L'assemblea straordinaria non ha votato il rifinanziamento della società pubblico-privata. I Comuni non intendono esporsi per un'azienda che chiuderà nel 2032 e quindi non ci sarebbero i tempi per ammortizzare gli esborsi. La riunione è stata rinviata tra le polemiche con Pd e FI che hanno minacciato ricorso al Tar. Si spacca il centrodestra. Bocciata la proposta di Cusani
Nessuna ricapitalizzazione di Acqualatina. Almeno per ora. Lo ha deciso l’assemblea straordinaria dei soci (era presente il 97% dei suoi aventi diritto) al termine di una seduta che sul piano politico ha evidenziato la spaccatura esistente sull’argomento nel centrodestra: Forza Italia e Partito Democratico da una parte, Fratelli d’Italia e Lega dall’altra.
Latina chiede il rinvio

Che non fosse quella di venerdì una passeggiata di salute si è capito subito dall’intervento in apertura del delegato della sindaca di Latina Matilde Celentano, l’avvocato Giacomo Mignano.
Ha chiesto un rinvio del punto: la nuova capitalizzazione della principale azienda pubblico privata della provincia di Latina che si occupa della gestione dell’acqua e della depurazione: la stima è di circa 30 milioni di euro (metà a carico del socio privato, metà a carico dei soci pubblici) e “svenerebbe” la gran parte dei Comuni soci. Il primo, grazie al suo 10 % delle quote, è proprio Latina città che sarebbe costretta a versare oltre 3 milioni di euro. Troppi al momento per le casse di piazza del Popolo.
La proposta di Mignano ha lasciato aperto uno spiraglio: se i Comuni non hanno la capacità di mettere fuori oltre 15 milioni di euro in base al 51 % delle azioni che detengono, “vediamo di percorrere strade alternative per evitare di trovarci qui tra un mese (l’assemblea ordinaria sullo stesso argomento era stata rinviata lo scorso settembre ndr) e non affrontare e risolvere il problema”.
Problema di liquidità ed il “no” dei Comuni

Che esista un problema di liquidità nell’ente lo hanno detto, con toni sfumati, l’amministratrice delegata (rappresenta il socio privato, Idrolatina e, dunque, Italgas) Patrizia Vasta e la presidente Cinzia Marzoli. Potrebbero verificarsi anche dei ritardi per il pagamento dei fornitori nonostante la società vanti utili importanti ed un avanzo di amministrazione “monstre”. Si tratta di numeri importanti sulla carta ma non esigibili in concreto: perché quei soldi sono rimasti appunto sulla carta. La gente non paga le bollette ed Acqualatina ha condotto un’insufficiente lotta alla morosità negli anni.
Le bollette sono state aumentate con una percentuale inferiore rispetto a quanto previsto dall’Arera (l’Authority sull’acqua ed energia) ma bisogna finanziare 300 milioni di investimenti (soprattutto nella riduzione delle perdite lungo le reti idriche) prima che la società cessi la sua attività nel 2032.
Proprio per questa data “ravvicinata” i Comuni con gli ordini del giorno approvati nelle rispettive assemblee civiche hanno motivato il loro “no” alla ricapitalizzazione di Acqualatina spa: il tempo a disposizione è davvero irrisorio per ammortizzare nuovi sacrifici economici.
La proposta di Cusani per rompere l’asse FI-Pd

L’assemblea dei soci è stata poi vivacizzata dall’intervento molto atteso del sindaco di Sperlonga e due volte presidente della Provincia Armando Cusani A dargli l’assist era stata propria la richiesta di Mignano di rinviare la seduta per trovare “soluzioni alternative”.
E Cusani la proposta l’ha fatta: Acqualatina non restituisca per alcuni anni i canoni concessori spettanti ai Comuni aderenti (si tratta delle somme che Acqualatina deve ai Comuni per averle dato i depuratori e le reti idriche costruite prima della privatizzazione). Poi, con la “responsabile collaborazione” dell’amministrazione Provinciale “vada presso qualsiasi banca e, presentando l’entità di questi canoni come crediti, si faccia concedere un mutuo per evitare di morire”.
Cusani ha tentato di spaccare il fronte dei Comuni dell’asse Forza Italia-Pd aggiungendo due concetti. Il primo: rinunciando ad introitare i canoni concessori (ammonterebbero secondo alcune stime a nove milioni di euro), i Comuni non effettuerebbe alcun sacrifico economico. “Neppure per un euro”.
Il secondo: se la politica continua a gettare il pallone in tribuna, il CdA di Acqualatina sarebbe costretto a portare i libri contabili in Tribunale. Ed a quel momento “nessuno dovrebbe scandalizzarsi se il liquidatore nominato aumentasse le bollette all’inverosimile”.
I sindaci bocciano l’idea di Sperlonga

I sindaci non hanno seguito la tesi del Comune di Sperlonga che da mesi, nonostante i continui attacchi del coordinatore regionale di Forza Italia, il Senatore Claudio Fazzone, difende a denti stretti la nuova governance (vicina a FdI e alla Lega).
Nessun fronte si è aperto quando è intervenuto il delegato del comune di Fondi. Ha detto che i Comuni potrebbero pure rinunciare a monetizzare nei rispettivi bilanci i canoni concessori di Acqualatina ma Italgas spa faccia “concretamente” la sua parte. Come? Contribuendo a ricapitalizzare un’azienda di cui è socio di minoranza attraverso Idrolatina.
Quello che viene definito il “terrorismo psicologico” di Cusani è stato respinto al mittente dai sindaci del fronte Fi-Pd. Sostengono che non esista una carta da cui si evinca la sofferenza economica, il deficit strutturale di Acqualatina. Che, volenti o nolenti, ha bisogno di risorse fresche e nuove per continuare gli investimenti iniziati grazie ai fondi del Pnrr.
Rinvio con il giallo

Alla fine hanno votato per il rinvio Italgas ed i Comuni di Latina, Spigno Saturnia e Sperlonga. Per la quale, il sindaco Cusani ha detto che “questa inerzia, secondo il codice civile e penale, potrebbe rivelarsi un atto dannoso nei confronti della società di cui facciamo parte”. Mentre il comune di Terracina, alle prese con una sempre preoccupante crisi politica amministrativa interna si è astenuto.
L’istanza di rinvio è passata con il 62% dei soci presenti perché basta la maggioranza semplice. I sindaci di area Forza Italia-Pd minacciano il ricorso al Tar. Sostengono: “Eravamo in un’assemblea straordinaria ed il suo rinvio sarebbe stato legittimo con i due terzi dei suoi componenti, il 66,6%”. Un altro fronte si è aperto e la nuova seduta, la terza, è stata aggiornata al 28 novembre. Salvo fatti nuovi.


