Ciociaria alla deriva. E nessuno organizza la missione di salvataggio (di C. Trento)

A due settimane dal voto. L'equidistanza rischia di sconfinare nel disimpegno. Dove i partiti ormai “liquidi” non controllano niente e nessuno. Ideal Standard, e la rivoluzione nella logica del noi. L'analisi di Corrado Trento

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Due settimane al voto, ormai ci siamo. Stop alla pubblicazione dei sondaggi, anche se continueranno ad essere effettuati e a circolare. Per le politiche il tema è quello della governabilità: si rischia che nessuno abbia i numeri per una maggioranza autonoma. Men che meno le cosiddette larghe intese tra Partito Democratico e Forza Italia. Il tutto per una legge elettorale pensata e votata proprio per questo, per non dare maggioranze schiaccianti a nessuno e per spostare l’asse in Parlamento. Con pochi leader ad avere realmente il “boccino” in mano.

Una legge elettorale con un forte impianto proporzionale e con una quota maggioritaria residuale, anche se decisiva. Non sarà possibile il voto disgiunto e questo annacqua moltissimo il profilo maggioritario. Un’impostazione che si sta riflettendo anche sulla campagna elettorale, soprattutto sui territori. I confronti tra i candidati sono spariti, avvengono (quando va bene) a distanza e sui giornali. O sui social network. Su temi ideali più che su situazioni concrete.

Ognuno organizza le proprie manifestazioni, ripetendo in maniera sistematica bagni di folla e slogan. La campagna elettorale come la abbiamo conosciuta fino a qualche anno fa è sepolta: pochissimi manifesti, volantini rarissimi, attivismo sui social network.

Impossibile argomentare o discutere sui programmi, che peraltro non ci sono.

Diverso il profilo delle regionali, dove la sfida tra Nicola Zingaretti (centrosinistra), Stefano Parisi (centrodestra) e Roberta Lombardi (Movimento Cinque Stelle) sta andando avanti. Alla fine ci saranno vincitori e vinti, maggioranza ed opposizione. Per quanto riguarda invece le liste dei candidati al consiglio regionale, la prospettiva è differente: i risultati determineranno anche e soprattutto i rapporti interni nei vari Partiti. Forza Italia e Partito Democratico in primis. D’altronde, in un periodo storico nel quale i congressi o non si fanno o vengono decisi a tavolino, sono gli eletti alla fine a fare la differenza.

 

I Partiti “liquidi” che non controllano niente e nessuno

Le dimissioni di massa hanno chiuso l’esperienza del sindaco Fausto Bassetta al Comune di Anagni. Un epilogo largamente annunciato, ma in altri tempi il Pci-Pds-Ds avrebbe perlomeno atteso la fine della campagna elettorale. Con il Pd è impossibile, perlomeno in questo momento. Ma quello che stupisce è un altro aspetto: i Democrat hanno perso a Frosinone (due volte), a Ceccano, a Cassino, a Sora. Anagni doveva essere difesa come una roccaforte, non fatta cadere con le dimissioni di massa. Nel pieno peraltro di una campagna elettorale decisiva non soltanto per il futuro prossimo del Paese, ma anche per le prospettive a piccolo e medio termine proprio del Pd.

Inoltre è stato sempre il centrosinistra a puntare sugli amministratori locali, anche in Ciociaria.

Oggi quel legame non è più così forte, anzi si è sfilacciato. Per non parlare del fatto che ex sindaci come Domenico Marzi (Frosinone) o Giuseppe Golini Petrarcone (Cassino) non sono mai stati tenuti in considerazione in questi anni per candidature regionali o parlamentari. Loro come altri amministratori. In Forza Italia, invece, in piena campagna elettorale si è deciso di commissariare il partito. Segnale forte e chiaro: il vento è nazionale, le dinamiche locali possono attendere.

 

Un silenzio assordante “globale”

Della legge elettorale che spegne sul nascere il confronto abbiamo detto. Però stavolta anche associazioni di categoria e forze sociali restano distanti.

A parte naturalmente qualche eccezione, come quella di Confartigianato per esempio. Perché certo non si può far finta di non vedere che la Ciociaria ha bisogno di infrastrutture materiali e immateraili, di politiche di sostegno alle piccole e medie imprese, di un serio piano di risanamento ambientale. Altrimenti la disoccupazione aumenterà. E la soglia di povertà si allargherà.

Puntare l’indice soltanto contro la politica potrebbe non bastare, perché alla fine c’è una classe dirigente più vasta, che sembra interessata soltanto a rimanere equidistante. Attenzione però, perché la differenza tra equidistanza e disimpegno è labile. Andare avanti a forza di inerzia non servirà ad invertire la rotta.

Finché la barca va, lasciala andare”, cantava Orietta Berti. Il problema è che la barca in Ciociaria è alla deriva da tempo. E nessuno si assume la responsabilità di organizzare una missione di salvataggio. Non la politica, ma neppure gli altri.

 

Ideal Standard, e la rivoluzione nella logica del noi

La vicenda dell’Ideal Standard rappresenta un’inversione di tendenza in una provincia che in questi anni ha dovuto registrare soltanto chiusure di fabbriche e aziende, piccoli o grandi che fossero.

Stavolta è andata diversamente, grazie all’azione portata avanti dal ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda e dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Per dare continuità a questo tipo di soluzione, però, il territorio dovrebbe effettuare un ulteriore e decisivo scatto in avanti. Che poi si traduce nel “fare squadra”. Indipendentemente da chi risolve la vicenda.

I segnali però sono sempre gli stessi: contrapposizione su tutto. Lo abbiamo visto anche su temi come l’acqua o la sanità. Aveva ragione Giorgio Gaber nella canzone “Io non mi sento italiano (ma per fortuna o purtroppo lo sono)”. Diceva: «Sarà che gli italiani, per lunga tradizione, son troppo appassionati di ogni discussione. Persino in Parlamento c’è un’aria incandescente, si scannano su tutto. E poi non cambia niente». Aggiungendo: «Rispetto agli stranieri noi ci crediamo meno. Ma forse abbiam capito che il mondo è un teatrino».

Siamo disincantati, questa è la realtà. Però attenzione a chi continua a ripetere che sono tutti uguali e che siamo nel pieno di una notte nella quale tutti i gatti sono neri. È questa la formula per non cambiare nulla.

Ci si può impegnare per un voto consapevole, guardando alle persone e ai programmi. Da soli, visto che nessuno lo fa. Non è semplice, ma si può fare. Perché quando è in ballo la cosa pubblica ragionare nell’ottica dell’io non ha senso. Servirebbe il “noi”.

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