Pd, quell’alleanza letale. E la gabbia del potere (di C. Trento)

Foto © Stefano Carofei / Imagoeconomica

Il Pd al bivio. Tra rifondazione e abbraccio mortale. Vissuta come unica forza di 'sistema' da abbattere. Zingaretti il Partito lo vuole cambiare: davvero. Ma il Pd avrebbe la forza (soprattutto mentale) di ripartire dall’opposizione? Zingaretti sì. Ma il Pd?

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Francamente non c’era bisogno del risultato (annunciato) delle regionali in Umbria per capire che l’alleanza giallorossa non funziona e che l’abbraccio con il Movimento Cinque Stelle ha impantanato il Partito Democratico. Soltanto che Nicola Zingaretti fatica a rompere. Il segretario nazionale del Pd, però, ha perso la pazienza. Lo si è capito chiaramente lunedì scorso a Frosinone, quando è venuto ad inaugurare la nuova sede dell’Asi. (leggi qui Zingaretti a Di Maio: “Alleanza finita? Auguri”)

Francesco De Angelis e Nicola Zingaretti all’inaugurazione della sede Asi di Frosinone

Al capo politico dei pentastellati Luigi Di Maio ha mandato a dire: «Con una Destra al 48% lui vuole andare da solo con il suo 8%? Auguri». Soltanto che poi i Dem hanno continuato il corteggiamento nei confronti dei Cinque Stelle sulle alleanze locali. Ricevendo sempre dei no come risposta.

Nelle ultime ore Zingaretti ha fatto due mosse. La prima con un post su facebook: “Toc toc… c’è qualche altro leader che sostiene e che ha voluto questo Governo, che lo difende dalle bugie e dagli attacchi della destra?”. La seconda facendo filtrare dal quartier generale del Nazareno che il Pd è pronto a chiedere nei prossimi giorni «il rinvio o la modifica dei decreti sicurezza, così come stabilito nel programma di governo».

Contemporaneamente ha annunciato un possibile congresso (a quanti siamo?) per i primi mesi del 2020 e il cambio dello statuto. Ora, siamo sicuri che con tutte le emergenze che ci sono in Italia, i cittadini siano interessati al cambio dello statuto del Partito Democratico?

Il fatto politico è che la Lega sfonda gli argini perché viene percepita come una forza antisistema (eppure è l’unico Partito sopravvissuto alla Prima Repubblica). Fratelli d’Italia cresce in maniera esponenziale perchè viene considerato un Partito antisistema. I Cinque Stelle sono franati nel momento in cui la gente li ha identificati con il sistema politico che volevano abbattere e che invece hanno difeso e stanno difendendo solo per non andare alle elezioni.

Serve il coraggio di ricominciare dall’opposizione

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica

Poi vanno considerati altri elementi. Ora il Pd deve preoccuparsi anche del partito di Matteo Renzi. Inoltre, la Regione Lazio è diventata centrale nelle dinamiche italiane, per il semplice fatto che il presidente è il segretario nazionale del Pd. Zingaretti ha compiuto il doppio miracolo della vittoria (nel 2013 e nel 2018) soprattutto “contro”i Cinque Stelle. E oggi pensa davvero che possano essere i pentastellati (peraltro lacerati al proprio interno) la stampella decisiva?

Il centrodestra proverà la spallata, consapevole che l’eventuale prossima mozione di sfiducia andrà a vuoto. Ma il voto su quella mozione di sfiducia servirà a Matteo Salvini e Giorgia Meloni a capire chi ricandidare e chi no la prossima volta.

Ma allora perché, nonostante tutto questo, Zingaretti prova comunque a mediare per salvare il governo giallorosso? Probabilmente perché conosce bene il suo Partito e sa che è diventato un Partito di potere. Una forza politica che ha bisogno di governare ministeri e assessorati, oltre che enti di varia natura. Soltanto in questo modo si mantiene (comunque faticosamente) la pace interna tra correnti agguerrite.

Zingaretti il Partito lo vuole cambiare davvero. Forse si immagina con un ruolo di federatore di tutto ciò che oggi c’è a sinistra, soprattutto fuori dal Partito Democratico. Per andare fino in fondo però dovrà mettere in conto tutto. Anche il fatto che questo Governo possa cadere e che si vada ad elezioni anticipate. Nelle quali potrebbe vincere il centrodestra a trazione Lega. La domanda è semplice: il Pd avrebbe la forza (soprattutto mentale) di ripartire dall’opposizione? Zingaretti sì. Ma il partito?

Il volantinaggio del Pd davanti alla Fca Cassino Plant

È questo il grande punto interrogativo. I Democrat si vedono sempre meno davanti alle fabbriche o nelle manifestazioni di piazza di chi protesta perché ha perso il lavoro o perché non ha i mezzi per vivere. In quelle piazze, da anni, c’è la Lega. Anche dalle nostre parti, in provincia di Frosinone il Pd ha una vocazione solo governativa. Salvo poi avventurarsi in dibattiti filosofici che avrebbero fatto impallidire i sofisti. Mettere in conto di ripartire dall’opposizione significa ritrovare stimoli, valori, entusiasmo. Significa rimettersi in cammino ma pure in discussione. Sul serio. Senza pensare agli equilibri da conservare, alle poltrone da mantenere, ai contraccolpi di una possibile scelta di rottura. Tutti elementi che hanno frenato il partito negli ultimi anni.

Il calo di voti è la conseguenza di tutto questo. Sicuramente però il Pd non si rilancia con l’alleanza con i Cinque Stelle, alla quale i primi a non credere sono le rispettive classi dirigenti. Oltre che gli elettorati naturalmente.

Accontentarsi di partecipare al caos sterile

Al Comune di Frosinone nel centrodestra continua ad impazzare il ballo dei… gruppi. Un giro vorticosi di passaggi: da Forza Italia a Fratelli d’Italia, da Fratelli d’Italia alle civiche, dalle civiche alla Lega. Per fare cosa però?

Nicola Ottaviani (Lega) © Stefano Strani

Il sindaco Nicola Ottaviani non cambia una virgola degli assetti in giunta, si fida soltanto del gruppo storico dei fedelissimi, non concede spazi all’interno del Carroccio nel capoluogo. In realtà ognuno sta arruolando truppe per il dopo Ottaviani.

Alla fine del mandato però mancano due anni e mezzo. Il movimentismo del centrodestra frusinate in aula consiliare ricorda la storia di quel topolino che corre velocissimo nella foresta. Fino a quando il leone lo ferma e gli chiede: «Ma dove vai con questa fretta?». Il topolino risponde: «Mi hanno detto di raggiungere il fiume. Non so cosa stia succedendo, ma c’è un gran caos. E io voglio partecipare al casino».

Il centrodestra cittadino ha due anni e mezzo di tempo per provare a trovare una soluzione alla candidatura a sindaco del dopo Nicola Ottaviani. Che fretta c’è? Dal momento che è dal 2013 (anno della prima elezione di Ottaviani) che la coalizione non tocca palla a Frosinone.

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