La burocrazia non salva l’ambiente

L’editoriale
di Gianluca Trento (dir. CIOCIARIA EDITORIALE OGGI)

Costi elevati che possono arrivare fino a 250mila euro. Tempi lunghi che si dilatano fino a 5 anni. Burocrazia eccessiva e limiti di emissione troppo restrittivi. L’Italia, in tema di autorizzazione integrata ambientale, è il fanalino di coda dell’Europa. Solita solfa. No. Il rischio è grosso. Tanto che se non fosse intervenuto un decreto ministeriale, sollecitato da Unidustria e Federlazio, trecento aziende della provincia di Frosinone avrebbero dovuto fermare la produzione. Il verdetto, severo, sulle Aia è quello contenuto in uno studio di Confindustria che traccia un’analisi comparativa della disciplina dell’Autorizzazione integrata ambientale per gli stabilimenti industriali a livello europeo.

Emerge che per il rilascio delle Aia nel nostro Paese ci vogliono tra i 14 e i 21 mesi, sebbene la norma di recepimento della direttiva preveda un termine massimo di 150 giorni. Un tempo enorme se si pensa che in Belgio e in Austria si va da un mese a un anno. In Francia il tempo previsto per legge è di 8 mesi. In Germania la normativa stabilisce che il rilascio debba avvenire in 7 mesi.

L’altro scostamento registrato dallo studio di Confindustria è quello sul periodo di validità dell’Aia, dove l’Italia tocca il record della durata più breve: 5 anni. L’ambiente, però, va difeso. Ben vengano le inchieste della Procura di Frosinone contro chi avvelena la Valle del Sacco.

Di certo la legalità non va confusa con una macchina burocratica che non trova paragone neanche in Africa.