Il tuo nome è mai più

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di DANIELA BIANCHI
Consigliere Regionale del Lazio – Sinistra Italiana

Non è una fiction. Non è un reality. E’ solo lo schifo che siamo diventati. Il suo corpo bruciato. Abbandonato su un ciglio di strada alla Magliana. E’ prima di ogni altra cosa questo. Lo schifo che siamo diventati. Tutti insieme. Indistintamente.

Mi rifiuto di pronunciare il nome di questa giovane donna. Il nome è intimità e quella spetta solo a chi gli ha voluto bene, a chi ne ha ascoltato il respiro, a chi ne conosceva la piega del sorriso. La retorica del nome la trovo fastidiosa ed urticante… Pronunciarlo è come porsi al di qua di un confine tra il bene e il male. Ma di per sé non assolve. Nessuno di noi.

Solo pochi mesi fa abbiamo torturato per giorni un ragazzo in un appartamento per vedere che effetto che fa. Ora l’ennesimo uomo incompleto e irrisolto, brucia una donna come fosse un mucchietto di erba secca, solo perché gli ha detto no.

Mi incazzo per questa umanità sfranta. Per questa deriva di cui tutti siamo più o meno inconsapevolmente complici. Qua non c’è madre che è esente da responsabilità, non c’è scuola che possa sentirsi assolta, non c’è istituzione che possa chiamarsi fuori. Non c’è nessuno. Nessuno che possa ritenersi innocente per la deriva analfabeta in cui siamo sprofondati. Analfabetismo sentimentale. Analfabetismo umano.

Ce l’avevamo fatta. Eravamo riusciti a superare lo scatto nella catena biologica sottomettendo l’istinto alla ragione. Lo avevamo fatto perché era l’unica strada per concordare una serie di codici e con questi regolare i rapporti e la vita comune con l’altro da noi. L’ Altro. Un essere. Un Io. Una soggettività. Non un pezzo di carne, una proprietà, un istinto, un nemico da abbattere a tutti i costi (qualsiasi sia il campo della contesa).

Ma oggi pare che gli sforzi siano stati vani e ci ritroviamo di nuovo lì …istinto prede sangue…(sarà forse per questo che da ieri riempiamo le bacheche di post indignati per l’uccisione del gorilla a Cincinnati, nella cui gabbia era caduto un bambino? Come se King kong Kong non fosse solo un film, come se l’umanizzazione delle bestie servisse a fornirci una scusa per lenire la nostra bestialità.)

Basterebbe poco. Basterebbe tornare a riconoscere l’Altro da sé, e in quel riconoscerlo dargli dignità come essere umano e non come calcolo . Basterebbe tornare a ristabilire on certezza cosa è riprovevole per una società avanzata che voglia definirsi tale. Basterebbe che le battaglie di genere e di contrasto al femminicidio non fossero intese dai colleghi politici maschi come roba da circolo pickwick.

Ma per fare questo servono esempi. Tanti. A migliaia. Esempi, quelli che oggi fa tanto fico chiamare “buone pratiche”. Esempi. Cose che hanno a che fare con il fare e con un modo giusto di fare. Perché esiste un modo giusto ed uno sbagliato di fare le cose. Esiste dalla notte dei tempi. E non possiamo dimenticarlo perché ci fa comodo o perché siamo diventati particolarmente indulgenti nei confronti degli errori, specialmente i nostri.

Per fare pratica non mancano le possibilità…specialmente oggi…specialmente in questi tempi così sciatti disordinati e un po’ confusi. Prendiamo una notizia a caso e iniziamo da lì…buone pratiche di ordinaria umanità.

ps: ve ne suggerisco una tra tutte, tenete fuori questa giovane donna dalla retorica della campagna elettorale …affidarle anche l’ingrato compito di dare lustro ad un dibattito politico asfittico e senza orizzonte mi sembra un’ulteriore barbarie….