Le note stonate della festa dei sindacati

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GIANLUCA TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Primo Maggio. Festa del lavoro? Sì, ma di quale lavoro? Forse, visti i numeri da panico, sarebbe meglio non festeggiare. Non scendere in piazza. Precarietà non fa certo rima con dignità. Il lavoro di oggi non è certo inteso come quel diritto sancito dalla Costituzione, ovvero con tutele e giusta retribuzione.

Colpa del Governo? Forse. In parte. Di sicuro la latitanza maggiore che salta agli occhi è quella dei sindacati. Di chi ha dimenticato che in piazza si scende tutti i giorni. Non soltanto il Primo Maggio a Isola del Liri. La “musica” non piace più. È stonata.

Propagandare tutele, come quando occorre ottenere il consenso in periodi pre-elettorali, serve a poco. Anzi a nulla. Al di là delle parole, contano i fatti. Stufi sono i lavoratori del Frusinate, ai quali si sfilano soldi per le tessere senza che ottengano nulla in cambio. Stanchi sono gli anziani di questa terra che incassano misere pensioni e che poi si sentono dire che sono fortunati perché “loro ci sono arrivati e gli altri chissà?”. Disperate sono le famiglie della Ciociaria costrette, spesso e volentieri, a contribuire al mantenimento dei figli senza lavoro.

Quello del 2016 non è un bel Primo Maggio. Non lo è per l’Italia, costretta a fare i conti con una crescente fuga di cervelli all’estero, non lo è per questa provincia, dove gli indici relativi alla disoccupazione sono allarmanti. Impietosi sono i dati forniti dai Centri dell’impiego. Percentuali da profondo rosso, veramente lontane dal diritto al lavoro e alla dignità. Dietro i numeri, che sono gravi e che possono apparire freddi, ci sono storie personali, angosce familiari, “disperazioni” alla ricerca di risposte. Dalla politica? Non solo.

Buon senso vorrebbe che impegno e trasparenza venisse anche dai sindacati. Stipendi e rimborsi devono essere resi pubblici, anche a livello locale. Farlo, forse, è scomodo. Ma va fatto. Altrimenti che differenza c’è tra il sindacato e un partito politico? Indispensabile che i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil (Anselmo Briganti, Pietro Maceroni e Gabriele Stamegna) spieghino come fanno ad arrivare alla fine del mese. Se la quarta settimana è così difficoltosa da superare anche per loro. Crediamo di no.

E allora, invece di organizzare concertoni e concertini, provino almeno a risolvere qualche crisi aziendale. Per rendere meno stonate le note del prossimo Primo Maggio.

 

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