Sanità stravolta dal virus. E politica in lockdown

Foto: Saverio De Giglio / Imagoeconomica

In provincia di Frosinone le terapie intensive sono piene. Gli accessi ai Pronto Soccorso continuano a moltiplicarsi. Eppure i contagi non scendono. Nonostante una zona rossa che non viene percepita come una barriera ma come una punizione. L'unica salvezza verrà dai vaccini. Sul territorio stanno funzionando

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Nella rete sanitaria della provincia di Frosinone sono ricoverate mediamente 800 persone: 330 pazienti Covid e 470 non Covid. Ieri quasi 1.000. Le terapie intensive sono piene, gli accessi al Pronto Soccorso continuano a moltiplicarsi. Una pressione mai vista prima. Il sistema regge, non senza difficoltà. E con una continua rimodulazione dei posti letto e di tutto il resto.

Il personale medico e infermieristico non si ferma da un anno: spesso i turni vanno oltre l’orario stabilito, le ferie per molti sono un lontano ricordo. Dopo quasi tredici mesi di pandemia la fine del tunnel è lontanissima.

Foto: Marco Cremonesi / Imagoeconomica

Da fine dicembre è in corso la campagna di vaccinazione, che va avanti dovendo fare i conti soprattutto con il rifornimento delle dosi. In settimana c’è stata la vicenda di AstraZeneca, con quattro giorni di sospensione e con un inevitabile riflesso sul fattore fiducia. Il fattore fiducia è il più importante considerando che la campagna vaccinale è su base volontaria.

L’assetto stesso della sanità ciociara è completamente cambiato. Basta andare al Fabrizio Spaziani di Frosinone e vedere l’organizzazione per i vaccini per capire che nulla è come prima. E che nemmeno lo sarà in futuro. Pierpaola D’Alessandro, direttore generale dell’Azienda Sanitaria Locale, continua a ripetere di che le regole vanno rispettate. Probabilmente fatichiamo a prenderne atto (più che a rendercene conto), ma una cosa del genere non si era mai vista. Circa 800 persone ricoverate, quasi 4.000 in isolamento domiciliare, 20.000 “contatti”da gestire e monitorare.

Tutto ciò richiede uno sforzo organizzativo, logistico e operativo senza precedenti. Eppure, come ha sottolineato la dottoressa Sandra Spaziani (andata in pensione il primo marzo scorso), la politica resta distante da tutto questo. Preferisce misurarsi sui soliti terreni. Quelli della polemica.

La zona rossa non è una punizione

La provincia di Frosinone è in zona rossa dall’otto marzo. Oggi sarebbe dovuto essere l’ultimo giorno se i dati fossero migliorati. Inoltre tutto il Lazio è stato classificato nella medesima condizione. E l’assessore regionale Alessio D’Amato ha detto chiaramente che è complicato scalare di colore (all’arancione) prima che siano trascorse le festività pasquali.

(Foto: Imagoeconomica)

Però fatichiamo a percepire la zona rossa come una misura di sicurezza. Perché di questo si tratta. Il virus sta circolando molto da settimane in provincia di Frosinone, l’incidenza di nuovi casi ogni 100.000 abitanti è ben superiore al limite fissato dei 250. Rt, l’indice di trasmissibilità, sta diminuendo. Ma non basta da solo. Raffreddare la curva dei contagi è fondamentale, perché altrimenti non si riuscirà ad allentare la terribile pressione sugli ospedali. E neppure sarà possibile fermare la curva dei decessi, che è molto salita negli ultimi giorni.

La classe politica potrebbe recitare un ruolo da protagonista nel cercare di sensibilizzare i cittadini. La pandemia da Covid-19 non è un complotto, non è uno scherzo. Si tratta di un’emergenza che ha stravolto le nostre vite. I tanti ragazzi costretti a casa quanto perderanno in termini di vita sociale, affettiva, personale e perfino professionale? I tanti anziani costretti a stare lontano da figli e nipoti quanto stanno pagando tutto questo? Per non parlare dei drammi del lavoro, della produzione, delle attività chiuse, del crollo dei consumi.

Soltanto con la vaccinazione si può pensare di invertire il trend. Perché il vaccino funziona. Lo stiamo vedendo per gli over 80 e per i sanitari. I contagi sono crollati. Si sta lavorando, anche in provincia di Frosinone, alla individuazione di grandi hub per la vaccinazione di massa. I medici di famiglia saranno coinvolti sempre di più. Così come sarà fondamentale il contributo delle farmacie.

È questo l’unico fronte che davvero interessa ai cittadini. E infatti sia i sondaggi che le votazioni premiano quei politici che meglio stanno affrontando la pandemia.

Niente di nuovo sul fronte politico

Roberto De Donatis

Roberto De Donatis, sindaco di Sora, ha annunciato le dimissioni, che formalizzerà domani. Dopo che per la seconda volta consecutiva in maggioranza è mancato il numero legale. (Leggi qui Il sindaco: “Mi dimetto”. Anzi no, “lo faccio lunedì”).

Ad Arce le dimissioni di massa hanno chiuso anticipatamente l’esperienza del sindaco Luigi Germani. Tutti a casa.

Nel Pd provinciale il nuovo terreno di confronto sembra essere diventato quello di chi adesso è maggiormente sintonizzato sulle frequenze politiche del nuovo leader Enrico Letta. Secondo il segretario Luca Fantini c’è la piena continuità con l’esperienza di Nicola Zingaretti. Mentre per Antonio Pompeo (Base Riformista) ci sono gli spazi per cambiare tutto, come ha lasciato intendere proprio Letta. (Leggi qui)

Insomma, chi è più lettiano? Il risultato è che l’impostazione correntizia si dimostra impossibile da superare, soprattutto in provincia di Frosinone.

Gianluca Quadrini e Rossella Chiusaroli

In Forza Italia a dominare il dibattito è l’avvicendamento al vertice della XV Comunità Montana. Rossella Chiusaroli ha preso ufficialmente il posto di Gianluca Quadrini. Pure in questo caso restano gli schieramenti “classici”: da una parte l’area del senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone (della quale la Chiusaroli fa parte), dall’altra la componente del coordnatore nazionale Antonio Tajani (alla quale fa riferimento Quadrini). Non cambia nulla.

Novità invece nel Movimento Cinque Stelle, con la nomina di Loreto Marcelli capogruppo della Regione Lazio. Dopo l’ingresso in giunta di Roberta Lombardi e Valentina Corrado. Nelle settimane scorse Ilaria Fontana era stata nominata sottosegretario. Segnali inequivocabili che il punto di riferimento è ormai l’ex premier Giuseppe Conte.

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