Se il vescovo parla a suocera perché nuora intenda (di B.Cacciola)

Biagio Cacciola

Politologo e Opinionista

Perché il vescovo di Frosinone Ambrogio Spreafico a Munster, nell’incontro con Angela Merkel e Ahmad al Tayyeb Grande Imam di al-Azhar (la più alta autorità religiosa sunnita), ha rivendicato con forza un nuovo rapporto tra uomo e ecosistema? Perché ha posto l’accento sulla parte della ‘Laudato si’, l’enciclica di papa Francesco sul creato dove c’é la critica feroce al saccheggio che il super capitalismo ha compiuto nei confronti del mondo e, in particolare, dell’Africa subsahariana? (leggi qui ‘Il grido dalla Germania dello scomodo vescovo di Frosinone’)

Il vescovo Ambrogio ha parlato a suocera perché nuora intenda.

E la nuora, in questo caso, era proprio Al Tayyeb, la più alta autorità islamica dell’università Al Azhar de Il Cairo. Che ha compreso perfettamente che la Chiesa cattolica é la struttura più critica verso il modello di sviluppo occidentale che considera le risorse naturali solo come strumento e mezzo di profitto.

Essere cristiani, infatti, nel terzo millennio é rifiutare la fatalità di uno sviluppo che passi sopra l’ambiente, le persone, i deboli. Tutto quello che Francesco chiama ‘cultura dello scarto‘ della società opulenta.

A cosa assomiglia, oggi, la nostra terra promessa? Una società post carbonio, le cui istituzioni principali (lavoro, terra, moneta) devono trovare nuovi modi di organizzazione. È questa la chance che la Chiesa, anche a Munster, con l’inviato monsignor Spreafico, presidente della Commissione Cei per il Dialogo, lancia al mondo.

Un nuovo orizzonte escatologico che sostituisca il crollo delle ideologie e faccia argine a una tecnica e una scienza, trasformate in semplici strutture di globalizzazione dei profitti. Un mondo in cui chi soffre guardi alla Chiesa non come complice dell’Occidente, ma come voce che ripete con forza l’indicazione evangelica del discorso della Montagna. Reclutando ogni uomo di buona volontà,sottraendolo cosi, fosse anche musulmano, alla logica perdente della violenza.