Pd: confusi e indecisi

di GIANLUCA TRENTO (direttore Ciociaria Editoriale Oggi)

La solita saga delle contraddizioni continua ad emergere in tutta la sua conflittualità ed evidenzia la mancanza, non solo di una visione comune e di una volontà condivisa ma, cosa ancor più grave, della missione che il Pd dovrebbe avere. Non presentare emendamenti e non prendere parte all’assise civica sul bilancio appare come un vero e proprio autogol; come uno schiaffo ad una città che non merita di essere snobbata. Non partecipare ad un momento di confronto su quelle che sono le priorità del capoluogo vuol dire abdicare. Vuol dire non fare politica.

Basterebbe chiedere consiglio al leader nazionale, seppellito da mezzo milione di emendamenti della Lega, su come si comporta una vera opposizione. Le critiche a chi amministra, giuste o sbagliate che siano, vanno avanzate nelle sedi opportune e non nelle conventicole di partito. Tanto meno vanno urlate in conferenze stampa autoreferenziali.

La democrazia, come sosteneva Gaber, è partecipazione. È un diritto-dovere che va esercitato sempre, anche quando c’è certezza della sconfitta. È indubbio che siamo di fronte ad un caso insolito, unico. Che nulla ha a che fare con il Dna di un partito che per lungo tempo non è stato forza di governo. È un modo di agire, quello dei consiglieri comunali Dem, che non piace e che si traduce, giocoforza, nella scarsa consapevolezza del proprio ruolo e della propria funzione, dimostrando così di non dare alcun peso al mandato ricevuto. Tradendo gli elettori.