Quel silenzio mafioso che sta uccidendo Cassino

Guido D'Amico
di GUIDO D’AMICO
Presidente nazionale Confimpreseitalia
e cittadino di Cassino

 

Caro direttore, aveva ragione lei.

Qualche giorno fa i Carabinieri hanno smantellato una vasta organizzazione criminale che deteneva l’egemonia sulle piazze dello spaccio di stupefacenti a Cassino e nei paesi limitrofi. In particolare i militari dell’Arma hanno messo fine a una vera e propria contesa tra due bande che si contendevano il dominio del traffico di droga.

Il nome dell’operazione “La storia infinita” è fortemente evocativo e deve far riflettere tutti. Insomma, sono stati eseguiti 19 arresti, ma il particolare che fa la differenza è che l’operazione trae origine da una serie di episodi violenti consistenti in agguati, pestaggi e sparatorie verificatisi alla fine del 2014 e agli inizi del 2015 nella centralissima piazza Labriola a Cassino.
Sì direttore, aveva ragione lei nell’invitare tutti a squarciare quel velo di silenzio pericoloso e omertoso. (leggi qui Benvenuti a Cassino, succursale criminale di Caserta)

C’è una frase di Peppino Impastato che mi piace ricordare: “La mafia uccide, il silenzio pure…”.

Allora è arrivato il momento di prendere l’iniziativa e di aprire a Cassino un vasto dibattito democratico, coinvolgendo tutte le persone oneste (la stragrande maggioranza) per difendere i nostri valori, i nostri figli, la nostra città.

Sono convinto che il tessuto cittadino è fatto di persone perbene, che si sacrificano, che pagano le tasse, che dimostrano quotidianamente il coraggio di seguire le regole. Penso ai commercianti, agli imprenditori, alle madri e ai padri di famiglia, ai ragazzi che cercano un posto di lavoro, agli studenti che si impegnano sui libri convinti di poter cambiare le cose, di essere padroni del proprio destino.

Ma detto questo, non si può far finta di non vedere: lo spaccio di droga c’è, i pestaggi pure, la violenza anche.

Possiamo combatterla e vincerla mettendo in campo l’informazione, collaborando con le forze dell’ordine, segnalando episodi di illegalità.

Non si può fare finta di non sapere. Perché non c’è libertà senza legalità. Ma se i cittadini devono fare la loro parte è anche giusto che la classe dirigente di questo territorio promuova incontri e iniziative, mettendosi al centro di questo dibattito di trasparenza.

Non sarà facile, non illudiamoci. Ma è importante cominciare, anche faticosamente. Un passo alla volta.

La sua netta presa di posizione, caro direttore, mi ha riportato alla mente l’omelia dell’arcivescovo Crescenzio Sepe di qualche anno fa. Testuale: “Così ad esempio, di fronte alla vastità del dramma del lavoro che manca o si perde. Non possiamo non guardare ai nostri giovani che, non solo sentono precluso l’avvenire, ma corrono il rischio reale di essere catturati da chi contrabbanda le proprie trame di morte con forme di “protezione”. Espressa attraverso lusinghe, danaro e incarichi di lavoro che puzzano di carcere. Se non di sangue e di morte. In realtà, queste consorterie del crimine, la mafia, la camorra e gli associati della stessa risma, non fanno altro che rubare il futuro ai nostri giovani ed alla nostra gente”.

Noi non vogliamo farci rubare il futuro da questa gente. E siamo pronti a lottare, caro direttore.

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