Quei sindaci troppo arretrati che rischiano di condannare tutti

Fino a Firenze solo occasioni. A sud di Grosseto solo pretesti per creare polemiche. Ecco perché siamo sempre più arretrati. E perché rischiamo di vedere sfumare occasioni. Colpa anche di sindaci rimasti ancorati agli schemi degli anni Settanta senza rendersi conto che è passato mezzo secolo

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

In Abruzzo hanno impiegato poco a mettersi d’accordo: useranno un treno ad idrogeno al posto delle gloriose ma vecchie littorine Diesel. Zero emissioni, evita l’inquinamento pari a quello prodotto da 400 auto. Arrivano in ritardo: in Germania li hanno testati per 2 anni e ora ne hanno ordinati una quarantina che saranno pronti nel 2022; Ferrovie Nord Milano ne ha ordinati sei.

A Sant’Agata Bolognese hanno discusso un po’ ma alla fine lo stabilimento per ricavare metano bio dagli avanzi di cucina e dagli sfalci di erba l’hanno realizzato: bonificando l’area di una ex discarica, mettendo su un business che ha cambiato i conti della città. (Leggi qui “Ora vi racconto come il bio metano ha cambiato il mio Comune”).

Il prototipo del nuovo treno ad idrogeno

In Emilia ha preso forma AgroMateriae: è una startup che si è concentrata solo su un particolare tipo di rifiuto organico. In pratica prende le bucce d’uva ed i vinaccioli: li trasforma in una polvere che può essere miscelata fino al 60% a plastiche e bioplastiche. La nuova formula accelera la biodegradazione del prodotto.

In Alto Adige, sotto una coltre verde, tra vigneti ed autostrada per il Brennero, sono nascosti vari impianti che prendono le scorie della lavorazione dei loro straordinari gewurtztaminer, pinot grigi, ribolle, sauvignon; insieme agli altri avanzi organici delle tavole, li trasformano in eccellente concime naturale e, anche loro, in bio metano per riscaldarsi.

Vanno a Nord di Firenze, non nella Terra dei Fuochi

È una volta superato Grosseto, a sud della Toscana, come si mette piede nel Lazio: lì l’Ambiente non viene utilizzato come risorsa economica, come nuovo motore per lo sviluppo. Viene strumentalizzato per fare bieca politica. E – in molti casi – garantire affari in nero ai signori delle ecomafie.

Il dibattito sui biodigestori, a Frosinone come ad Anagni, sta mettendo a nudo alcune verità paradossali. Ciò che da Firenze in sù è un’occasione invece da noi è diventata l’occasione per attaccare sindaci ed amministrazioni, cavalcando l’ignoranza che domina sulla materia. Nessuno si è fermato a riflettere su un’evidenza: gli avanzi delle cucine ciociare ormai da due anni prendono la strada del Veneto dove ci si fanno il loro metano gratis, non vanno in nessuna terra dei fuochi e non finiscono in nessun girone infernale dei veleni. I treni carichi di immondizie che Roma non sa gestire finiscono in Austria ed in Germania dove ci si fanno l’energia elettrica nei termovalorizzatori: non finiscono a sud in qualche Gomorra.

L’impianto di Costa di Rovigo

Anzi, per dirla tutta: le Terre dei Fuochi hanno iniziato a finire quando ad Acerra un colosso come A2A ha realizzato un termovalorizzatore.

È come se la provincia di Frosinone vivesse fuori dall’Europa. Come se qui pretendessimo solo di avere i miliardi del Pnrr senza voler realizzare i progetti di trasformazione profonda del Paese che invece dovranno finanziare.

Troppi sindaci troppo arretrati

L’arretratezza economica della provincia di Frosinone sta anche nell’arretratezza di una parte dei suoi sindaci: rimasti ancorati agli schemi degli anni Settanta senza rendersi conto che è passato mezzo secolo. Chiudendo gli occhi di fronte all’evidenza che all’epoca i fusti di solventi venivano schiacciati con la benna e sotterrati di fronte allo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano, il lindano veniva scaricato da Colleferro nel Fiume Sacco. Sono rimasti a quell’epoca e non si rendono conto che in Europa oggi i rifiuti sono una risorsa: come dimostra l’intero quartiere residenziale sorto all’ombra del termovalorizzatore di Copenhagen.

Paul Krugman è stato Premio Nobel per l’Economia nel 2008, è un totem vivente per molta parte della sinistra più radicale. Proprio lui in questi giorni ha espresso un concetto che sembra scritto apposta per la provincia di Frosinone. Sostiene che siamo all’ora zero, e chi non fa le scelte giuste adesso non avrà una seconda possibilità. Ritiene difficile immaginare un’azione più irresponsabile che silurare proposte avanzate per evitare una crisi che sta minacciando la civiltà, per il solo motivo che vuoi pagare meno tasse.

La verità è che sul territorio del Lazio rischiamo di perdere l’ennesimo treno dello sviluppo e del cambiamento per beghe pseudo politiche di leadership. Fino a quando lasceremo che ci prendano in giro dicendo che il problema sono i biodigestori ed i termovalorizzatori (e non che il vero problema sta come vengono costruiti e come vengono poi gestiti) questo territorio si allontanerà sempre più dalla Toscana e dal nord d’Italia. (Leggi anche Qualcuno faccia una proposta ora per Stellantis… o sarà tardi).

Senza servizi e facilities di energia a costi bassi, le aziende se ne vanno. Senza quegli impianti saremo sempre più inquinati. Perché, è statistica, dove si bloccano gli impianti nascono le discariche. E dove ci sono discariche ci sono quelle abusive con la criminalità che le alimenta. E qui abbiamo già dato. Tanto. Troppo.