La strafottenza dei politici che inquina Elezioni, Acea e Giornali

STEFANO DI SCANNO

per L’INCHIESTA QUOTIDIANO

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Perdere il referendum e perdere Frosinone? E’ davvero questo l’incubo peggiore del Pd provinciale tra la fine dell’anno e il 2017? O non piuttosto che possa andare così male che i due esponenti di punta restino pure fuori da Montecitorio e Palazzo Madama nel 2018 o, comunque, quando si tornerà alle urne per le politiche?

L’impressione, assistendo da fuori al noto teatrino, è che si tenti di salvare il salvabile nell’ottica delle uniche poltrone che pesano davvero nella Federazione: quelle di Francesco Scalia e Francesco De Angelis. Lo smottamento del referendum pare non improbabile e, nell’eventualità, si profilerebbe una figuraccia per tutti i renziani ciociari, della prima e della seconda ora. In una provincia dominata in lungo ed in largo dal Pd, anche in solida alleanza con Forza Italia e Ncd, non si capisce proprio come potrebbero giustificare la debacle sulla riforma della splendida ministra Maria Elena Boschi. Ma ci sono l’effetto terremoto, con Matteo Renzi capace di incassare la bella figura della Protezione civile, e l’effetto Roma, con la prova d’esordio deludente dei pentastellati, che potrebbero soccorrere un partito in caduta verticale.

Quanto al capoluogo, ammesso che Cassino faccia storia a sé (a proposito, la “terza via del Sud” è già diventata una leggenda metropolitana), tutti sembrano affidarsi al presunto stellone di Fabrizio Cristofari. Nonostante il ve­to di Michele Marini che non dimentica i tradimenti subiti e fa pure bene: perché in materia le recidive sono all’ordine del gior­no. Al presidente dell’Ordine dei Medici guardano con simpatica vicinanza, invece, i socialisti: pur avendo esposto Vincenzo Iacovissi, in caso di designazione dell’unico non ex Psi in gioco nelle file Dem, potrebbero ripensarci senza eccessive difficoltà. Insomma, le primarie sembrano belle che andate. Come pure le idee per una città che magari voglia compiere qualche pas­so nella direzione di Trento e Bolzano. Tra liquami in uscita dai loculi cimiteriali e pali arrugginiti che crollano sui passanti pure rincorrere l’ordinario a volte sembra la maratona di un’olimpiade disperata, tra declino ambientale e decrescita insostenibile.

Su Acea abbiamo scritto di tutto e di più: la proposta di ricorrere all’Anac del dottor Cantone servirebbe a fermare il gioco al massacro che sta investendo le famiglie della provincia, con una rischiosissima impennata del prelievo forzoso operato dalle bollette idriche. Il limite è stato superato. I sindaci non si capisce a che gioco stiano giocando, an­che perché la multinazionale è una realtà imprenditoriale da sempre molto presente nella politica dei territori. La zona grigia del sostegno alla società è estesissima e le parole pronunciate sulla questione idrica da dipendenti-eletti rasentano l’indecenza e minano il decoro stesso delle istituzioni rappresentate.

Quanto ai rifiuti ci avviciniamo ad un’assemblea dei sindaci in cui verrà portato un documento di ferma opposizione all’ipotesi di realizzare nuovi impianti di trattamento in provincia e marcatamente nella parte sud. Vedremo se nel documento sarà inserito anche un passaggio sulla discarica di Roccasecca: non vorrem­mo che la baraonda venga montata per lasciare le cose come stanno. Un tratto straordinariamente simile a quello della gestione idrica. Anche su questo la chiarezza sarebbe d’obbligo e ai sindaci toccherebbe dare una soluzione alternativa: i “no” ed i cortei sono questione da cittadini comuni, non da autorità costituite.

Su questi e su altri temi – e siamo all’ultimo argomento – avete trovato spunti polemici e di riflessione soprattutto – se non solo – sulle colonne de L’Inchiesta Quotidiano. Come altre testate si occupano di argomenti e di notizie che a noi capita di tralasciare. Perché il pluralismo è sempre stato e resta l’a­nima dell’informazione in democrazia. Non bisogna dimenticarlo nella fase attuale in cui le difficoltà della stampa spingono diversi osservatori – è successo an­che nel corso di una nostra iniziativa tempo addietro – a fare ragionamenti rischiosi sulla utilità del­l’unica e forte voce provinciale. Una annotazione può essere emblematica a proposito del­la tipologia umana che è e­mersa nei rapporti avuti in questi sei anni di amarezze per mandare in edicola il nostro lavoro: si è trattato non di rado di interlocutori pieni di sé e con poca creanza. La sindrome Trump che gli Usa stanno scoprendo è fenomeno più diffuso di quanto si pen­si da noi. Sei anni di insulti pressoché quotidiani e di lezioni su come si faccia corretta informazione sono il tratto distintivo di una buona porzione di privilegiati esercenti il potere politico e di alcuni che hanno dalla loro sempre la ragione dei soldi da far valere.

Noi? Restiamo dalla parte di chi il potere politico e dei soldi lo subisce, di lavoratori scrupolosi e imprenditori preoccupati delle proprie aziende, di disoccupati, giovani e studenti volenterosi, di impiegati diligenti e professionisti consapevoli, di artigiani che stringono la cinghia e di commercianti rispettosi delle buste paga nonostante le bollette, di pensionati che aiutano figli e nipoti. Gli altri si rassegnino. Saranno tollerati per il principio che impone alla stampa di dar voce ed ospitalità a tutti i senzienti. Ma l’istruzione e il censo non indicano chi è signore e magari possiede i doni del rispetto e dell’educazione.

Troppo spesso danno sostanza, piuttosto, alla strafottenza ed all’abitudine ad infischiarsene del prossimo e delle regole della comunità. Figurarsi dei giornalisti non a libro pa­­ga. Che è saggio lasciare in più testate. Troppo facile addomesticarne una sola.

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