La prova che stiamo affondando (di A. Porcu)

La lettera con cui il premier chiede "Portate idee per Taranto" è la drammatica ammissione che non c'è un piano. Per la Siderurgia così come per l'Automotive e per lo sviluppo industriale del Paese. I rischi per il territorio. nel silenzio di tutti.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Non hanno un’idea. Il dramma è proprio questo. La lettera inviata ieri dal presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte con cui sollecita il suo gabinetto dicendo “Portate idee per Taranto” è la palese ammissione dell’assenza di un progetto industriale per l’Italia. Così è per l’Ilva di Taranto e così tra poco sarà per la Fca Cassino Plant.

Si sta campando alla giornata. Si getta l’acqua fuori bordo usando il secchio e l’unica strategia è quella di usare il secchio più velocemente possibile.

Giuseppe Conte durante la visita alla Ilva di Taranto

Non è un problema di capitano, né di nostromo. Né di questo equipaggio né di quello precedente. L’Agenda del governo giallorosso è vuota così come lo era quella del governo gialloverde. Non c’è una riga scritta alla voce Siderurgia, tantomeno alla voce Automotive, meno ancora per il resto dello sviluppo industriale del Paese: stiamo andando avanti per abbrivio, confidando nella buona stella.

Ma nei mari dell’economia globale le stelle non contano se non sono polari e non vengono usare per tracciare una rotta. Esattamente quella che oggi non c’è.

Il Caso Ilva, la lettera del premier (leggi qui su Repubblica), rappresentano la più evidente ammissione del naufragio. È solo questione di tempo: un paio di anni al massimo e saranno evidenti gli effetti della ‘fusione’ Fca-Peugeot. Da che mondo è mondo, in una compravendita quello che vende è quello che prende i soldi; e quello che compra è quello che li tira fuori. In questa storia, i soldi in tasca li hanno messi gli azionisti Fca. Va da se che è legittimo ciò che hanno scritto fino ad oggi i più autorevoli analisti, soprattutto francesi: Psi ha comprato Fca.

La linea Fca Cassino Plant

Quali saranno le conseguenze per Cassino Plant lo abbiamo scritto dal secondo giorno: insieme a Pomigliano è lo stabilimento che – ad oggi – si trova nella condizione peggiore. Perché è un’eccellenza e non ‘satura‘ la produzione: fabbrica poco e allora rappresenta un costo. In più l’Ad uscente Mike Manley ha annunciato la fine della piattaforma Giorgio che significa la fine per Giulia e Stelvio.

Ne arriverà un altra, producendo altri modelli? È esattamente questo il punto: nessuno lo sa. Il governo non lo sa tanto quanto non sa niente di Ilva e di siderurgia.

Negli ultimi decenni questo Paese è stato impegnato nella sistematica distruzione di se stesso. L’argenteria industriale è stata venduta da anni all’estero. I migliori cervelli se ne vanno. E non c’è uno straccio di programma. Eppure ci sono miliardi pronti ad essere investiti: perché, nonostante tutto, gli italiani sono ancora capaci di rimboccarsi le maniche e lavorare. Occorre un’agenda. per Ilva, per Fca Cassino Plant e l’intero automotive, per il sistema industriale nazionale.

Va scritta in fretta: prima che il secchio per gettare l’acqua fuori bordo non basti più.