Partecipare, condividere, progettare… se vogliamo cambiare

Daniela Bianchi
di DANIELA BIANCHI
Consigliere Regionale del Lazio
dal blog I racconti della Motoretta

 

Quando Luigi Capuana scrisse questo libro nel 1898 gli ismi di riferimento erano roba da intellettuali da salotto… Verismo, Simbolismo, Idealismo, Cosmopolitismo. Penso a queste giornate appena trascorse… e mi sembra che gli ismi, degradati e corrotti, di questa nostra contemporaneità si rifacciano a ben altro che ad un esercizio di pensiero.

Fascismo razzismo populismo…così tanto per fare l’esempio…sono tornati di moda, divenendo un mood strisciante che con il colpo di mano del qualunquismo ha finito per creare assuefazione. E mentre si oscilla tra la tentazione dello snobismo e quella dell’oltranzismo, il livello di guardia e il pericolo della degenerazione è alto. Sono ascrivibili a fascismo razzismo populismo ad esempio:

Le lacrime di Chyniery e un uomo che ha ucciso un altro uomo di botte…

Il diktat di un assessore alla cultura che riduce l’offerta multiculturale di una città di provincia a propaganda di regime e le ingiurie e il dileggio contro la penna di Alessandro Redirossi che ha sollevato il caso.

La minaccia di querela ad Alessio Porcu che sotto il fluire compulsivo dei suoi tasti mette sotto la lente una provincia moribonda, una provincia sotto scacco dell’arroccamento di una certa classe politica e di una certa classe imprenditoriale.

Il radicamento dei clan e la nuova criminalità locale che emerge dal rapporto delle mafie del Lazio e che da’ uno spaccato inquietante della parte sud della regione e di una provincia, sempre la suddetta, oramai stretta nella morsa mentre l’unico imperativo, a sinistra e a destra, sembra essere quello di spartirsi pezzetti di territorio, in un ideale nord e sud che manco in America ai tempi di Rossella O’Hara… (sulle riserve indiane non mi pronuncio, ma pure quelle sono scese a patti).

Il senso di impunità che diffusamente pervade il sistema per cui il senso di opportunità, sia essa politica o altra, scompare sotto la coltre dell’arroganza e della prepotenza. E’ il limite della mitizzata “classe dirigente” …definizione a cui sono allergica…e che sta a lì segnare la distanza tra cittadini rappresentanza e rappresentatività.

Resta solo una cosa da fare a donne e uomini, popolo, cittadini e cittadine, ma anche istituzioni che resistono: vigilare, denunciare, tenere alta la guardia e partecipare, partecipare, partecipare… condividere…. progettare e fare…. Solo così ce la faremo a cambiare lo status quo, senza piegarci al potere dei simboli, alla demagogia prigioniera di vetuste nostalgie, al populismo della disinformazione…

Il cammino della democrazia non è un cammino facile. Per questo bisogna essere continuamente vigilanti, non rassegnarsi al peggio, ma neppure abbandonarsi ad una tranquilla fiducia nelle sorti fatalmente progressive dell’umanità… La differenza tra la mia generazione e quella dei nostri padri è che loro erano democratici ottimisti. Noi siamo, dobbiamo essere, democratici sempre in allarme”. (Norberto Bobbio)