Roma: «Il Pd è lacerato, ora è il momento della spallata»

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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di ADRIANO ROMA
Vice sindaco di Arnara
già Coordinatore Prov. Forza Italia

 

Caro Direttore,
“Limite alla pressione fiscale inserito in Costituzione, in modo che nessun governo, neppure un governo di sinistra, possa aumentare le tasse oltre un certo limite. Introduzione del vincolo di mandato: chi cambia idea non può tradire gli elettori. Deve dimettersi. Riduzione di oltre la metà del numero dei parlamentari: 300 deputati e 150 senatori sono più che sufficienti. Dare, finalmente, agli italiani il diritto di scegliere direttamente il Capo dello Stato”.
 Sono questi i punti fondamentali di una seria riforma costituzionale. Li ha illustrati il presidente Silvio Berlusconi, facendo capire ancora una volta che il No di Forza Italia non è fine a sé stesso, ma finalizzato a mettere in campo in un secondo momento una proposta che davvero vada nella direzione della semplificazione dei procedimenti legislativi e del taglio dei costi della politica.


Matteo Renzi viene a Frosinone a lanciare la volata proprio per il referendum. Da mesi è in campagna elettorale, come premier. Possiamo soltanto lontanamente immaginare quello che sarebbe successo se lo avesse fatto Silvio Berlusconi? Gli scioperi avrebbero fermato il Paese, le contestazioni avrebbero guadagnato la ribalta dei mass media nazionali e internazionali, i Capi di Stato dei Paesi stranieri non avrebbero detto che era meglio votare Sì. Ma avrebbero fatto campagna elettorale per il No. Questo per dire che alla fine tutto viene ricondotto ad un aspetto politico.

Ma detto questo, le riforme del Governo Renzi, unitamente alla legge elettorale prevista, hanno un solo obiettivo: consegnare al partito che vince le elezioni pur avendo ottenuto il 25% dei votanti al primo turno (il 18% del Paese reale considerando l’astensione) la maggioranza assoluta in Parlamento e consentirgli di esprimere, contemporaneamente, il presidente del consiglio, il presidente della Repubblica, i presidenti di Camera e Senato e la maggioranza della Corte Costituzionale, del Consiglio Superiore della Magistratura e di altri importanti organi.

Crollerebbe il sistema dei pesi e dei contrappesi, ma c’è anche la possibilità che la concentrazione di tutto questo potere possa favorire il Movimento Cinque Stelle e non il Pd.


Ecco perché il referendum va respinto.

Non per mandare a casa Matteo Renzi che, comunque, ha fatto tutto da solo. Lui ha impostato questo referendum come una sorta di “prova ordalica”. Dal punto di vista politico è chiaro che, se dovesse perdere, andrebbero tratte delle conclusioni. Ma questo è un aspetto che si affronterà dopo.


Matteo Renzi è arrivato in provincia di Frosinone, dove il Pd è lacerato. A gennaio si vota per le provinciali e credo che in quell’occasione Forza Italia, insieme agli alleati del centrodestra (fra i quali non c’è Area Popolare, ormai schierata con i Democrat), debba fare di tutto per vincere.
 Il combinato disposto delle sconfitte al referendum e alle provinciali potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova stagione politica per il Paese.


Non dobbiamo avere paura di… osare.

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