La dittatura del virus e un Paese in maschera

Di proroga in proroga si va avanti nello stato di emergenza per il virus. Ma così non si definiscono leggi fondamentali cone smart working e didattica a distanza. Nel basso lazio i risultati dicono che è ora di mettere da parte il catastrofismo. Ma nessuno lancia il progetto per mettere insieme i tanti traguardi che si stanno centrando

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Non siamo e non saremo più gli stessi di febbraio. Il Covid ha cambiato tutto. Ci ha cambiato: niente più strette di mano, baci, abbracci. Una serie di prescrizioni incredibili per accompagnare i figli a scuola, fare spesa al supermercato, lavorare, confrontarsi con la gente. Distanziamento sociale come imperativo categorico. E da ieri nel Lazio (ma l’esempio verrà seguito) mascherina obbligatoria anche all’aperto. Perfino il monumento nazionale, il calcio, è stato stravolto.

Per carità tutto giusto. Nessuno sbandiera la teoria del complotto, il virus ha zittito i negazionisti andando ad infettare l’uomo più potente del mondo, il presidente degli Stati Uniti. Il punto non è questo.

Foto © Saverio De Giglio / Imagoeconomica

Il punto è che dobbiamo però fare i conti con un ribaltamento di vita, di abitudini, perfino di valori. Non abbiamo più il diritto di fare quello che vogliamo, ma sempre più spesso dobbiamo attenerci a ciò che ci viene detto di fare. Per carità: al primo posto c’è la necessità di fermare il contagio. Ma forse qualche considerazione “piccola piccola”si può fare.

I cittadini italiani hanno sopportato enormi sacrifici e continueranno a farlo. Proprio per questo però hanno diritto a qualche risposta in più. In quanti da mesi attendono la cassa integrazione? In quanti non hanno riaperto negozi e attività? Che la pandemia da Covid-19 vada affrontata è fuori discussione, ma la sensazione è che tutto il resto si sia fermato. Perfino come livello di attenzione.

I sindaci ogni giorno pubblicano l’elenco dei casi positivi nei rispettivi Comuni e da qualche tempo aggiungono pure i contagi nelle scuole. Dati e situazioni già trattate e affrontate dalla Asl e dalle altre autorità preposte. C’è bisogno di rassicurare. Ma è come se tutto il resto si fosse fermato, come se non avesse importanza. Invece non è così, perché perfino il Covid prima o poi finirà.

Lo stato di emergenza avrà un costo

FOTO © ALBERTO LO BIANCO / IMAGOECONOMICA

Si va di proroga in proroga dello stato di emergenza. Il che ha un senso da un punto di vista sanitario, ma è impensabile agire in deroga alle norme che regolano la vita pubblica per un periodo così lungo.

Non è solo una questione di Dpcm e di limitazioni dei viaggi. C’è pure il fatto che alcune situazioni, come lo smart working e la didattica a distanza, dovrebbero essere affrontate e regolamentate. Così come nessuno dice cosa succederà quando termineranno le misure adottate in materia di lavoro. Per dirla brutalmente: nel momento in cui non ci sarà più il divieto di licenziamento, quanti posti di lavoro si perderanno?

La politica naviga vista e preferisce nascondere la polvere sotto al divano. Indossando una maschera (non una mascherina) con la quale non è importante dire la verità. Il perenne stato di emergenza ha un unico effetto: rinviare il redde rationem. Ma tutto questo avrà dei costi altissimi.

Il Paese si sta nascondendo. Dopo aver scoperto, fra l’altro, di doversi districare tra norme diverse che cambiano da Regione a Regione. Perfino da settore a settore, dalla scuola al calcio.

La Ciociaria all’ennesimo bivio Forse inutile

Il ministro Roberto Speranza all’inaugurazione della nuova linea Vaccini Covid alla Sanofi di Anagni

La notizia dell’inaugurazione del centro Amazon a Colleferro ci ricorda (come monito) le tante occasioni perse da questo territorio. La visita del ministro della salute Roberto Speranza alla Sanofi di Anagni ci ricorda l’eccellenza del chimico-farmaceutico. A dimostrazione che questo territorio sa pure distinguersi. E non solo nel chimico-farmaceutico.

Basterebbe forse cambiare la narrazione catastrofista e tafazzista. A Frosinone si parla molto della riqualificazione dell’area ex Permaflex dopo il cambio di destinazione d’uso concesso dalla Regione. Un’occasione di rilancio, che però va costruita e non imposta. Coinvolgendo gli attori del territorio senza utilizzare toni da crociata. E senza neppure voler per forza piantare delle bandierine.

Da giugno a Frosinone e Cassino ci sono le fermate del Treno ad Alta Velocità. Dopo l’entusiasmo iniziale nessuno si è davvero posto il problema di come sviluppare questo progetto. Quasi fosse un atto dovuto. Non è così.

In settimana il via libera all’ex Permaflex

La riqualificazione dell’ex Permaflex comporterà anche dei cambiamenti importanti della mobilità sulla Monti Lepini. Un elemento che andrebbe “legato” alle fermate Tav ma pure al casello autostradale. E perfino ai collegamenti con la superstrada e con un’area industriale che potrebbe tornare strategica. Non c’è un progetto però. Nessuno lo avanza, nessuno ci crede, nessuno ci pensa.

Così come la bonifica della Valle del Sacco è rimasta una pagina mai scritta del libro dei sogni. Mercoledì si riunisce il consiglio della Camera di Commercio del Basso Lazio, quella che comprende Frosinone e Latina. L’ottava realtà del genere in Italia. Un potenziale di fuoco micidiale: sbocco al mare e autostrada, porti e fermate dell’Alta Velocità. Occorrerebbe uno scatto in avanti vero. Una classe dirigente senza la sindrome dell’ex (tutti siamo ex di qualcosa), capace di andare oltre il richiamo della foresta delle solite logiche territoriali, settoriali, perfino associative. (Leggi qui Selciatella, l’occasione per fermare i super burocrati).

Invece in troppi continuano a ragionare in termini di equilibri, rapporti di forza, poltrone, strapuntini. Elaborando strategie da battaglia navale. La Camera di Commercio del Basso Lazio ha bisogno di un campo largo, di un respiro di prospettiva, di una governance totalmente “nuova”. Una governance competente e competitiva. Illuminata e sganciata da manovre di palazzo. Si sente il bisogno di decisioni a volto scoperto. Almeno qui la mascherina non è obbligatoria.

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