Il rilancio del territorio, le colpe dei Sindacati. E quelle dei politici

 

di GABRIELE STAMEGNA
Segretario Generale Provinciale UIL

 

 

Caro direttore,

nell’era della globalizzazione, parlare di industrializzazione ci porta a dire cose che sembrano sensate avendo come orizzonte il recinto del cortile di casa, nostro miope microcosmo, ma di fatto completamente fuori luogo se proiettate nel contesto del mercato globale.

Ultimamente il sindaco del comune di Pastena (leggi qui l’intervento di Arturo Gnesi ‘Qualunquemente al comando’ ) si è accalorato parlando, e straparlando, di temi sociali, economici e politici riguardanti la provincia di Frosinone.

Nella sua accalorata filippica, Arturo Gnesi non ha risparmiato critiche ad amministratori ed enti locali, a strutture amministrative e di controllo. Ha parlato di etica, di legalità, di difesa del territorio, ha attaccato la politica del “qualunquemente al comando“.

Una filippica contro tutto e tutti, fortemente venata di connotati qualunquisti e populisti. Un giudizio dove alla fine vengono assolte poche persone, giudizio che contiene velati elementi di autoassoluzione.

Nel suo articolo, tra le tante cose dette, alcune condivisibili altre meno, si è avventurato in una riflessione sul tema della reindustrializzazione dell’area del frusinate attribuendo alle organizzazioni sindacali ruoli e responsabilità che attengono ad altri soggetti.

Una riflessione che denota o una profonda ignoranza dei fondamenti che regolano economia, industria e dinamiche sindacali, cosa grave, oppure una più o meno inconsapevole malafede, cosa ancora più grave.

Parlare di “sindacati succubi e ipnotizzati da logiche perverse che li condannano ad obbedire in nome delle cortesie reciproche e degli scambi di favori” denota una conoscenza favolistica e approssimativa delle dinamiche sindacali e dei temi industriali.

Vorrei sommessamente ricordare che i processi di industrializzazione, o reindustrializzazione, oltre che influenzati dall’andamento dei mercati di riferimento, dalla fascia del prodotto proposto e dalle scelte produttive, sono processi determinati dall’appetibilità del territorio dove si intende investire.

E il nostro è un territorio poco appetibile.

Il territorio del frusinate è penalizzato da un sistema infrastrutturale, materiale e immateriale, inadeguato.

Nelle aree industriali scontiamo una viabilità da Paesi in via di sviluppo. Un cablaggio del territorio con interventi frammentati che a volte faticano a dialogare tra loro e con la rete. Un sistema di depurazione nelle aree industriali che non sempre è in grado di rispondere alle esigenze delle aziende.

Scontiamo una rigidità e una lentezza burocratica, mio caro sindaco, che è una palla al piede per le aziende che volessero investire nella nostra provincia.

La questione della semplificazione burocratica, nella migliore delle ipotesi affrontata solo con dichiarazioni di opportunità, non è stata mai risolta.

Scontiamo una difficoltà di accesso al credito che ha penalizzato il sistema delle PMI, difficoltà che ha favorito l’offerta parallela e alternativa al sistema bancario e esposto a rischio usura gli imprenditori più deboli.

Tutto questo non può essere imputato al sindacato, ma alla politica si.

Una politica che non si preoccupa di rendere appetibile un territorio, incapace di attrarre investimenti, è una politica che ha fallito.

E ora che ci penso, signor sindaco, lei non mi risulta appartenere al mondo sindacale.

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