Un Pantano nel Pd: «Basta con il Partito degli inciuci, riscopriamo Berlinguer»

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Adamo Pantano

 

di ADAMO PANTANO

Sindaco di Posta Fibreno

 

Visti i numerosi interventi nel blog Alessioporcu.it a proposito della debacle del PD nelle elezioni comunali nella nostra provincia, penso che la misura sia colma e ritengo doveroso portare un contributo di verità anche e soprattutto per i tanti iscritti, militanti ed elettori.

Mi presento. Sono il sindaco del Comune di Posta Fibreno, da sempre tesserato del PD e prima ancora dei DS, eletto 2 anni fa con una civica, ovvio destino dei piccoli comuni. Se fosse stato per le strategie provinciali non sarei stato scelto e indicato come candidato per concorrere nel mio paese. Perchè uno dei difetti peggiori del mio Partito provinciale è quello di dare sempre spazio e credito a chi nel Pd o non è mai stato iscritto o si è arruolato da poco solo per ottenere una nomina, un incarico, una candidatura.

Siamo come un autobus in cui alcuni salgono, fanno i loro comodi politici e poi scendono quando gli conviene. Ovvero quando si perde o cambia il colore della Regione Lazio o del Governo nazionale. E tanti militanti storici e giovani che si battono ogni giorno e ci mettono la faccia rimangono ad assistere di fronte a questi furbi dell’ultima ora. Dico di più: tante sezioni sono spaccate a causa di questi intrusi e mai sono stati adottati provvedimenti, zero disciplina ma solo mortificazione per chi milita in questo Partito.

Ciò che dà più fastidio in questi giorni è sentire i tanti commenti che arrivano proprio da chi non è del PD ma lo ha solo sfruttato e oggi attacca a testa bassa pretendendo di spiegarci quali sono le responsabilità della sconfitta. In questo Partito o ci si sta o si sta fuori e si corre con le proprie forze. E faccio un esempio. L’amico Marino Fardelli dichiara di essersi fatto la tessera, benvenuto ma ricordiamo che alle regionali ha concorso contro Zingaretti e poi ha virato: ora denuncia che il Pd si è venduto la vittoria elettorale di Cassino ad Abbruzzese ma dimentica che Pd e Forza Italia governano la Provincia insieme da due anni. Questo Partito deve fare chiarezza, alzare la schiena e scegliere nettamente di non governare in nessun ente con Forza Italia.

Per non parlare di Sora. Qui ho vissuto la campagna elettorale in prima persona. Riassumiamo quello che è successo. Nel 2011 si spacca la sezione del Pd, purtroppo non governata dai Sorani ma dalle indicazioni provinciali. Si arriva all’assurdo (poi replicato a Cassino) di presentare due liste: una col simbolo di Partito che ottiene percentuali ridicole, una capeggiata da Roberto De Donatis che corre con un simbolo civico. Risultato: nessuna delle due arriva al ballottaggio e vince il PDL con Tersigni. C’è la possibilità di recuperare De Donatis alla Regionali candidandolo ma lo si lascia andare al PSI, perché di solito alle regionali il PD non fa correre i 5 candidati piu forti divisi per aree geografiche: la corsa vera è riservata sempre a due candidati che si giocano l’elezione. Il capolavoro del Pd però è il salvataggio dell’Amministrazione Tersigni, nella quale entra in Giunta e alla composizione delle liste non presenta il simbolo: chapeau ! Pertanto a Sora tanti nostri tesserati e militanti non hanno più riferimenti, hanno votato per tutte le liste di Tersigni, Vinciguerra e De Donatis e adesso c’è il deserto e già si stanno candidando a rifondare la sezione persone che nulla hanno a che fare con il PD. Quindi vince De Donatis, uomo storico del centrosinistra, appoggiato da Forza Italia, Fratelli d’Italia e tutta la destra possibile e anche dal PSI.

La convinzione giornalistica dello scontro De Angelis – Scalia è riduttiva perché i problemi sono maggiori e complicati. Perché il mio Partito, a livello provinciale si anima per primarie nazionali, locali e tesseramenti ma poi dimentica la fase del radicamento e della programmazione di una concreta politica territoriale sia nei temi da affrontare (sanità, lavoro, scuola, ambiente e sviluppo) sia nella crescita della classe dirigente. Su questi temi il Pd è assente, passa il tempo a studiare solo come può vincere qualsiasi competizione dimenticando la necessità di avere una linea politica chiara, senza inciuci, ascoltando la gente, dando fiducia agli iscritti e affrontando i numerosi problemi del territorio.

Le poche volte il Pd convoca noi amministratori per definire la linea su temi come acqua, sanità e rifiuti, non posso evitare di notare che la maggior parte dei miei colleghi non sono tesserati… ma fanno parte del Pd!

Si spiegano così le indimenticabili sconfitte: 2009 perdiamo la Provincia nonostante il buon governo dell’amministrazione uscente ed i 3 assessori di Frosinone presenti in Giunta Regionale. Abbiamo perso quelle elezioni solo per non avere avuto il coraggio di esprimere un nostro candidato. E poi le Regionali 2010, nelle quali analogamente non avevamo un candidato Pd. Anche le Provinciali del 2014 sono state una sconfitta: perché non si è vinto insieme. E ancora, il risultato di Ceccano che ancora grida vendetta.

Da tutto questo si evince che non c’è un responsabile ma siamo tutti responsabili o di aver gestito in un certo modo o di aver consentito che si perdesse il collante con il nostro popolo. E’ fuori luogo oggi chiedere dimissioni o del segretario provinciale o di altri dirigenti: è invece opportuno cambiare mentalità, aver coraggio, andare anche incontro a sconfitte elettorali ma ridare dignità ai nostri iscritti quelli veri, non quelli finti per vincere un congresso di sezione.

Concludo con un appello a tutti i nostri iscritti, a tanti che per questa mentalità di gestione del Partito non si sono più tesserati, a tanti che vorrebbero farne parte: andate nelle sezioni, fatevi sentire, rivendicate l’identità di questo Partito e l’autonomia territoriale. Solo così il Partito può ritrovare il rispetto della propria gente e tornare in strada, casa per casa.

Ormai il PD è percepito come il nemico di tutte le altre forze politiche e di tutta la gente che vive di antipolitica, pertanto sta a noi cambiare l’atteggiamento, dimostrare la nostra capacità di buon governo e di saper risolvere i problemi della gente tutta. Dobbiamo smetterla di far volare gli stracci tra di noi a ogni consultazione.

Mai come in questo momento mi tornano in mente le parole del grande Enrico Berlinguer: «Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno».

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