronaemente ci si perde nella polarizzazione del dibattito. Basta invece ripartire da un progetto. Dalle persone. Da una idea. Dai fatti.

Oggi a Sora, Massimiliano Smeriglio presenta il suo ultimo libro, Fattor Comune. A pensarci bene, il tutto sta già nel titolo. Tralasciando la definzione matematica, fattor comune è per me l’in between, quella cosa che sta tra le parti e determina qualcosa in più della semplice somma tra le parti. Ecco, io credo che quel qualcosa in più è la rappresentazione simbolica di cui il dibattito politico non può più fare a meno.

Dal 1992 ad oggi il sistema politico cambia radicalmente volto e diventa ad alta volatilità. Segue le logiche del mercato che consuma consumi e consumatori. Il paradigma è cambiato. Le grandi narrazioni non sono più appannaggio dei soli partiti. Nè i partiti possono relegare il loro ruolo solo a questo. Prendiamone atto e cambiamo l’approccio. Abbiamo nuove risorse a disposizione. La comunicazione tra queste. Il cittadino prosumer è oggi nelle condizioni di dettare la linea, orientare il dibattito. Non tenerne conto sarebbe da stolti. A Roma come a Frosinone.

Fuffa? No. Perché se ai Golia di turno stanno a cuore solo le nomine, ci sarà pur sempre bisogno di un Davide che combatta per i diritti.