L’assessore Fabrizi e le cinque copie de L’Inchiesta Quotidiano

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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L’assessore comunale di Frosinone Gianpiero Fabrizi non condivide le opinioni riportate dal quotidiano L’Inchiesta. Per questo, sullo spazio Facebook istituzionale del Comune capoluogo, bolla il giornale diretto da Stefano Di Scanno definendolo “Un organo di stampa di Cassino che sfiora appena la vendita di 5 copie scarse sulla città di Frosinone…

Meno male che vende solo 5 copie. Non osiamo immaginare, se ne avesse vendute 50, quale mezzo di comunicazione avrebbe usato il signor assessore per manifestare il proprio disappunto: probabilmente ci sarebbe apparso a reti unificate sulla Rai.

Il fatto che, per rispondere a L’Inchiesta, l’assessore abbia utilizzato uno spazio istituzionale così potente come il canale Facebook del Comune, può significare solo due cose. O Gianpiero Fabrizi ha fatto un uso sproporzionato della forza, facendoci la figura di quello che va a caccia di mosche impugnando un bazooka. Oppure ha capito che le copie dei giornali non si contano: ma si pesano. Facendoci, in questo caso, la figura di quello che riconosce il vero valore dell’avversario.

Perché cinque copie possono avere un peso specifico enorme, superiore a cinquemila copie di un foglio dai contenuti assolutamente inconsistenti, insignificanti, del tutto inutili.

Scrivendo sul profilo Facebook del Comune, l’assessore Fabrizi ha pubblicamente attestato il peso di autorevolezza e credibilità che L’Inchiesta ha sulla piazza di Frosinone. Enorme.

Il direttore Stefano Di Scanno, in segno di riconoscenza per una tale pubblica dichiarazione di stima, avrebbe il dovere di regalare all’assessore Fabrizi un abbonamento annuale a L’Inchiesta. Portando così a sei le copie diffuse su Frosinone. Aumentando ulteriormente il suo peso specifico sul capoluogo.