I moderni farisei che festeggiano il Natale

Biagio Cacciola

Politologo e Opinionista

di padre Gianni
Predicatore

 

Caro direttore,
é singolare aver ascoltato e letto in questi giorni considerazioni sull’evaporazione dello spirito natalizio da parte di chi non ha il dono della fede, in chiesa non si reca da tempo immemorabile e attende il 25 dicembre per indossare un cappello di Babbo Natale e intonare canzoni per sottolineare una cena a base di pesce o un pranzo a base di carne.

Il Natale per i cristiani rappresenta soltanto una cosa: la nascita di Gesù, in una mangiatoia, adorato dagli umili degli umili e in fuga dal potere. Quello dei romani, quello di Erode, quello del Sinedrio.

Un Gesù che poi minerà l’Impero romano alle radici con un predicazione del perdono, della tolleranza, di una separazione dei poteri (date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio). Che però si “sposava” con un’altra vita. Quella spirituale.

Ma è dalla grotta di Betlemme che parte tutto. Viviamo giorni difficili, di violenza, di crisi, di precarietà, di terrore.

Il Natale ci ricorda che Gesù è nato davvero, spaccando la Storia in due (prima e dopo). Per chi non crede il Natale è una delle tante feste nelle quali stare in famiglia, ma certamente non è la stessa cosa. Bisogna avere il coraggio di dirlo, di scriverlo, di predicarlo, perché se la società occidentale si sta indebolendo dal punto di vista dei valori è anche per l’incapacità di essere orgogliosa della propria storia. Ma pure della cecità di non vedere i tanti cristiani perseguitati e uccisi nel mondo per professare e difendere una fede che noi diamo per scontata.

Babbo Natale, come figura leggendaria adorata (ma anche temuta) dai bambini, è un’altra cosa.
 Nasce da San Nicola, vescovo di Myra (oggi Demre, città situata nell’odierna Turchia), di cui per esempio si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste, e che per questo era considerato il Protettore dei bimbi. L’appellativo Santa Claus deriva da Sinterklaas, nome olandese di san Nicola.

Ma il Natale è la fede di Maria e Giuseppe, è il tributo dei pastori, è l’omaggio dei Re Magi, è Gesù.

Oggi l’aspetto mistico è stato soppiantato da quello… consumistico.

Perciò caro Direttore, dopo aver letto lo straordinario articolo di Biagio Cacciola (leggi qui), dico: ma chi non ha il dono della fede come fa a lamentarsi dello spirito natalizio che fu? E soprattutto, cosa festeggia?

Gesù, i Vangeli lo raccontano, perdona i peccatori e resuscita i morti. “La tua fede ti ha salvato”. Ma avere fede è difficile e richiede coraggio e coerenza. Di vita quotidiana. “E’ più facile che un cammello entri nella cruna di un ago che un ricco nel regno dei cieli”. Dove ricco va inteso non soltanto nel senso patrimoniale ma pure nel significato che oggi diamo al termine “consumistico”.

Cerchiamo di essere al passo con i tempi, con l’ultimo telefonino, con il tablet migliore, con il computer più sofisticato, con l’i-phone di ultima generazione. Per catturare una notizia dieci secondi prima del vicino che ci è accanto. Cerchiamo ogni minuto di dissimulare quello che siamo (ma siamo qualcosa?) per apparire, per ingraziarci il potente di turno, per andare in chiesa due volte all’anno per farci vedere e per stringere qualche mano.

Dimenticando il reale insegnamento di Gesù: “Guai a voi scribi e farisei”.

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