Anche l'abbattimento degli alberi pericolosi nella Villa solleva polemiche e veleni a Ceccano. Da destra ma anche da sinistra. Mancanza di trasparenza e metodo. Critiche interne e sostegno al sindaco
Da oggi il 24 ottobre, a Ceccano, si scrive (anche) con il rumore delle motoseghe in Villa. Tra perizie, sicurezza, frecce incrociate e nervi scoperti sull’Ambiente.
Il risveglio (e il rumore che sveglia tutti)
Ceccano si è alzata col ronzio delle motoseghe. All’alba sono stati abbattuti diversi alberi nella Villa comunale. Non per scenografia: sul tavolo c’è una perizia agronomica che classifica alcuni esemplari come a rischio elevato, in più punti di “pericolosità estrema”.

Il sindaco Andrea Querqui pubblica stralci delle schede e il principio che le regge: quando una relazione certifica un pericolo, si interviene. In calce, l’impegno: entro un paio di mesi saranno ripiantati nuovi alberi. Non saranno imponenti come quelli rimossi, ma più sicuri per chi la Villa la vive — soprattutto i bambini. Il consigliere delegato all’Ambiente Colombo Massa affianca il sindaco: «Operazione necessaria, anche se dolorosa. Nessun parallelismo con la Quercia: casi diversi. La sicurezza viene prima di tutto». E ribadisce che gli alberi verranno sostituiti quanto prima. Traduzione: atto dovuto a tutela dell’incolumità.
Quando una perizia specializzata indica un rischio per le persone, un sindaco ha l’obbligo di agire. Le scelte possono essere impopolari ma non scegliere è peggio. I binari sono due: rimuovere il pericolo (taglio, potature, transennamenti, interdizioni) e spiegare (atti pubblici, piano di reimpianto con specie, posizioni, tempi, manutenzione). Con un punto fermo: davanti a un’altalena piena di bambini, il “quasi mai” non è una politica pubblica.
Le reazioni (il merito divide meno del metodo)
Vanessa Savoni (voce interna, tono netto e leale)

Vanessa Savoni — considerata molto vicina alla squadra di governo ma soprattutto alla vicesindaca Mariangela De Santis — firma un post duro ma leale: denuncia mancanza di trasparenza e partecipazione su una scelta «difficile e dolorosa» che stravolge un giardino all’italiana in pieno centro. Non mette in discussione il principio della sicurezza, chiede metodo: condivisione preventiva, valutazione dell’impatto sociale, pubblicazione degli atti. È critica costruttiva dentro la maggioranza: coraggio politico, non fuoco amico.
Tra le righe forse c’è anche una frecciata non proprio velata: il tiro, questa volta, è sul delegato Massa. Segno che il tema non scalda solo l’opposizione.
Antonio Nalli (PD): puntuale, con obiezioni tecniche

Interviene Antonio Nalli (PD), noto in città per essere sempre preciso e puntuale — e questa volta lo ha dimostrato. Parla di un taglio pesante dei pini e rimprovera il metodo: «manca un passaggio di approfondimento e di dibattito partecipato», non ci si può «affidare ciecamente» agli uffici né a perizie superficiali. Inserisce un punto “scientifico”: circola la voce di 10 ginkgo in sostituzione; Nalli osserva che il pino, sempreverde, stocca CO₂ quasi il doppio del ginkgo e definisce la scelta debolmente motivata sul piano ambientale. Aggiunge un dettaglio locale: l’unica pianta davvero malata sarebbe quella di via Gaeta, davanti alle scuole medie, ancora non messa in sicurezza.
Dato politico: è una voce di campo; e quando le obiezioni arrivano dall’interno pesano di più. Il bersaglio, anche stavolta, è chiaramente il consigliere Colombo Massa.
Riccardo Del Brocco, parola per parola (solidarietà inaspettata, con stoccata)

