Sul ponte sventola bandiera bianca

(Foto Cerroni / Imagoeconomica)

Se anche i concorsi pubblici sono truccati si colpisce quell'ascensore sociale che per Costituzione garantisce tutti in base al merito. E di più le famiglie che fanno sacrifici per far studiare i figli

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

«Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere. Di gente infame, che non sa cos’è il pudore. Si credono potenti e gli va bene quello che fanno. E tutto gli appartiene». Nel 1991, alla vigilia dello scandalo Mani Pulite, Franco Battiato pubblica il brano Povera Patria. Una canzone di denuncia sociale, un affresco che mette in evidenza il cinismo e la mediocrità di una classe politica che si disinteressa completamente delle aspettative dei cittadini e delle loro speranze in un futuro migliore. Un brano di straordinaria attualità a distanza di trent’anni. Perché in fondo non è che le cose siano cambiate poi tanto. A dimostrazione della capacità di visione del grande cantautore, compositore e regista italiano, morto lo scorso 18 maggio.

Franco Battiato (Foto: Massimiliano Maugeri / Imagoeconomica)

Da mesi, nel Lazio soprattutto, si parla di Concorsopoli ed è di questi giorni la notizia dell’arresto (ai domiciliari) di due dipendenti della Asl di Latina, rispettivamente presidente e segretario della commissione giudicatrice di due distinti concorsi pubblici. Uno per 23 posti di collaboratore amministrativo e l’altro per 70 posti di assistente amministrativo presso le Asl di Latina, Frosinone, Viterbo e Roma 3. Entrambi gli arrestati dovranno rispondere di falso ideologico e di violazione di segreto d’ufficio.

Nella sostanza sono accusati di aver acquisito con largo anticipo i contenuti dei quiz e delle domande da sottoporre ai candidati del concorso e di averle divulgate ad alcuni di loro per agevolarne il posizionamento utile nella graduatoria del concorso. Questo giornale si sta occupando della vicenda come sempre. Senza pregiudizi e senza sconti. Certamente vale il principio della presunzione di innocenza. Certamente l’impianto accusatorio dovrà reggere e certamente le difese diranno la loro. Ma dalle intercettazioni emerge chiaramente il clima nel quale la vicenda si muove

«Mi usi la cortesia, mi dica quello che lei gradisce» 

Nell’ordinanza di custodia cautelare c’è anche, anzi soprattutto questa frase. Pronunciata dal presidente della commissione d’esame e rivolta a un concorrente. A scoperchiare il pentolone sono state le intercettazioni disposte dalla Dda di Roma.

Sembra uno dei film di Zalone: “E tu Checco? Cosa vuoi fare da grande?”. “Io voglio fare il posto fisso”. Solo che non sono battute di un film. No, sono colloqui intercettati. Ora il punto è rappresentato proprio dal “concorso”.

Foto: Carlo Carino / Imagoeconomica

Perché un concorso pubblico dovrebbe rappresentare più di qualunque altra cosa l’imparzialità di quello che chiamiamo Stato. Quando si declina in Pubblica Amministrazione. Uguale base di partenza per tutti, poi vince chi è più bravo. Chi ha studiato di più, chi ha maggiori competenze, chi ha fatto maggiori sacrifici. Il concorso dovrebbe rappresentare l’incarnazione stessa dell’ascensore sociale, vale a dire della possibilità che si dà a tutti di occupare posti di lavoro importanti. Senza distinzioni tra i figli di famiglie povere e quelli che invece provengono dalle classi più agiate.

E in questo contesto la politica dovrebbe limitarsi a fare il suo mestiere, che è quello di legiferare, di organizzare, di controllare, di garantire. Truccare un concorso colpisce al cuore i concetti di merito e di imparzialità. Dà un calcio allo studio e alla speranza di chi vuole farcela in un contesto di rispetto delle regole.

È anche questo di opportunità

«Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso», si legge nell’articolo 97 della Costituzione. Il concorso ha una sua sacralità. È per questo motivo che l’assessore Alessio D’Amato ha annunciato che se le accuse saranno confermate, la Regione Lazio si costituirà parte civile. Per il risarcimento di un danno di immagine dell’intero Servizio sanitario regionale.

Oltre alla presunzione di innocenza, però, ci sono i concetti della trasparenza e della legittimità. Per il rispetto dei quali non si deve guardare in faccia nessuno. Vanno bene le commissioni costituite per accertare le procedure seguite, come è stato fatto dal consiglio regionale per il concorso di Allumiere. Ma la politica non può sempre aspettare l’intervento delle Procure e dei tribunali amministrativi. E soprattutto, anche quando non ci sono reati penali ma questioni di opportunità, sarebbe importante comunque intervenire, annullare. E magari chiedere scusa. Perché tante famiglie fanno sacrifici indicibili per consentire ai figli di studiare e di partecipare a dei concorsi. Scoprire poi che tutto era taroccato e che in realtà nel vasto mare dell’uguaglianza c’è sempre chi è più uguale di un altro, non solo fa male. È insopportabile e indifendibile. “Nemmeno il sospetto sulla moglie di Cesare”. 

La stella polare dovrebbe essere questa. Mentre invece la logica inconfessabile rimane quella di rivolgersi agli amici degli amici. Meglio se politici. E per dirla sempre con Battiato, sul ponte continuerà a sventolare bandiera bianca. Quella della resa. 

Quando il bianco è il colore della competenza 

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Dal 14 giugno il Lazio potrebbe entrare in fascia bianca, quella della riapertura e della ripartenza. Non avviene per caso. È il frutto di sacrifici enormi delle popolazioni. Ma pure del rispetto delle regole, della campagna di vaccinazione, delle risposte che la sanità ciociara ha saputo dare in questi 15 mesi di pandemia.

L’assetto degli ospedali è completamente cambiato. Il prezzo pagato è stato altissimo: 655 decessi per Covid 32.012 contagi. Per non parlare degli effetti dell’altra pandemia, quella economica. Eppure la reazione è stata netta e le file agli hub vaccinali danno la dimensione di quanto sia forte la voglia di riappropriarsi della… vita quotidiana.

È l’anticorpo più potente. Anche nei confronti di quel substrato che ispira la Povera Patria di Battiato: «Nel fango affonda lo stivale dei maiali». 

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