Quel pasticciaccio brutto degli abbonamenti del Frosinone

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Le partite di calcio si giocano dal primo fino al 90° minuto, poi si continua a lottare fino a quando l’arbitro fischia tre volte di fila, stando attenti che non ci sia un Cesarini appollaiato vicino alla propria porta oppure un Karl-Heinz Schnellinger che sta andando a fare pipì “tanto la gara è finita” e invece gli piove la palla davanti e lui la insacca alle spalle di Albertosi riaprendo all’ultimo secondo quell’epica Italia – Germania finita poi 4-3.

 

Roberto Stellone questo lo sa benissimo. In società invece qualcuno deve ancora apprenderlo. Altrimenti non si spiega il Comunicato diffuso in giornata per fare chiarezza su quanto sta accadendo intorno agli abbonamenti per la prossima stagione di Serie A.

 

I chiarimenti della Società sono precisi, puntuali, illuminanti, definitivi. Con due sole pecche: 1) “un ulteriore minima agevolazione” si scrive con l’apostrofo (segnalazione di Stefano Pizzutelli, grazie); 2) il Comunicato è arrivato a tempo scaduto, quando l’arbitro ha già fischiato e la partita è finita.

 

Il Comunicato è arrivato dopo (non prima o durante) che per un intero giorno e metà di un altro, tutti i giornalisti della Terra che seguano le vicissitudini del Frosinone calcio hanno tentato di avere notizie sugli abbonamenti, messi in allarme da un foglio A4 apparso all’improvviso al Fornaci dove fino a poche ore prima era possibile abbonarsi.

 

Le risposte ricevute sono state degne del film ‘L’Allenatore nel Pallone’: Tizio non risponde ed all’ennesima telefonata manda un sms dicendo ‘Se non rispondo ho da fare, chiamate Caio’ (Ma non sei tu quello che ha il compito di rispondermi? Se non puoi farlo, almeno ricordati il garbo). Caio dice di non saperne niente perché lui si sta occupando della stampa nazionale e ti dirotta da Sempronio. Il quale, dopo una lunga serie di tentativi a vuoto, fa sapere che lui non è in città. Lontano dal fronte, mentre le truppe bolsceviche assaltano il Palazzo d’Inverno ed i tifosi bestemmiano in ogni declinazione torriciana per la confusione con la quale si stavano imbattendo? “Ma non sono io quello che deve occuparsi di questa cosa, dovete parlarne con Mevio”. Vabbé, facciamo pure  questa: ma Mevio, preso da mille impegni, ti scarica a Tizio. E la giostra ricomincia.

 

Fino a notte, nessuna comunicazione: non una spiegazione, non un chiarimento, non una frase che consenta di capire e soprattutto – a chi lo fa per mestiere – di far capire agli altri cosa stia accadendo. Senza rispetto per i giornalisti e soprattutto per chi stava in fila con le banconote in mano da versare nelle casse della Società.

 

Un caos tale che è riuscito ad indispettire anche chi è sempre stato storicamente vicino alla società; fino a sollevare addirittura i sospetti più insensati: questioni di sicurezza, spazi finiti, i conti non quadrano, amici da accontentare, fino ad arrivare ai sospetti di borsa nera e mercato parallelo dei seggiolini al Matusa attraverso il deep Internet accanto a due etti di pastiglie ed un Kalasnikov a poco prezzo… Nulla di nulla. Ma nella confusione è questo che si alimenta. Lo sanno anche nella Lega Pro della Comunicazione.

 

Il Comunicato, alla fine, è la ciliegina sulla torta: mentre i calciatori di una squadra, stremati, rientrano negli spogliatoi, ecco che arrivano finalmente in campo quelli contro cui dovevano giocare. “Partita finisce quando arbitro fischia” insegnava Vujadin Boskov.

 

Non ci siamo. Il primo esame da Serie A per il Frosinone è da cartellino rosso e da ritiro punitivo a Macomer.

 

Sappiamo, però, per fortuna, che c’è mister Stellone con i suoi leoni. E che sarà lui tra poco a darci tante gioie.