Vite da cani e vite da talebani

Il cane di Cirinnà e Montino (nella cuccia del quale sono stati trovati 24mila euro) non sa quanto sia fortunato. Basta spostarsi di poco. Magri rileggendo le profezie di Oriana Fallaci

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Lo scorso 26 agosto è stata la Giornata mondiale dei Cani. Tutti gli amanti di questi preziosi animali, esibizionisti o meno, hanno invaso le bacheche dei social pubblicando foto dalle diverse sfumature, tutte incentrate a celebrare questo straordinario animale da sempre definito, non a torto, il miglior amico dell’uomo.

La incredibile carrellata non ha fatto altro che rafforzare la mia antica teoria che in genere i cani assomiglino ai padroni. E non dico caratterialmente ma proprio fisicamente. Che inconsciamente si sia portati a scegliere un cane a cui si somigli, quasi come una proiezione di se stessi, a volte a supportare le proprie caratteristiche, molto più spesso a sopperirle colmando vuoti di personalità umana altrimenti incolmabili. Ma forse rispetto alle mie teorie maccheroniche Darwin o Lorenz rabbrividirebbero.

Il cane di Cirinnà e Montino

Cani che assomigliano ai padroni

Insomma in tutta questa carrellata tutti i cani occidentali hanno trovato un loro spazio ed una loro vetrina cercata e voluta. Il solo povero, incappato in una involontaria quanto enorme visibilità, è stato il cane della Cirinnà e di Montino nella cui cuccia sono stati ritrovati, in mazzette arrotolate da cinquecento, la bellezza di ventiquattromila euro. (Leggi qui)

Il ritrovamento è avvenuto a causa di operai che svolgevano dei lavori.  Inizialmente gli inquirenti hanno brillantemente sospettato lo stesso cane ma sembra che dopo un lungo interrogatorio lo abbiano escluso dai sospetti.

Poi sono iniziate serie immense di teorie dagli spacciatori locali di droga, che notoriamente si fanno pagare solo a banconote da cinquecento, fino al fratello della Cirinnà già arrestato tempo fa nel corso di una operazione contro il clan senese.

Solo uno ha ipotizzato ce li avessero messi loro, visto che era casa loro, e spiazzati dal casuale ritrovamento degli operai siano stati costretti a denunciarli. Ma come lo ha detto lo hanno preso tutti per scemo e zittito.

Ed avevano ragione perché Montino, che è stato a lungo mio collega in Regione Lazio, è una persona seria.

Nonostante questo la stranezza dell’avvenimento ha indotto legioni di frequentatori dei social a prodursi in commenti più o meno scherzosi.

Vite da cani

La foto di Osho

Il meglio lo da sempre Osho che immediatamente ha commentato “gli hanno concesso un Fido”, poi continuando con una serie prolifica rincarando la dose. “Ancora co sta storia che se sei un cane di sinistra devi fa la vita da pezzente?” , oppure “dice che il cane della Cirinnà è ricco de famija” o ancora con il finto lancio di agenzia in cui si annunciava che “ il cane della Cirinnà percepiva anche il reddito di cittadinanza”.

E poi tutto il web dietro, foto di cani al bancomat o su barche milionarie, una addirittura vedeva un cane offrire a Ronaldo più soldi del Manchester United per giocare col Capalbio.

Un’esposizione socio mediatica da fare invidia, tanto che pare il cane di Berlusconi,  Dudù, sia dovuto ricorrere all’analista perché surclassato nella notorietà.

Devo dire che già un po’ esposta per il cane, le dichiarazioni poi sulla colf della Cirinnà, che l’ha abbandonata improvvisamente in un pomeriggio di mezza estate,  sono sembrate a tutti alquanto surreali e hanno contribuito ad acuire l’incessante ironia di questa vicenda.

Si perché intervistata la senatrice del Pd ha dichiarato: «Ero già nei pasticci di mio, nelle ultime settimane. Nei pochi giorni di ferie, cinque per la precisione, sto facendo la lavandaia, l’ortolana, la cuoca. Tutto questo perché la nostra cameriera, strapagata e messa in regola con tutti i contributi Inps, ci ha lasciati da un momento all’altro». Il motivo della diserzione? «Mi ha telefonato un pomeriggio e mi ha detto, di punto in bianco: “Me ne vado perché mi annoio a stare da sola col cane”».

