Non finisce qui. Ci sarà un seguito nelle aule di tribunale. Isabella Mastrobuono ha letto le due pagine con cui è stata bocciata dalla commissione indipendente che ha valutato l’operato dei direttori generali Asl del Lazio. Ed ha deciso di passare all’attacco. Le cifre non la convincono, sono troppo distanti da quelle che le aveva ipotizzato il professor Fernando Ferrauti che è stato consulente del ministro della Sanità Francesco Storace e prima ancora lo fu per Carlo Donat Cattin. Sente puzza di bruciato e vuole vederci chiaro: in queste ore decide se impugnare tutto davanti ai giudici del Tribunale Amministrativo Regionale.
Il sospetto che l’abbiano fregata ha dissolto in un attimo la delusione per avere fallito, cancellato in pochi secondi l’amarezza per essere stata l’unica nel Lazio a subire l’onta della bocciatura. Isabella torna ad essere Isabelita.
Ha riunito il suo ‘consiglio di guerra’. A Roma ha incontrato i suoi collaboratori più stretti, gli unici dei quali si fidasse davvero: il direttore amministrativo Mario Piccoli Mazzini che ora ha preso il suo posto come Facente Funzioni ed il direttore sanitario Roberto Testa. Hanno fatto il punto sulla situazione, esaminato i punteggi che l’Organismo Indipendente di Valutazione le ha attribuito, confrontati punto per punto con quelli attribuiti agli altri manager del Lazio. Il sospetto si è trasformato in certezza: è stata un’imboscata.
Che lo sia dal punto di vista politico è un’evidenza. Se lo sia stato anche dal punto di vista tecnico è questione che compete eventualmente al Tar accertare. E’ per questo che nelle ore scorse Isabelita ha salito le scale di uno dei più prestigiosi e quotati studi legali romani, lo stesso al quale si era rivolta un lunedì 19 ottobre per mettere punto la denuncia per violenza privata nei confronti del potentissimo dottor D. con il quale aveva avuto un violentissimo scontro verbale nel fine settimana precedente, in Regione, dove le era stato intimato di dimettersi e lei non aveva voluto firmare perché non c’era scritto che l’avrebbero trasferita allo Spallanzani (leggi qui il precedente). Il luminare del diritto ritiene che ci siano margini. E ora spetta solo ad Isabella Mastrobuono decidere se firmare e procedere.
La prima richiesta sarebbe quella della ‘sospensiva’ cioè la richiesta di congelare con effetto immediato l’atto firmato da Nicola Zingaretti che non le conferma il contratto. La sospensiva verrebbe motivata con la presenza di un pregiudizio grave ed irreparabile legato alle conseguenze che la professoressa subirebbe. Nel caso in cui questo principio venisse accolto dal Tar, Isabella Mastrobuono verrebbe immediatamente reintegrata nel suo ufficio. Il dottor D. ne è stato informato ed ha già portato elmetto e giubbotto mimetico in ufficio: scenderebbe in trincea personalmente a contestare ogni virgola.
La situazione preoccupa i principali candidati alla successione. Renato Sponzilli, già direttore socio sanitario della Asl di Frosinone e poi direttore generale della Asl di Latina, resta in servizio fino a dicembre e se vogliono affidare a lui la rogna del dopo – Mastrobuono devono sbrigarsi; qualche perplessita ce l’ha anche Narciso Mostarda, già direttore di Distretto a Frosinone ed ora Direttore Sanitario ai Castelli Romani: se deve essere lui a caricarsi sulle spalle il dopo – Isabelita non vuole correre il rischio di ritrovarsi al centro di una guerra infinita combattuta con le carte bollate.
I rumors dicono che l’ipotesi del ricorso legale non abbia nemmeno scalfito il governatore Zingaretti. Per lui la Asl di Frosinone è un capitolo chiuso. Ed il nome del nuovo Direttore Generale è solo questione di giorni. Oppure di ore.