La battaglia giusta sui rifiuti e quella sbagliata

La manifestazione dei sindaci del Cassinate davanti a Montecitorio. Solleva questioni giuste: la Legge piegata in Consiglio dei Ministri non è accettabile. Ma rischia di concentrare l'attenzione su un tema sbagliato. Ecco quale

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

I sindaci del Cassinate sono andati ieri davanti a Montecitorio per manifestare contro la discarica di Roccasecca e il suo recente ampliamento. Detta così è fin troppo semplice, la faccenda è ben più complicata.

Partiamo da un presupposto: è stato giusto andare lì a manifestare. È inconcepibile che per aggirare le leggi che impedivano l’ampliamento di Roccasecca si sia arrivati a scomodare una seduta del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana. Due volte: altrimenti la discarica non si allargava. (Leggi qui Vince Lozza, Palazzo Chigi dice si all’ampliamento della discarica a Roccasecca).

Allora, dove sta il problema? Quella in atto è una battaglia di principio e non di sostanza.

La battaglia di principio

I sindaci Giuseppe Sacco, Paolo Fallone e Gioacchino Ferdinandi

Il principio è quello riassunto nello striscione “Roccasecca e la Ciociaria non sono la discarica di Roma”. Arrivato con una decina di anni di ritardo. Siamo in un mondo globalizzato, nel quale il guscio del mouse che avete in mano in questo momento è prodotto in Europa, l’elettronica che c’è dentro viene dall’Asia, parte dei metalli che la compongono sono stati comprati in Africa. Tutto è collegato.

A quei rifiuti, oggi in provincia di Frosinone sono collegati centinaia e centinaia di posti di lavoro e un intero ramo industriale che si è sviluppato. Abbiamo in Ciociaria una delle principali industrie in Italia ad esempio nel riciclo della carta (classificata come rifiuto), varie imprese che si occupano di plastica (materia prima considerata rifiuto), metalli pregiati che vengono recuperati dall’elettronica che buttiamo (computer, televisori, frigoriferi). Solo per restare a queste ore: a Ceprano la Sabellico aumenta di un terzo i suoi dipendenti assumendo 30 persone e passando da 60 a 90 addetti; effettuerà la separazione per tipologia e colore della plastica proveniente dalla differenziata . 

Ecco perché il principio è superato.

La battaglia di sostanza

Un moderno impianto green Foto © Riccardo Squillantini / Imagoeconomica

Gli indicatori assicurano poi che un terzo dei nuovi posti di lavoro nel mondo arriverà proprio da questo settore: dall’economia circolare, cioè dall’ottenere nuove materie prime da quelli che oggi vengono classificati ‘rifiuti’. Perché siamo tanti, non ci sono materie prime per tutti, quindi dobbiamo recuperarle da lì.

È allora di sostanza la battaglia che si deve fare. Sostanza significa pretendere un ciclo industriale che sia pulito, non inquinante, garantito da leggi che sono in vigore e vengono applicate nel resto d’Europa. Significa avere un comparto green moderno e non una buca piena di spazzatura come succedeva negli anni ‘80 a due passi da qui, a Malagrotta.

Fare una battaglia di principio però rischia di farci perdere la sostanza, e cioè tutta l’economia che si sta sviluppando nell’industria delle nuove materie prime.

Se all’estero fanno a gara per prendersi i treni con i nostri rifiuti – e all’estero non sono più fessi di noi – beh allora significa che forse qualche cosa ci sta sfuggendo.