Acea, ecco cosa c’è scritto nella nuova ordinanza che dice no a Cassino

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Non c’è bisogno di sospendere la sentenza: il Comune di Cassino può fare presente al commissario prefettizio Ernesto Raio tutte le sue esigenze legate alla consegna dei suoi acquedotti ad Acea. Dialogando con lui eviterà di trovarsi in una situazione di inadempimento e mettersi così fuori legge. I giudici del Consiglio di Stato lo hanno scritto in mattinata nel provvedimento che ha respinto la richiesta del sindaco Carlo Maria D’Alessandro dicendogli no ad una proroga di trenta giorni per studiare bene le carte (leggi qui il precedente)

Tra le righe c’è un messaggio ben preciso: i giudici non intendono tornare sui loro passi, non hanno intenzione di rimangiarsi la sentenza, non sono orientati a rivedere un bel niente.

Lo scrivono, con garbo, nel passaggio in cui dicono che «le eventuali prospettazioni ed esigenze del Comune in merito alla modalità di esecuzione della sentenza possono essere fatte valere avanti al Commissario ad acta, come peraltro il Comune ha già cominciato a fare mediante la già citata comunicazione del 27 giugno 2016, avente ad oggetto la richiesta di un incontro urgente con il Commissario ad Acta presso la Prefettura di Frosinone, con il quale il Comune può ben collaborare evitando di trovarsi in una situazione di oggettivo inadempimento.

Il Comune di Cassino si è affidato all’avvocato Francesco Antonio Caputo di Roma. Il quale ha chiesto la «la riforma della sentenza del Consiglio di Stato, Sez. V, n. 2614-2015, resa tra le parti, concernente l’ottemperanza alla sentenza n. 2614-2015 del Consiglio di Stato, Sez. V , relativa alla consegna dei beni afferenti al servizio idrico integrato». Cioè di rivedere il termine di consegna degli impianti ad Acea, spostandolo in avanti di almeno trenta giorni.

Quel è stata la motivazione con cui chiedere questa riforma? Il Comune di Cassino l’ha chiesta «Al fine di avere cognizione delle problematiche relative alla sentenza oggetto di ottemperanza». Che tradotto significa: siamo appena arrivati, fateci leggere le carte.

Ma i giudici hanno «ritenuto, tuttavia, che l’istanza di proroga non può essere accolta, atteso che il termine di 30 giorni sopra indicato è stato disposto in modo inderogabile dalla sentenza di ottemperanza n. 2614-2015, non modificabile irritualmente dall’istanza in oggetto».

E poi la parte finale. Quella con cui i magistrati dicono in sostanza, ‘collaborate con il commissario oppure sarete inadempienti’.

Dalla sua parte però il Comune ha una buona dose di fortuna: il commissario Raio ha una lunga serie di ferie arretrate ed in prefettura è scattata la disposizione che impone di smaltire quanti più giorni possibile. Grazie a questa coincidenza ha già evitato che il commissario completasse le operazioni all’inizio della settimana. E se il 2 o il 3 agosto, quando tornerà, dovesse mancare anche un solo documento, in agenda ha già un’altra settimana di ferie.