Ma la Serie A non è una bacchetta magica

Il passaggio del Frosinone in Serie A non determinerà 'ritorni' diretti per il territorio. Ma è una enorme opportunità di immagine. Che per essere capitalizzata deve coinvolgere tutti gli addetti all'economia ed allo sviluppo. La politica ha festeggiato il Frosinone in A: non la propria promozione tra quelli che contano

Quale “ritorno” può portare al territorio la promozione in Serie A del Frosinone calcio? La volta scorsa nessuno. Se non in termini di immagine.

Adesso sarà quasi sicuramente la stessa cosa, ma non perché questo territorio non sappia cogliere le occasioni: semplicemente per il motivo che il meccanismo non crea un effetto domino o un circolo virtuoso.

 

C’è lo straordinario “ritorno” di immagine della società e della squadra, con Maurizio Stirpe (che è vicepresidente nazionale di Confindustria) sugli scudi.

Una squadra che ormai naviga tranquillamente tra le acque della Serie A e quelle della B, obiettivi impensabili fino a pochi anni fa. Stavolta in più c’è uno stadio nuovo, bello, fruibile, di 16.000 posti. È auspicabile che ci sia un “boom” di abbonamenti, che rappresenterebbe una iniezione di fiducia enorme per l’intera compagine diretta da Stirpe.

Allo stesso modo il “sold out” sarà possibile con la Juventus, la Roma, la Lazio, il Napoli, l’Inter, il Milan e la Fiorentina. Magari anche con Sampdoria, Torino e Genoa. Al di là del colpo d’occhio, parliamo di risorse importanti nelle casse della società.

 

Molto dipenderà da come Maurizio Stirpe, Salvatore Gualtieri e Moreno Longo intenderanno muoversi nell’ambito del calciomercato: se punteranno sui prestiti o se azzarderanno qualche “colpaccio” di categoria. Uno per reparto per far sognare i tifosi? Qualsiasi scelta verrà fatta avrà il presupposto dell’oculatezza. Farà parte di un progetto, non sarà uno spot.

 

Tornando allo stadio, il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani sta esportando il “modello” anche nei rapporti politici con i suoi colleghi. La risposta durissima a Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, va in quella direzione.

Dopo Solidiamo (che colpì Silvio Berlusconi), ora lo stadio, nato con una collaborazione tra pubblico e privato senza precedenti. Per completare l’opera serve la strada di collegamento per far arrivare e defluire i tifosi ospiti.

Certo a Frosinone verranno tanti tifosi di squadre avversarie: pensiamo soltanto a Roma, Lazio e Napoli. E alla Juventus naturalmente. Ma il circuito enogastronomico non si attiva così in nessuna parte del mondo. Occorrerebbe un Piano serio, sistematico, pensato e realizzato su scala provinciale con il sostegno di tutti gli addetti ai lavori. Magari sotto la supervisione di un ente di secondo livello.

 

Per tutto il resto, la serie A non è la bacchetta magica. Non farà creare d’incanto posti di lavoro, non farà scomparire l’inquinamento da polveri sottili, quello della Valle del Sacco e men che meno la “puzza” di Ceccano e dell’area dei Lepini. Non tapperà le buche di una viabilità disastrata, non consentirà il rilancio delle aree ex Videocon o ex Permaflex.

Neppure dimezzerà i tempi della burocrazia e quelli per il rilascio di un’autorizzazione ambientale. Per fare tutto questo occorrerebbe uno scatto della classe dirigente del territorio, sull’esempio della squadra di calcio.  Con investimenti, progetti, programmazione, sinergie, competenze.

Finora la politica ha festeggiato la promozione in serie A del Frosinone di Maurizio Stirpe. Non il proprio passaggio nelle stanze che contano davvero.

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