Partiti. Senza ritorno. E l’allegra baraonda di Sora

Non deve meravigliare quanto sta accadendo in questi giorni a Sora. È il risultato di anni fatti da strappi, lacerazioni, vendette, assenza di dialogo. In tutta la provincia.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Meraviglia chi ancora si meraviglia. L’allegra baraonda pre-elettorale che sta andando in onda a Sora è sicuramente estremizzata, ma non rappresenta un fulmine a ciel sereno. In questi anni ogni volta che c’è stata un’elezione locale si sono registrati strappi, lacerazioni, colpi bassi, manovre trasversali, gran rifiuti, discese ardite e risalite.

Il Pd è andato spaccato a Cassino, a Ceccano non ha neppure presentato la lista, a Frosinone ha lasciato solo in trincea Fabrizio Cristofari e, prima ancora, c’era stata la guerra fratricida tra Domenico Marzi e Michele Marini. Anzi, probabilmente proprio quella rottura del 2012 ha dato origine allo sgretolamento del centrosinistra provinciale.

Tommaso Ciccone

Il centrodestra non è stato da meno. Sfiduciando propri sindaci (Carlo Maria D’Alessandro a Cassino), impallinando il candidato alla presidenza della Provincia Tommaso Ciccone, sostenendo Antonio Pompeo in modo praticamente ininterrotto dal 2014. Con l’alibi dell’ente di secondo livello.

Poi ci sono state le rese dei conti alle Politiche e alle Regionali, rese dei conti che hanno lasciato segni indelebili, alimentando il rancore e la voglia di prendersi una rivincita. Quindi la trasmigrazione all’interno della stessa coalizione, ma tra partiti diversi. Vale la pena di soffermarsi su quanto accaduto in Forza Italia. Uomini che hanno fatto la storia degli “azzurri” in Ciociaria ora militano altrove: Alfredo Pallone e Antonello Iannarilli in Fratelli d’Italia, Nicola Ottaviani e Pasquale Ciacciarelli nella Lega. Mario Abbruzzese è in Coraggio Italia di Giovanni Toti, ma con una porticina spalancata anche nel Carroccio.

Nel Pd, venuto meno l’equilibrio garantito dai due Francesco (Scalia e De Angelis), è scattata una sorta di “tana libera tutti”. Con sconfitte ingestibili sul piano politico: da Frosinone a Ceccano per esempio.

La leadership non si impone con i sondaggi 

Perciò quello che sta accadendo a Sora non è un fenomeno senza radici. Certamente il centrodestra è imploso, ma non ci si può meravigliare. E neppure indignare. (Leggi qui La Caporetto annunciata di un centrodestra indifendibile).

A sorprendere semmai è anche il mancato intervento delle Segreterie regionali dei Partiti, perché l’accordo aveva avuto il loro beneplacito. Poi può succedere che nelle prossime ore si torni sui propri passi, ma ormai il disastro è stato fatto.

La Lega è fortemente divisa al proprio interno: la contrapposizione tra Nicola Ottaviani e Pasquale Ciacciarelli, già fortissima ai tempi di Forza Italia, si è riproposta. Non c’è alcun dialogo vero tra il Carroccio e Fratelli d’Italia dopo che negli ultimi anni dappertutto il primo pensiero dell’uno è stato quello di sopravanzare l’altro. Guardando ai sondaggi, non al radicamento.

Forza Italia osserva e Claudio Fazzone sta cercando di capire se possono esserci altri spazi per gli “azzurri”. Mario Abbruzzese (Coraggio Italia) è stato determinante nel mandare all’aria lo schema che era stato definito a livello regionale. Ci sarebbe anche da chiedersi perché il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani sia completamente sparito dai radar politici della Ciociaria. Detto tutto questo, come era possibile pensare di raggiungere un accordo se mai ci si è riuniti seriamente in questi anni?

Per il Pd il discorso è solo parzialmente diverso: le divisioni interne non vengono mai superate, si prosegue nella logica di congressi fintamente unitari per evitare una conta che poi si consuma quando si vota nei Comuni o alla Provincia. A chi serve? Il 3 e 4 ottobre però i Democrat sono al bivio. La differenza la farà il risultato nella roccaforte di Alatri. Una sconfitta potrebbe determinare la messa in discussione di una grossa fetta di classe dirigente.

Poi il Pd continua a non porsi il problema delle alleanze. Alla fine dunque alle comunali a dominare sono le liste civiche, libere perfino di spostarsi da uno schieramento all’altro. Saranno decisive a Sora, lo saranno ancora di più a Frosinone nel giugno 2022. I Partiti non riescono più ad interpretare le istanze delle comunità locali e la conseguenza è che arretrano proprio alle Comunali. Alle Politiche e alle Europee c’è il voto di opinione condizionato dai leader nazionali. E nei territori la battaglia vera si combatte prima, quando cioè bisogna ottenere una candidatura eleggibile.

Ma tutto questo va a discapito della vera rappresentanza del territorio. Non è per caso che la Ciociaria è rimasta indietro, che è diventata subalterna non soltanto a Roma ma anche a Latina. E questa deriva rischia di accentuarsi ulteriormente nei prossimi anni. 

L’assordante silenzio della Lega locale 

Claudio Durigon e Matteo Salvini

Alla fine Claudio Durigon ha effettuato un passo indietro, dimettendosi da sottosegretario al Mef. Lo ha fatto su richiesta del leader della Lega Matteo Salvini. Troppo difficile reggere l’urto politico e mediatico generato dalla richiesta di reintitolare il parco di Latina (oggi dedicato ai giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) alla memoria di Arnaldo Mussolini. (Leggi qui Salvini telefona, Durigon si dimette: “Ma non sono fascista”)

Della vicenda si è detto e scritto tutto. Indubbiamente c’è anche un fronte interno alla Lega, con Giorgetti e Zaia che hanno fatto capire chiaramente che le dimissioni di Durigon erano l’unica strada. Matteo Salvini invece ha difeso il fedelissimo, che resta coordinatore regionale e che potrebbe anche essere nominato vicesegretario nazionale.

Dalla Lega della provincia di Frosinone neppure una presa di posizione ufficiale, magari per sottolineare il fatto che Durigon ha avuto il coraggio di chiedere scusa (non è da tutti). Sicuramente ci saranno state telefonate private. Ma la politica ha le sue regole e perfino i suoi riti. In questa provincia la Lega esprime 4 parlamentari (Durigon, Zicchieri, Gerardi, Rufa) e 1 consigliere regionale (Ciacciarelli). Un silenzio del genere non può passare inosservato. 

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