La fatua sventatezza della sinistra

Ed in effetti ci vuole un gran talento per condensare in poche righe tutta la fatua sventatezza che da almeno due decenni ha accompagnato il declino della sinistra italiana, morta e sepolta sotto ettolitri di aperitivi, smembrata dai vernissage, dalle cene di gala, dalle spiagge esclusive, arroccata nel suo decadente giardino.

Nel tweet di Cirinnà in effetti c’è tutto: il disprezzo per le mansioni più umili, i capricci di chi non è abituato alla fatica fisica, la spocchia verso i diritti di una lavoratrice, «strapagata», e «in regola» solamente grazie alla sua magnanima benevolenza, l’indifferenza per la vita interiore dei propri sguatteri che osano “annoiarsi” invece di baciare il pavimento su cui passano lo scopettone.

A colpire non è tanto la sindrome da Maria Antonietta che ha assalito la senatrice, lo snobbismo classista è la malattia senile più diffusa tra la borghesia progressista e non sorprende più nessuno, ma stupisce invero la piena incapacità di comprendere le conseguenze delle proprie parole.

E qui il problema non è più politico ma semplicemente cognitivo.

L’elenco della discrasia

Roberto Fico sull’autobus

Ci sono cascati negli ultimi tempi molti papaveri della politica dalla Boldrini a Fico tanto da fare affermare a qualcuno che questa ormai evidente discrasia tra i rappresentanti progressisti ed i lavoratori rappresenti la definitiva morte di quella sinistra che difendeva i deboli e le masse.

Noi non ci spingiamo a tanto ma insomma tanta ironia non nasce a caso. Forse se avessero avvisato la colf che il cane era benestante ed aveva ventiquattromila euro cash il rapporto sarebbe durato più a lungo. Ma niente. Ed il 26 agosto, giornata mondiale dei cani, ineluttabilmente  il cane della Cirinnà è stato il protagonista assoluto ed indiscusso.

Quelli che odiano i cani

Ma il 26 agosto è stato anche il giorno dell’attentato a Kabul contro le forze americane e le persone che cercavano di fuggire dall’imminente governo talebano. Quasi duecento ne sono morti dopo due bombe diverse. 

E nelle stesse ore prodursi a commentare i problemi del cane della Cirinnà confrontato con le immagini violente dei corpi ammassati a terra riversi nell’acqua mentre la stessa si colorava del rosso del sangue delle vittime strideva così tanto da fare esplodere il cervello.

Morirete come cani” avevano annunciato i miliziani dell’Isis avvertendo gli occidentali in fuga. E non era la prima volta, quella della morte “da cane” è una costante della cultura islamica perché il cane contrariamente a tutto il resto del mondo è considerato un animale impuro, indegno, da scacciare.

In Occidente è il più fedele amico dell’uomo; per i musulmani, invece, è un essere impuro, da tenere lontano dalle proprie case, e la sua bava contamina il fedele, rendendo necessario fare le abluzioni. Addirittura se un cane si avvicina ad un oggetto questo deve essere lavato sette volte.

Tenere e far crescere animali domestici è una cosa che è permessa nell’Islam e non c’è niente di sbagliato, purché l’animale tenuto non sia un cane. Data l’impurità del cane, è vietato l’utilizzo di denaro per acquistarlo, così come è vietato il denaro per una prostituta o per un indovino, mestieri immorali.

La saggezza di Oriana

Oriana Fallaci

Il cane, insomma, non se la passa molto bene nei Paesi islamici, ma, a causa delle ondate migratorie che hanno investito l’Europa, persino nei Paesi del vecchio continente si registrano casi assurdi. In Austria una innocua vecchietta fu massacrata perché i vicini integralisti non sopportavano la vicinanza dei suoi cani. Nella moderna Inghilterra non si effettuano controlli anti bomba o antidroga verso gli islamici attraverso i cani perché offensivo. Ed anche i ciechi con i loro cani sono stati banditi da alcuni quartieri londinesi.

