La Ciociaria a corto di persone competenti (di C. Trento)

Il ritratto di una Ciociaria nella quale la politica ha perso il suo peso specifico. E dove il merito non viene né riconosciuto né premiato. il Caso Forza Italia e la vera partita politica. L'analisi di Corrado Trento

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Perfino le rese dei conti all’interno dei partiti sono diventate “preventive”. Nel senso che non si attende più neppure l’esito delle elezioni.

Quanto è successo in Forza Italia è emblematico: (leggi qui Colpo di Stato in Forza Italia: Fazzone rimuove Ciacciarelli, il Partito a PiacentiniNicola Ottaviani, chiusa la fase delle candidature, ha chiesto un riequilibrio territoriale. Ottenendo la nomina a coordinatore-commissario di Adriano Piacentini, presidente del consiglio comunale di Frosinone.

Si è rivolto direttamente all’uomo forte degli “azzurri”, il senatore Claudio Fazzone. Il quale infatti ha piazzato il colpo, lasciando ben intendere che l’iniziativa era la sua. È evidente però che l’operazione ha avuto pure il via libera del presidente dell’europarlamento Antonio Tajani.

Ora, ricondurre il tutto ad una contrapposizione competitiva tra lo stesso Ottaviani e Mario Abbruzzese sarebbe riduttivo. Intanto perché Abbruzzese è ad un passo dall’elezione a deputato. Inoltre, può anche piazzare Pasquale Ciacciarelli in consiglio regionale, fermo restando che Antonello Iannarilli giocherà la sua partita fino in fondo.

Il punto vero è che gli assetti ormai si definiscono prima perché in realtà l’esito elettorale conta fino ad un certo punto. E questo perché i congressi non si celebrano e le riunioni del coordinamento possono provocare malumori e perfino fuoriuscite, ma non mettono più in discussione le cariche apicali di un partito.

Infatti, Alessia Savo e Gianluca Quadrini ad un certo punto hanno lasciato Forza Italia. La prima per candidarsi con la Lega, il secondo con Noi con l’Italia. Entrambi alle regionali. Dopo il 4 marzo ognuno avrà un ruolo e un obiettivo e le rese dei conti si consumeranno sulle truppe, magari perfino su qualche capitano. Non sui colonnelli.

Semmai la vera posta in palio in questo momento è un’altra. E riguarda l’intero centrodestra: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Noi con l’Italia. Il ruolo di favorito comporta delle responsabilità, ma è evidente che alle politiche la coalizione di Berlusconi, Meloni e Salvini non può permettersi di sbagliare nulla.

 

L’era dei social e il valore del territorio

Fino a qualche anno fa in un periodo come questo i giornali avrebbero “aperto” più di qualche pagina con manifesto-selvaggio. Ora di manifesti se ne vedono sempre di meno. E non sono… selvaggio.

I social network la fanno da padroni, ma la sensazione è che i partiti abbiano perso il contatto con il Paese reale. I temi principali sono dettati dall’agenda nazionale. Immigrazione e sicurezza. Sicurezza e immigrazione. Tutti i leader di partito sono attentissimi a non deviare di un millimetro dalla rispettiva linea politica.

Sul territorio si susseguono le presentazioni, con un occhio attento al bagno di folla. Ma ci sono per fortuna pure esempi in controtendenza, cioè di confronto diretto con i cittadini, nei piccoli e nei grandi Comuni.

Nessuno si illude: prioritario sarà il vento nazionale, il trend. Però prima o poi bisognerà riprendere il contatto con la base, con la gente normale. Il 4 marzo arriverà, ma dal giorno dopo si aprirà una fase che non può non prevedere il rilancio del territorio: politico ed economico.

 

Zingaretti, Parisi, i Cinque Stelle e la dura legge del gol

Sul piano nazionale i sondaggi continuano ad essere chiari: centrodestra in testa, Cinque Stelle primo partito, Pd che tenta di rimontare. (leggi qui Zingaretti avanti, Lombardi tiene, il centrodestra paga la rottura: il sondaggio) Però alla fine le dinamiche saranno “parlamentari” e nessuno scenario è escluso. Alla Regione invece chi vince governa e gli altri… resteranno a contare. All’opposizione.

Nicola Zingaretti continua a battere sul programma. A fari spenti, come se i sondaggi favorevoli non ci fossero. Intanto però non può sottrarsi al ruolo politico che potrebbe venire, quello di nuovo leader dei Democrat. Per il combinato disposto rappresentato da una sua possibile vittoria e da una sconfitta di Matteo Renzi.

Il centrodestra sa che deve recuperare: la candidatura di Stefano Parisi è arrivata in ritardo, ma in questa fase politica nulla è scontato. Per i Cinque Stelle, guidati da Roberta Lombardi, è l’ultima chiamata: o si vince o si cambia.

È la dura legge del gol (cantata dagli 883): “Fai un gran bel gioco, però, se non hai difesa gli altri segnano e poi vincono”.

 

La Ciociaria ha bisogno urgente di competenze

Da quanti anni sentiamo ripetere (giustamente) che la provincia di Frosinone ha bisogno di infrastrutture, di industria 4.0, di collegamenti telematici all’altezza, di investimenti, di bonifiche di aree importanti del territorio?

Vero anche che negli ultimi anni la classe politica ha inciso poco o nulla sul territorio. Però l’ulteriore domanda bisogna porsela: ci sono sul territorio oggi le competenze per un salto di qualità di questa portata?

Perché parliamo dello stesso territorio nel quale occorrono mesi (quando va bene) per un’autorizzazione, di un territorio che ha perso davvero tutte le opportunità per lo sviluppo.

E non serve rifare l’elenco delle occasioni che altri invece hanno colto, da Valmontone a Rieti. Perché parliamo di un territorio nel quale, a parole, tutti si augurano che nascano nuove attività e che i cervelli migliori restino. Però poi, alla prova dei fatti, cosa si fa? Nulla.

Ma la cosa più grave è che non si ragiona in un’ottica meritocratica. No, la logica è quella di tenersi buoni tutti, perché non si sa come va a finire. In realtà è andata già a finire. Male.

La provincia di Frosinone non ha più il peso politico che aveva nella prima Repubblica. Quando i partiti dettavano l’agenda perché guidati da persone con le idee chiare. Quando l’industria investiva in Ciociaria.

Qualcuno tanti anni fa ha detto: «Facciamo lavorare tutti e va bene, poi però non ci lamentiamo». Purtroppo adesso lavorano in pochi, ma il concetto resta valido. Soprattutto in Ciociaria: finché la classe dirigente non effettuerà la svolta copernicana di premiare il merito e la qualità in ogni settore, non ci sarà alcuna svolta.

Perché ha ragione Milena Gabanelli: «Una società sana premia il merito, punisce i mascalzoni e investe nell’istruzione».