Trump, Tajani, tre tre e napule a coppe

Arturo Gnesi
di ARTURO GNESI
Sindaco di Pastena

 

 

Caro direttore,

le tragedie di questi giorni hanno allontanato dalla nostra attenzione l’insediamento del presidente americano e di quello del consiglio europeo.

Donald Trump e Antonio Tajani. L’azzardo e il compromesso. Il demolitore e il tessitore ovvero chi mira a rompere e a spostare dentro casa i nuovi equilibri geo-politici e chi tenta di ricucire per non buttare nulla di quanto ammucchiato e sedimentato nei palazzi del potere.

Trump e Tajani, il grido e lo spavento. L’ira e la timidezza. Lo scorbutico e il diplomatico, due volti di una nuova fase della politica che comunque è piena di incertezze, di zone d’ombra e di richiami al passato.

Due assi da utilizzare nel rischioso gioco della nuova strategia economica mondiale. Due assi piazzati l’uno contro l’altro per definire il potere dei mercati finanziari e di delimitare le zone di sviluppo industriale e tecnologico e ingabbiare le aree a forte crescita socio- economica.

Trump e Tajani, nazionalismo ed europeismo a confronto. Destra e centro che si guardano in cagnesco ma che potrebbero alla fine trovarsi d’accordo. Entrambi con il bisogno di rafforzare la leadership e l’identità culturale del loro elettorato e la paura di poter perdere tutto in un momento.

Trump e Tajani e gli altri chi sono ? Dove sono i leader che dovrebbero esporre la bandiera della solidarietà universale, i colori della pace in una terra senza frontiere e senza discriminazioni di razza e di religione ?

A sinistra c’è rimasto solo Papa Francesco. Da nessun’altro si sente dire che un nero è un mio fratello e che l’Africa è la mia patria, nessuno osa sfidare l’indignazione popolare scatenata da un flusso di migranti irregolare e caotico e spesso gestito da dilettanti o da ben attrezzate organizzazioni a delinquere.

Trump, Tajani e tiriamo a campare, un mondo che ha ristretto il suo orizzonte, incapace di darsi un obiettivo e di immaginare una società libera, democratica ed uguale, un mondo con il futuro che rischia di essere come un buco nero dell’astrofisica che non lascia fuggire nemmeno un raggio di luce.

Finito il tempo della solidarietà, della cultura multietnica e dei diritti universali, si va verso una idolatria identitaria e una sovra valutazione delle risorse dell’economia autarchica.

Basteranno Dibba e DiMaio a essere alternativi a questo processo di desertificazione politica e di sterilizzazione delle conquiste sociali, sindacali e politiche che sono state raggiunte nel ventesimo secolo ?

Questi due mostrano un’immagine alternativa della politica ovvero un integralismo social-network dipendente che per saper se funziona o meno deve ancora superare l’esame del governo quotidiano delle città e dei processi produttivi del nostro paese.

Trump, Tajani e a sinistra un mare calmo, apparentemente piatto e né in Italia e né in Europa c’è al momento qualcuno capace di dare risposte efficaci a questa deriva nazionalistica che sta assediando la nostra società.

C’è rimasto papa Francesco nella speranza che possa darci le carte per accusare tre tre e napule a coppe e forse riaprire la partita.

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