Pirozzi- Storace La tomba di Forza Italia (di A. Panigutti)

I colonnelli di Forza Italia sono in fermento. Accettare la candidatura di Sergio Pirozzi equivarrebbe a consegnare il Lazio, uomini e relazioni, a Storace. Ridimensionando in modo netto lo spettro d'azione degli azzurri

Alessandro PANIGUTTI

per CIOCIARIA OGGI

E LATINA OGGI

La domanda è retorica, per una sola risposta capace di aggregare tutto il centrodestra: consegneresti la plancia di comando della Regione a Storace? Il no secco della risposta guadagnerebbe il 100% dei consensi. Provi Berlusconi a chiedere ai suoi sondaggisti per averne conferma.

Ed è su questo tema, si scrive Pirozzi si legge Storace, che ieri, alla notizia della probabile convergenza sul simpatico sindaco di Amatrice è scattata una rivolta silenziosa della base azzurra. Silenziosa perché da sempre, quando le decisioni vengono assunte dal Capo, nessuno si espone. Nessuno mette in difficoltà i superiori.

Nel caso di specie, gli allibiti colonnelli di sempre. Ma i mugugni hanno superato il livello di guardia. «Primo, perderemo. Secondo, daremo gratis la guida del partito a uno (Storace) che ha rappresentato il peggior alleato di sempre in regione – dice un vecchio forzista di Sora – Per giunta gliela daremo gratis rimettendo in pista un soggetto che a Roma, soltanto un anno fa, ha preso lo 0,6 per cento. Dallo 0,6 alla prossima guida del centrodestra (minimo) o addirittura della giunta in caso di vittoria mi pare davvero una cosa folle».

E proprio da Sora arriva il primo disimpegno: Ernesto Tersigni, ex sindaco della città, un bel gruzzolo di consensi, annuncia il ritiro della sua disponibilità per le liste delle regionali.

C’ è anche chi si interroga sul dopo: rimettere Storace in pista significa cedere la leadership su tutta la Regione. Con riflessi imprevedibili su tutti gli equilibri. Significa far entrare dalla porta principale Salvini consegnandogli una fetta consistente di voti, uomini e relazioni. Perché tutti vorranno interloquire con i nuovi comandanti della Regione targata Lega, dove Forza Italia vedrà drasticamente ridimensionato il suo spettro d’azione.

Ecco, proprio questa cessione incondizionata a Salvini non convince, e sono in molti a credere in un colpo di teatro finale che rilanci le quote di un forzista (Maurizio Gasparri) o del leader di Fratelli d’ Italia (Fabio Rampelli).

La delusione per l’eventuale scelta di Sergio Pirozzi si taglia a fette in tutta la Ciociaria e soprattutto a Latina. Nel capoluogo pontino, con il centrodestra decimato dagli scandali, ora che si sta riprovando a ricostruire qualcosa, l’idea Pirozzi non riesce ad essere digerita.

E al sud della provincia, dove la figura di Claudio Fazzone riesce ancora a fare da collante e dove ancora la politica si fa “ porta a porta” e si programma studiando uomini e strategie, il solo pensiero di tornare ad “ Epurator” , affidando la guida regionale ad un bravo sindaco di un paese di un migliaio di abitanti, lascia il popolo azzurro a dir poco allibito.

«Con Pirozzi candidato spianiamo la strada alla vittoria del Movimento Cinque Stelle. Chi se la prenderà la responsabilità di questa scelta? Certo, Berlusconi può fare quello che vuole, il partito è suo. Ma è proprio sicuro che tutto questo non influirà anche sulle politiche? E poi, perché sempre il Lazio deve pagare il prezzo di queste scelte?».

Marco fa l’ albergatore nel Golfo di Gaeta, ha sempre sostenuto Forza Italia. «Questa volta se lo votassero loro il candidato. Alla Regione voterò Zingaretti. Pirozzi mi è simpatico, ma governare la regione non è esattamente come fare il sindaco di un paese di un migliaio di abitanti. E i problemi da affrontare sono tanti».

Già, tanti problemi, e su tutti la sanità. E dopo essere usciti dal commissariamento, rimettere la macchina nelle mani del presidente dello scandalo Lady Asl (un centinaio di milioni di euro sottratti al sistema sanitario regionale) non è proprio una bella idea per la campagna elettorale azzurra e del centrodestra.

 

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