L’insostenibile leggerezza delle classi dirigenti

Foto: Imagoeconomica, Paolo Lo Debole

Il silenzio non può essere una strategia quando ci sono problemi seri. Quando il sistema industriale ha bisogno di una prospettiva per sopravvivere ma nessuno la traccia. Quando la pandemia cancella migliaia di vite ma i sindaci sono buoni solo a contestare se il Comune vicino ha avuto un hub. E non pensa invece a fare squadra

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

La sensazione è che in provincia di Frosinone i Partiti abbiano rinunciato al diritto-dovere di fare politica. Nessun sussulto, nessuna proposta, nessun dibattito. Il direttore de L’Espresso Marco Damilano ha scritto: «L’unità nazionale non vuol dire tenere la società addormentata, anestetizzata. L’unità nazionale non coincide con la normalizzazione del conflitto politico e sociale». E ha ragione.

Per la verità in Ciociaria è da tempo che la “calma piatta” impera, che non si sentono rumori di fondo. Come se fosse impossibile stimolare un dibattito. Come se fosse considerata “lesa maestà” disturbare i conducenti. Come se fosse considerato eretico fare domande, chiedere approfondimenti, cercare delle risposte. E magari delle strategie.

Mario Draghi

Da quattordici mesi a dominare la scena è la pandemia. Siamo in una fase cruciale. L’Italia riapre. Il premier Mario Draghi ha parlato di rischio ragionato, aggiungendo che in una fase come questa è giusto fare debito. D’altronde gli ultimi dati Istat sull’occupazione sono da brividi: un milione di posti di lavoro persi in un anno, 700.000 inattivi, 355.000 lavoratori autonomi che hanno chiuso la loro impresa tra il 2020 e il 2021. Parliamo di ristoratori, parrucchieri, negozianti di abbigliamento. Al Ministero dello sviluppo sono aperti 105 tavoli di crisi.

Ma esiste anche una dimensione locale degli effetti di questa pandemia. Sia a livello sanitario che economico. Da quanto tempo non si riunisce la Conferenza dei sindaci per la Sanità? Da quanto tempo non è convocato un tavolo di confronto tra associazioni di categoria e sindacati? Da quanto tempo cioè la Ciociaria è in un lockdown politico e sociale che non fa bene a questo territorio? Dovunque si volga lo sguardo si vede il deserto. E in alcuni casi il vuoto, peraltro molto pericoloso.

A dominare è l’assenza di prospettive. Sia nel breve, che nel medio e lungo periodo.

Non va tutto bene Madama la Marchesa

Le classi dirigenti di questo territorio sembrano aver abdicato al loro ruolo. Sono distanti anni luce. E tutto questo finisce con l’aggravare ulteriormente la mancanza di rappresentanza della Ciociaria. Ovunque. Ad ogni livello.

Questa provincia per decenni ha retto grazie agli insediamenti industriali favoriti da un sistema di infrastrutture e di collegamenti importanti. Fulcro di questo sistema lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano. Oggi Stellantis. Il futuro dell’automotive non può prescindere dalla ricerca, ma la domanda vera è: come far rimanere agganciato lo stabilimento cassinate al treno dello sviluppo sostenibile del prossimo futuro? Una classe dirigente vera si porrebbe il problema. Ma questo non succede.

Come non è successo su altri temi fondamentali, come quello dei rifiuti. Un eterno decidere di non decidere, per poi rincorrere l’emergenza.

Pierpaola D’Alessandro (Foto: Giornalisti Indipendenti)

Tra gli effetti del Covid c’è stato quello di far tornare centrale la sanità pubblica: da oltre un anno medici, infermieri e dirigenti Asl sono in trincea. Ma la politica locale non se accorge. E perfino quando si aprono centri vaccinali sul territorio o si autorizzano hub per effettuare i tamponi, c’è chi si preoccupa di non perdere terreno nei confronti del Comune vicino. Non si va oltre la logica dei guelfi e dei ghibellini e dei campanili. E più di qualche amministratore e politico si è perfino lamentato con la Asl perché i dati giornalieri dei contagi, dei decessi e dei vaccini arrivavano prima ai giornali (sic).

Ma nessuno che abbia pubblicamente dato atto all’Azienda Sanitaria delle oltre centomila dosi di vaccino somministrate. E nessuno che abbia posto il problema di capire perché la curva dei decessi non scende, al punto che ad aprile sono già 62 i morti positivi a Sars-CoV-2. 

Sul concorso di Allumiere soltanto silenzi 

Si tratta di una vicenda che sta caratterizzando il dibattito politico nazionale. È quella del concorso del Comune di Allumiere, dal cui elenco-idonei il consiglio regionale del Lazio e altri enti hanno proceduto a ventiquattro assunzioni definitive. Sugli aspetti tecnici e procedurali decideranno i competenti organi regionali. Così come le Procure di Civitavecchia e Roma valuteranno se è stato tutto legittimo oppure no. Ma questi sono profili diversi.

C’è però anche un piano politico niente affatto secondario. Come dimostra il dibattito regionale. E perfino nazionale. Ora, perché in provincia di Frosinone nessuno dice la sua? Con la sola eccezione di Fratelli d’Italia, in particolare del capoluogo. Mauro Buschini si è dimesso da presidente del consiglio regionale. È stato l’unico a farlo finora. Rivendicando la regolarità delle procedure. Ma perché nel Pd provinciale nessuno, al di là delle frasi di circostanza, ha difeso la scelta di Buschini? Oppure l’ha contestata?

Il silenzio non è una strategia

Nicola Zingaretti con Mauro Buschini

Il silenzio non può essere una strategia della politica. Così come magari sarebbe preferibile fermarsi davanti alle telecamere. Per rispondere, per dare il proprio punto di vista. Nessun intervento su questo tema neppure dai livelli locali del Movimento Cinque Stelle o di Forza Italia. Mentre nella Lega a farsi sentire è stato l’onorevole Francesco Zicchieri, il quale in un post ha auspicato l’azzeramento dell’intero Ufficio di Presidenza del consiglio regionale del Lazio. Semplicemente per favorire un dibattito che riparta da zero. Semplicemente perché la determina del 18 dicembre 2020, quella che ha dato il via a tutto, non è stata votata soltanto da Mauro Buschini. Ma dall’intero ufficio di presidenza. All’unanimità.

Siamo nel campo dell’opportunità politica. Non certo del dovere. Tutte le scelte sono legittime. Sia quelle delle dimissioni che delle non dimissioni. Il sale della politica è il dibattito, perfino aspro. Altrove il dibattito è la regola. In Ciociaria rappresenta l’eccezione. In questo territorio mai uno scatto su nulla. È come se Dante, uscito dall’Inferno, chiedesse a Virgilio di riportarlo nella selva oscura.

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