Ovviamente è una mia opinione ma ho sempre pensato che ce ne voglia di cattiveria per odiare degli esseri così buoni e generosi come i cani. Per me è senza senso.

Ma cosa vuoi commentare in realtà di soggetti e parliamo dei terroristi, che si fanno problemi per degli innocui canetti ma non se ne fanno a lasciare con le loro bombe duecento corpi esanimi nell’acqua e nella polvere.

Forse, per comprendere meglio quanto sta succedendo, sarebbe finalmente il caso di ritirare fuori e rileggere i libri di Oriana Fallaci. C’è stato un periodo in cui molti intellettuali illuminati negli anni dopo l’11 settembre, avevano considerato le sue denunce da archiviare perché legate ad un tempo andato. Sbagliavano clamorosamente. Ed il riesplodere del conflitto odierno ne è la plastica testimonianza.

Non so chi vincerà o chi soccomberà. Non so quale sarà la direzione che prenderà la storia dell’ umanità. Ma per comprendere veramente il rapporto islam occidente occorre riprendere i libri della Fallaci. Costituiscono l’ultima trincea ideale in cui combattere per la civiltà occidentale minacciata oggi come non mai. Una civiltà laica e cristiana, anche se c’è chi tace per opportunismo. In difesa della quale bisogna resistere ad ogni costo.

Insciallah

È per questo che vi lascio con questo brano che era l’incipit del libro Insciallah, scritto mentre era inviata nelle zone di guerra in medio oriente. Non parla di islam parla di uomini e di cani ed è una metafora incredibile di questa assurda situazione di conflitto.

“La notte i cani randagi invadevano la città. Centinaia e centinaia di cani che approfittando dell’altrui paura si rovesciavano nelle strade deserte, nelle piazze vuote, nei vicoli disabitati, e da dove venissero non si capiva perché di giorno non si mostravano mai. Forse di giorno si nascondevano tra le macerie, dentro le cantine delle case distrutte, nelle fogne coi topi, forse non esistevano perché non erano cani bensì fantasmi di cani che si materializzavano col buio per imitare gli uomini da cui erano stati uccisi.

Come gli uomini si dividevano in bande arse dall’odio, come gli uomini volevano esclusivamente sbranarsi, e il monotono rito si svolgeva sempre con lo stesso pretesto: la conquista d’un marciapiede reso prezioso dai rifiuti di cibo e dal marciume.

Avanzavano lenti, in pattuglie guidate da un capopattuglia che era il cane più feroce e più grosso, e all’inizio non li notavi perché procedevano zitti. La strategia dei soldati che strisciano in guardingo silenzio per piombare sul nemico e scannarlo. Ma d’un tratto il capopattuglia lanciava un latrato, quasi lo squillo di una fanfara che annuncia l’attacco, al latrato seguiva un altro latrato, un altro ancora, poi l’abbaiare collettivo del gruppo che si disponeva in cerchio per chiudere il gruppo avversario, stringerlo in un assedio che impedisse la fuga, e scoppiava l’inferno.

Rotolando nel marciume aggressori e aggrediti si azzannavano alla gola e alla schiena, si mordevano gli occhi e gli orecchi, si strappavano il ventre, e gli urli di furore assordavano più delle bombe. Non importa quale combattimento lacerasse la notte, quale scontro tra gli uomini, il frastuono dei cani che si ammazzavano per il possesso di un marciapiede superava gli schianti dei razzi, i tonfi dei mortai, i boati dell’artiglieria. E mai un istante di riposo, di tregua.

Soltanto quando il cielo sbiadiva nel chiarore violetto dell’alba e le bande si dileguavano lasciando laghetti di sangue, carogne di compagni sconfitti, tornavi a udire i suoni della guerra fatta coi razzi e i mortai e l’artiglieria.”

Chissà se il cane ricco della Cirinnà capirà fino in fondo la fortuna di essere nato e vissuto nella bella, tranquilla ed occidentale Capalbio, dove la notte invece di lottare ed azzannarsi per il cibo ti lasciano insieme ai croccantini rotoli di soldi e tanto noiosa da fare fuggire pure le colf.