di Lucio MARZIALE
Opinionista
Controcorrente
Ci sono persone che lasciano il segno, quando sei un adolescente quasi impossibile, riottoso, rivoluzionario anni ’70, capellone e ribelle, in un Liceo come il Tulliano, rigido e formale nella tranquilla provincia italiana.
Anna Magliari è stata la prof che più di tutte ha segnato la mia crescita e maturazione culturale.
Quasi tutto quello che so, dopo un lungo corso di studi e di letture, lo devo a lei.
Mi aveva preso in simpatia, nel senso lessicale del termine, lei così attenta nel ricordare la etimologia delle parole, il loro significato autentico e vero.
Latino e Greco non avevano segreti per lei, e il Teatro, quello classico, erano la sua passione.
Con lei, per tre anni, approfondii la tragedia greca e il De Rerum Natura. E scoprii la magia e la potenza del Teatro.
Solo questo, ma chi sa, lo sa che è racchiuso qui quasi tutto il pensiero e il patrimonio dell’umanità.
Programma personalizzato, modello anglosassone, senza sconti sulla qualità dello studio; ma tentò, riuscendoci, di appassionarmi al bello e alla cultura, rispettando ritmi e personalità.
Chi ha vissuto quegli anni difficili sa quanti si sono persi dietro miti e miraggi rivoluzionari: io sono grato a chi, come Anna Magliari, Lorenzina De Arcangelis, Ugo Quadrini, in un Liceo di provincia sono riusciti a coltivare e a domare spiriti ribelli, antagonisti, irruenti.
Eravamo in tanti, allora. E sono certo che in tanti comprendono quello che tento di dire.
Arpino perde un altro pezzo della sua incredibile storia di insegnamento e di cultura.
Chi resta, coltiva il ricordo di quegli anni formativi irripetibili, dove si accumula il patrimonio che si spenderà nel corso di una vita.
Il mio ringraziamento per Anna Magliari è totale: quasi tutto quello che ho imparato ormai in tanti anni di letture e di studi, lo devo a lei.
Avrebbe meritato cattedre universitarie, ma forse dalla sua postazione liceale, ha potuto maggiormente rendere forti e invincibili tanti giovani.
Onore a lei, e al suo e nostro Liceo.
Foto: copyright Archivio Piero Albery, tutti i diritti riservati