«Chi di potatura ferisce, di potatura perisce»: l’incipit è da didascalia, poi arrivano i fatti. L’ex assessore all’Ambiente Riccardo Del Brocco — che con Querqui non è mai stato tenero — stavolta esprime piena solidarietà al sindaco. Spiega che amministrare significa assumersi responsabilità e fare scelte impopolari quando servono; che potare o abbattere non è di destra o di sinistra ma si fa per l’incolumità e sulla base di perizie. Dice che non alimenterà barbarie da social, che qui non parliamo di un singolo albero periferico ma di diverse unità destinate a cambiare il volto del giardino all’italiana.
Del Brocco, sulla sicurezza, mette un punto che è un fatto: non è un caso che si schieri con il sindaco, al quale porta solidarietà. La frecciatina finale però non manca: ricorda che ai tempi della “Quercia” in Via Madonna delle Grazie l’area fu transennata e vietata al pubblico, mentre qui — con una perizia di maggio — la zona sarebbe rimasta accessibile, ospitando eventi e picnic. È una stoccata di metodo: meno ideologia, più procedure.
Il precedente che brucia

Il fantasma torna da sé: la Quercia sopra il parco giochi, la polemica di allora, i bambini sotto le chiome. La lezione che esce oggi da Palazzo Antonelli è lineare: quando c’è di mezzo l’incolumità pubblica si interviene, senza se e senza ma. Perché “quasi mai” non vuol dire mai — e quel quasi, se va storto, si chiama tragedia.
Più dei tronchi tagliati, accende gli animi il come. Tre nodi — messi nero su bianco da Savoni e da Nalli:
- perizia: richiesta di pubblicazione integrale e leggibile, con mappa degli esemplari e motivazioni tecniche.
- preavviso: quando si tocca un luogo identitario come la Villa, informare prima è metà del lavoro.
- reimpianto: servono specie idonee, tempi certi, manutenzione programmata — qui entra la critica “scientifica” di Nalli (pini vs ginkgo).
Sul capitolo Ambiente non è la prima grandinata contro Massa. La novità è che questa volta gli strappi arrivano anche da dentro: non solo voci d’opposizione ma malumori interni che cominciano a trapelare — post, commenti, messaggi allusivi. Niente ultimatum scolpiti, ma abbastanza per capire.
Il giorno che non passa: ora la partita è il metodo

Il 24 ottobre a Ceccano non è mai un giorno qualsiasi. Da oggi si annota (anche) per la Villa: tagli dolorosi in nome della sicurezza, solidarietà inattese, critiche interne sul metodo, nervo Ambiente esposto. In mezzo, una costante: il sindaco ha fatto il suo mestiere, quello che anche Riccardo Del Brocco — piaccia o no — riconosce come atto dovuto: salvaguardare i cittadini. Adesso tocca al metodo: perizia online, reimpianto credibile, comunicazione adulta. Perché qui la memoria non scade: si misura ramo per ramo, albero per albero.
In tarda serata spunta anche un comunicato di Rifondazione Comunista – Circolo “5 Aprile”, firmato da Luigi Mingarelli. Ed anche qui il j’accuse è sul metodo: si chiedono trasparenza e partecipazione (perizia integrale online, mappa degli esemplari, confronto pubblico), si domandano ulteriori verifiche sui pini dato che le relazioni risalgono a maggio, e si incalza il Comune sul perché siano stati consentiti eventi sotto quelle chiome se il rischio era già noto, oltre a contestare l’uso dei fondi destinati al verde (con il paragone con Anagni); il testo non mette in discussione il principio della sicurezza, ma pretende coerenza e discontinuità nelle procedure.
E su questo dossier, Rifondazione e Riccardo Del Brocco finiscono sulla stessa riga e, per capirci, è come vedere Che Guevara e Churchill seduti sulla stessa panchina della Villa comunale di Ceccano a parlare di perizie e recinzioni.
(Foto di copertina © DepositPhotos.com).



