La politica senza i Partiti e la moda delle coalizioni civiche

CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Litigiosi. E ininfluenti. Terrorizzati più dalle liste civiche che dalle diaspore, incapaci di organizzare non soltanto un congresso ma anche una semplice manifestazione. La fotografia dei partiti in provincia di Frosinone è questa. Alla vigilia di una stagione elettorale decisiva, la situazione è capovolta rispetto a qualche anno fa e i leader sanno che al massimo potranno conservare il loro potere, la loro poltrona. Non di più.

I segnali non sono mancati, ma chi li ha colti davvero? Antonio Pompeo è diventato presidente della Provincia “contro” il Pd, il suo partito. Francesco De Angelis è stato eletto al vertice del Consorzio Asi senza il sostegno di un’intera area deiDemocrat, quella del senatore Francesco Scalia. Il Nuovo Centrodestra dal punto di vista elettorale non esiste, eppure governa enti importanti. E se alla Provincia è perlomeno in linea con la posizione nazionale (accordo con il centrosinistra), al Comune di Frosinone è in controtendenza clamorosa (barra a destra). Ma non fa niente. Chi se ne accorge? Forza Italia è il pallido ricordo della corazzata dei tempi d’oro, perfino il Partito Socialista ha smarrito quella strategicità sulla quale ha costruito le sue fortune. Il Movimento Cinque Stelle non incide sul territorio, c’è poco da fare. Tra pochi mesi in Ciociaria ci sarà una tornata elettorale importante e al voto andranno, fra gli altri, Comuni come Cassino, Sora, Alatri, Monte San Giovanni Campano. La parola d’ordine è la stessa: largo alle liste civiche. Le vuole Ernesto Tersigni esattamente come Giuseppe Golini Petrarcone. Senza dimenticare Giuseppe Morini. Ma quando uno come Antonello Iannarilli fa capire di preferire le civiche ad un partito (Forza Italia), allora vuol dire che il punto di non ritorno è stato oltrepassato.

Vuol dire che non sono stati commessi sbagli, ma semplicemente sono state effettuate delle scelte a freddo. Il modello è Ceccano, ma attenzione: se i cittadini percepiscono che la lista civica è una maschera da indossare per coprire l’appartenenza ad un partito (con il quale non si è più in sintonia o del quale ci si vergogna), allora i risultati potrebbero essere clamorosi.

Intanto però lo sfaldamento delle forze politiche continua inesorabilmente. Lo scontro durissimo che si è registrato in sede di conferenza sulla sanità tra il consigliere regionale Mario Abbruzzese e il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani, entrambi di Forza Italia, ha detto due segue dalla prima cose. La prima: Mario Abbruzzese non vuole “ombre” sulla strada delle candidature alla Camera e alla Regione, motivo per il quale ha voluto far capire “urbi et orbi” chi comanda negli azzurri. Nel nome di Antonio Tajani peraltro. La seconda: Nicola Ottaviani in realtà intende ricandidarsi a sindaco (i tentennamenti esternati fanno parte della strategia), ma non con il perno di Forza Italia. Vuole mettere in piedi una grande coalizione civica e la nomina ad assessore di Katia Cameracanna (ex socialista) serve anche a porre le basi per un allargamento della coalizione. Però Ottaviani sa che per la Camera potrebbero esserci sorprese, specialmente se i sondaggi continueranno a penalizzare Forza Italia.

Berlusconi potrebbe puntare sugli amministratori e in quel caso chi sarebbe l’alternativa ad Abbruzzese? Al Comune di Frosinone la strada è tracciata: FI, se vuole, può accodarsi. Altrimenti la porta, in uscita, è spalancata.

Le manovre congressuali nel Pd sono una coperta che però non riesce a nascondere i veri obiettivi: le candidature alla Camera di Francesco Scalia, Francesco De Angelis e Maria Spilabotte. Chi guiderà il Pd passa in secondo piano. Forse in terzo. Perché prima ci sono pure le designazioni alla Regione. A proposito: Mauro Buschini sa che la partita sulla sanità vale… triplo. I cittadini dei partiti non vogliono più sentir parlare, non li sopportano, non vanno a votare, hanno una crisi di rigetto. E gli effetti sul territorio? In provincia di Frosinone nessuno osa parlare di grandi temi e men che meno di progetti. D’altronde chi li porterebbe avanti? Nessuno ha un partito dietro. Da tempo assistiamo a corse solitarie, che si sviluppano lungo delle praterie che non portano però da nessuna parte. I protagonisti della scena politica organizzano convegni, diramano comunicati stampa su tutto e sul contrario di tutto, si muovono in maniera quasi ossessiva per cercare di far credere che stanno lavorando su qualcosa di serio. Non è così, l’unico obiettivo è la riconferma nelle pochissime posizioni che contano. Per loro però, non per la cittadinanza.

A livello locale, infine, “civico” è meglio: fa tendenza, è alla moda, non spaventa, a volte rassicura. Ma cosa produce a livello amministrativo? Quasi nulla. Nel film “Le Idi di marzo” (un affresco sul cinismo politico contemporaneo) il protagonista dice: “Io, se ci credo, sono pronto a tutto. Ma devo credere nella causa”. In provincia di Frosinone chi crede nella causa dei partiti e della politica? Pochi eletti. Nel senso di coloro che ricoprono un ruolo in virtù di un voto. Il popolo sovrano non ci crede più da tempo. E quanti militanti sarebbero disposti oggi ad attaccare manifesti di notte? Nessuno alza la mano?

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