I profughi nelle tende: quando dimentichiamo che gli altri siamo noi

Il terrorismo islamico, le stragi, l’Isis, le decapitazioni e gli sgozzamenti stanno sconvolgendo il mondo e l’Europa. Ma se sul campo le milizie del Califfato indietreggiano paurosamente, nelle città del Vecchio Continente “lupi solitari” e gruppi organizzati stanno seminando il panico.

Un obiettivo lo hanno già raggiunto, cambiando non tanto il nostro stile di vita quanto il giudizio e le sensibilità che abbiamo dimostrato sempre.
 Ottocento profughi in tutta la provincia di Frosinone (che conta 500.000 abitanti) possono rappresentare un’emergenza? Si tratta di persone, come quelle giunte a Frosinone nei giorni scorsi, che scappano dai loro Paesi perché lì infuria la guerra. Perché lì gli uomini vengono sterminati, le donne violentate e i bambini vanno incontro ad un destino indicibile.


Nessuno vuole i profughi nel proprio Comune, vicino casa. Tutti sperano che vadano altrove. Allora bisogna ammettere che non è solo Fiuggi la città senza Misericordia, nonostante l’invocazione di Papa Francesco, come ha ricordato su queste pagine dal filosofo Biagio Cacciola (leggi qui il precedente).

Ma queste persone cosa pensano, dopo aver attraversato mille pericoli e rischiato la vita, nel vedere che non sono graditi? Siamo stati anche noi un popolo di emigranti, ma adesso, con la pancia più o meno sazia, lo abbiamo dimenticato.

Certamente occorrono strutture all’altezza della situazione e una capacità ricettiva degna di un Paese civile, ma dove sono finiti i valori della misericordia, dell’accoglienza, della solidarietà? Stiamo parlando di persone disperate, non di terroristi dell’Isis.

Per decenni ci siamo arrabbiati (giustamente) quando nel mondo si generalizzava dicendo che “tutti gli italiani sono mafiosi”. Non era vero, si trattava di una sparuta minoranza. L’Isis va affrontato e sconfitto, militarmente innanzitutto. Ma anche culturalmente, perché altrimenti non si va avanti.

Un profugo che arriva in Ciociaria e tende la mano andrebbe ascoltato e soccorso (come stanno facendo istituzioni e volontari). Non insultato e invitato a tornare a casa. Ma poi tornare a casa perché? Per essere imprigionati o giustiziati? Non lasciamoci ottenebrare le menti e lasciamo stare il razzismo fai da te.
 Gli altri siamo noi.