Senza coda né… Capi: la politica nella palude (di C. Trento)

Foto © Imagoeconomica, Benvegnu' Guaitoli

Una politica senza né capo né coda. Soprattutto senza capi. La conseguenza è rappresentata da Governi nei quali gli alleati si vergognano di stare insieme. Attaccandosi e delegittimandosi un giorno sì e l’altro pure. Il risultato finale è l’ingovernabilità.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Mala tempora currunt. Viviamo tempi bui, con problemi complessi ai quali la politica non sa rispondere. Se non con slogan vuoti e con selfie autocelebrativi. Dall’Ilva all’Alitalia, passando per l’allagamento di Venezia. È una politica senza capo né coda. Ma soprattutto senza… capi. Nel senso che dappertutto vige il caos, nessuno si adegua alla volontà della maggioranza. Quando la maggioranza c’è, ben inteso.

Foto © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

Non parliamo poi delle coalizioni, completamente scomparse nel loro significato di alleanza tra forze diverse. È stato completamente travolto il significato nobile della parola compromesso. Che significa saper conciliare delle posizioni differenti, a volte opposte (ma non necessariamente). Un risultato che si raggiunge con la mediazione, con le reciproche concessioni. Incontrandosi a metà strada. Anni e anni di demagogia urlata e di giustizialismo politico talebano hanno fatto piazza pulita anche di questo.

Oggi ci ritroviamo con Partiti che non celebrano più i congressi, con militanti (è il caso dei Cinque Stelle) che sconfessano i vertici sulla piattaforma Rousseau e con una crisi di rappresentanza devastante e devastata. Non solo nei Partiti ma nelle stesse istituzioni.

La conseguenza è rappresentata da Governi nei quali gli alleati si vergognano di stare insieme. Attaccandosi e delegittimandosi un giorno sì e l’altro pure. Il risultato finale è l’ingovernabilità. La Ciociaria non fa eccezione. Basterebbe riflettere sul fatto che in pochissimo tempo tre Comuni importanti (Anagni, Cassino e Ceccano) hanno visto le consiliature interrotte a colpi di dimissioni di massa. Un’opzione, le dimissioni di massa, che mai riuscirebbe a concretizzarsi se non venisse meno un patto di maggioranza. E la realtà è che questi patti di maggioranza non franano perché in ballo ci sono chissà quali fratture ideali e politiche. Ma semplicemente per invidie, rancori e volontà di dimostrare di avere più “tigna” del proprio alleato. Oltre che dell’avversario.

È in questa palude che la politica, anche ciociara, è rimasta impantanata. Senza via di scampo.

Manca la chiarezza E il coraggio ce l’hanno in pochi
Germano Caperna con Matteo Renzi

Germano Caperna ha fatto una cosa “rivoluzionaria” per la politica attuale: ha scelto. E lo ha fatto alla luce del sole, annunciando a tutti i suoi colleghi (al Comune di Veroli e alla Provincia) che lui sarebbe passato con Matteo Renzi, aderendo a Italia Viva. Lasciando quindi il Partito Democratico. Consapevole del fatto che inevitabilmente cambieranno molte cose.

Ma a volte, in politica come nella vita, il coraggio lo si dimostra “strappando” e non cercando di mantenere una posizione a tutti i costi mettendo la testa sotto la sabbia. Cosa che fanno in molti per paura di mettere in discussione cariche conquistate e posizioni consolidate. Ma in questo modo non si va da nessuna parte.

Sulle autorizzazioni ambientali il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti non ha usato perifrasi o mezzi termini. Rivolgendosi al presidente della Provincia Antonio Pompeo, ha scritto: «Il ritardo nel rilascio delle autorizzazioni ambientali di competenza e, più in generale, dell’azione amministrativa nel suo complesso è pertanto imputabile all’inefficiente gestione dell’ente provinciale».

Un attacco politico vero e proprio, c’è poco da girarci intorno. E non valgono a nulla i maldestri tentativi di chi cerca, a posteriori, di dire che si tratta di normale dialettica. Non è normale dialettica.

D’altronde nel Pd provinciale si oscilla da anni tra “tregua armata”e “guerra fredda”. Inoltre, senza nascondersi dietro un dito, nell’area di Pensare Democratico (quella di De Angelis, Buschini e Battisti) in tanti hanno condiviso con entusiasmo la “bacchettata” di Zingaretti a Pompeo.

Resta da vedere quali saranno ora le scelte del presidente della Provincia. Ma una cosa appare chiara e va detta. Nicola Zingaretti è politico navigato, cauto e abituato a considerare ogni possibile conseguenza di una sua azione o iniziativa. Se il segretario nazionale di un Partito scrive una lettera del genere è abbastanza chiaro che mette in conto perfino strappi ed esodi. Questo significa che il segretario Zingaretti sta pensando di cambiare profondamente il Pd. E l’unità del Partito sui territori non è più un dogma. E neppure un santuario inviolabile.

In Ciociaria invece in troppi restano fossilizzati su schemi congressuali che non esistono più. Non che siano sparite le correnti (anzi, si sono moltiplicate), ma non pensano più a mediare. L’una vuole cannibalizzare l’altra. La novità però è che Zingaretti non intende trattenere più nessuno.

La moschea innesca lo scontro in maggioranza
Il progetto della moschea di Frosinone

In attesa di capire bene in cosa consiste il progetto della moschea e dove verrà realizzata (i siti in ballo sono diversi in realtà, nonostante le vulgate ufficiali), a Frosinone si è scatenata la polemica politica. Tutta interna alla maggioranza di centrodestra.

Esattamente come qualche mese fa, è stato il consigliere Marco Ferrara a far esplodere la situazione. Chiedendo lumi e informazioni sul progetto. La risposta del sindaco Nicola Ottaviani è stata durissima. E il primo cittadino ha aggiunto che la pratica non è mai arrivata in consiglio comunale perché incompleta.

In questa vicenda però si è fatto cenno anche alla possibilità di approfondimenti in sede giudiziaria. Proviamo a raccontarlo in modo più semplice: all’interno di una maggioranza politica un consigliere comunale chiede la documentazione completa e minaccia di adire le vie legali se non avrà risposta. Il sindaco replica per le rime e reputa necessario un approfondimento giudiziario. Posizioni legittime e nessuno intende discutere nel merito.

Ma il punto politico è un altro. E cioè che non ci sono spazi per un confronto o un chiarimento di tipo politico. Verrebbe pure da chiedersi per quale motivo Marco Ferrara resta in maggioranza, dal momento che è il consigliere che più di tutti ha fatto e fa opposizione. Ha cominciato quando stava nel gruppo di Fratelli d’Italia, continua a farlo adesso che fa parte della Lista per Frosinone, che peraltro esprime il vicesindaco Antonio Scaccia.

D’altronde però in un Paese dove al Governo ci sono forze che si odiano tra loro (Cinque Stelle, Pd e Italia Viva), nessuno si può meravigliare del fatto che in maggioranza a Frosinone si arriva a queste situazioni.

È la politica dell’Anno Domini 2019. Ma è ancora politica?

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