Lo scenario in Siria. Opinioni a confronto. Lucio Marziale con Donald Trump. E contro Assad. "Speriamo che cacci via il dittatore"
La guerra in Siria, che va avanti da circa 7 anni, ha provocato 600.000 morti, mentre i profughi fuggiti dal Paese sono più di 3 milioni, a fronte di una popolazione complessiva non superiore a 19 milioni di abitanti.
Queste cifre, di per sé drammatiche, giustificano da sole l’allontanamento di Assad dalla Siria.
Impensabile una riconciliazione nazionale in presenza di un così alto numero di morti e di esiliati, caso con pochi precedenti nella storia.
La questione delle armi chimiche passa addirittura in secondo piano, poiché ormai siamo abituati al rimpallo delle responsabilità e alle smentite (ovvie) su tali forme di sterminio.
Assad, figlio di dittatore e suo malgrado finito al Governo, appare oggi una mera pedina di un gioco più ampio, fatto di rinascita russa e predominio dell’Iran nel Medio Oriente.
Fa bene Trump a reagire con forza all’ennesima strage di popolazione siriana, e a mettere sull’avviso Assad.
Obama, a suo tempo, dopo una notte di riflessione optò per la soluzione diplomatica: da allora i siriani hanno continuato a morire, senza che fosse possibile neanche aprire brevi corridoi umanitari.
A un certo punto, la parola deve cedere il passo alle azioni, e anche ad azioni militari serie, conseguenti e dure.
Lasciare agire i dittatori, privi come sono di ogni controlli democratico, non fa altro che perpetuare la morte di interi popoli.
E il popolo siriano merita tutto il nostro aiuto e il nostro sostegno, compreso quello militare.
Non basta la commozione per un bambino annegato su una spiaggia, occorre agire con forza per disarmare il suo carnefice.