Adelante contabili: la manovra di Schlein fra Sad, Stellantis ed Ace

Coperture fumose e blitz a Pomigliano, ma il vero problema delle opposizioni è che fanno i conti senza avere la borsa. E sbagliano

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Pochi elementi ma molto complessi: lo scenario di quella che alcuni media hanno definito la “contromanovra” di Elly Schlein è di questo tipo. Cioè dei più sdruccioli, a ben vedere, perché quando sei all’opposizione e di questi tempi hai una mission facile ma a volte evanescente. Quella di criticare la Legge Finanziaria di chi è in carica al momento e di indicare quale sia la tua rotta. In questo modo la “tua” gente e quella che vorresti diventasse tua per parte matura un’opinione non proprio lusinghiera dei governanti. E per converso vede in te quello “bravo”.

Tutto perfetto in dialettica politica, molto meno perfetto quando la politica si fa cosa seria e concreta. Perché se non ci sono le coperture te puoi anche dire che pagherai il 30% del gasolio di cui fanno rifornimento ogni giorno i cittadini, ma poi alla fine su quella favola bella ci devi mettere i soldi. E lì son guai perché noi di soldi ne abbiamo pochi.

Lo scenario “roseo” di Stellantis

(Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Talmente pochi che ad esempio su Stellantis, in cui a differenza dei francesi non siamo entrati in quota capitale, le promesse si sprecano e gli scenari rosei fanno il paio con l’inesorabile incedere del Natale. Ma è fuffa, una fuffa a cui ad esempio, in ambito settoriale, la segretaria dem vorrebbe accorpare il format dell’Ace. Di cosa parliamo? Del cosiddetto Aiuto alla crescita economica, cioè un’agevolazione introdotta nel 2011 per “favorire il rafforzamento della struttura patrimoniale delle imprese e del sistema produttivo italiano”.

Come funziona? Con una deduzione dal reddito imponibile netto, di un importo che “corrisponde al rendimento figurativo degli incrementi di capitale proprio realizzati a partire dal 2011”. Insomma, uno sconto all’industria di cui oggi Stellantis è totem in negativo, a contare guai ed aria che tira negli stabilimenti italiani.

La doppia dialettica su Cassino Plant

La Maserati Grecale

Come a Cassino-Piedimonte, dove hai voglia ad incentivare “le imprese che si finanziano con capitale proprio”. E soprattutto hai voglia ad ascoltare i concetti rosei recentemente illustrati in un incontro al Mimit. Giuseppe Manca, responsabile risorse umane di Stellantis Italia, era stato cuore di panna, ed aveva detto che “Stellantis ha un piano per l’Italia, che è stato condiviso coi nostri partner sindacali, e che oggi condividiamo a questo tavolo”. Salvo poi farsi scivolar via nelle ore scorse, incalzato ad Omnibus su La7 sulle lettere di licenziamento nell’indotto, un laconico: “E’ una cosa spiacevole”.

La settimana passata Elly Schlein era arrivata a Pomigliano, dove c’era e c’è il picchetto di protesta dei lavoratori dell’indotto dell’auto. Ci era arrivata giusto a valle delle lettere di licenziamento per 97 lavoratori dell’azienda di movimentazione Trasnova. E con l’aura bigia cesellata da Carlo Calenda di chi non aveva parlato subito dopo la dimissioni di Carlos Tavares. Ubbie o meno del leader di Azione sul gruppo Gedi, il blitz della Schlein su Repubblica era finito a pagina 30.

Dal canto suo Manca aveva ribadito: “La situazione di Cassino? Per tale stabilimento, sulla nuova piattaforma Stla Large saranno prodotte la nuova Stelvio nel 2025 e la nuova Giulia nel 2026, in versione Bev. Più un ulteriore modello negli anni successivi. La Maserati Grecale, ad oggi in produzione sulle linee del sito pedemontano, andrà oltre il 2030”.

Tradotto: noi faremo le auto e il ministro Urso alla fine si accontenterà dei nostri numeri di occupazione e di produzione, quindi qui nessuno chiude.

L’incognita suprema: il mercato

Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica

Sì, ma moltissimi saranno eccedenza, con le richieste di mercato di oggi. E per Natale se non arrivano ammortizzatori sociali straordinari commesse se la rischiano in tantissimi, e le lettere di licenziamento sono arrivate anche a Cassino-PIedimonte. Ed a niente potrà servire la nuova partnership tra Stellantis N.V. e Factorial Inc.. Quelle con cui si sta perfezionando la tecnologia delle batterie allo stato solido di Factorial sull’elettrico. Insomma, il tema di ampio respiro è il solito: i partiti di opposizione hanno le loro ricette ma sembrano agire secondo il mantra del “cuore che ha le proprie ragioni che la ragione non conosce”.

La Schlein ha indicato cinque priorità assolute nell’enunciare la manovra come la vede lei. E sono tutte inoppugnabili in decantazione logica: sanità pubblica, istruzione e ricerca, lavoro e salari, politiche industriali, diritti sociali e civili. Antonio Misiani, che del Nazareno è l’uomo col pallottoliere, l’ha messa bene, almeno in punto di gorgheggio media.

Le cinque vie del Pd per risolvere

Antonio Misiani (Foto: Canio Romaniello © Imagoeconomica)

“Sono cinque priorità, che stanno sulle dita di una mano. Un pacchetto credibile, realistico e mirato. Non è il libro dei sogni, ma sono proposte puntualmente coperte. Tuttavia Il Foglio a quella spendibilità di cassa ci crede poco e spiega che “a differenza di quanto sostenuto, le coperture sono del tutto assenti o fumose. Bastano le dita di una mano, la stessa di Schlein per fare i conti.

E secondo Luciano Capone e Carlo Stagnaro “il dito delle politiche industriali prevede diversi aumenti di spesa e riduzione delle tasse, tra cui il ripristino dell’Ace (Aiuto alla crescita economica) che da solo costa 5 miliardi. Coperture: zero”. A traino del tema industria c’è ovviamente quello del lavoro. Ed in questo caso i fondi sarebbero reperibili dal taglio dei Sad.

Il taglio ai sussidi ambientalmente dannosi

Cioè? Si tratta dei sussidi ambientalmente dannosi. Con incentivi diretti e indiretti. Insomma, sono sconti sulle tasse che hanno ad oggetto in particolare “beni o lavorazioni per ridurre il costo di utilizzo di fonti fossili o di sfruttamento delle risorse naturali”. Si parla di benzina, gasolio, riscaldamento e nelle industrie, tutto ciò che se viene attuato fa star meglio l’ambiente. Solo che è un ossimoro, perché una delle principali voci sarebbe quella di incentivare l’elettrico, ma il mercato non ne vuole sapere. Costa, costa maledettamente troppo.

E i padri di famiglia italiani si tengono molto volentieri i loro “naftoni” perché una 550 elettrica costa da 30mila euro in su e ci sono case dove 30mila euro è ingresso annuo complessivo in famiglia. Ad ogni modo con il taglio dei Sad, almeno secondo lo scenario economico disegnato dal Pd, si andrebbe a finanziare le misure per il lavoro. Misure come “l’estensione dei congedi per i padri e l’aumento dell’indennità per le madri”. Quali congedi dal lavoro se il lavoro te lo tolgono?

Cosa non quadra, per niente

Elly Schlein (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Il dato però è un altro, ed è quello, spiacevole, per cui molte delle coperture indicare dal Nazareno sono fittizie. Cioè legate a fluttuazioni di mercato e di società che non potranno mai costituire base concreta per imbastire una manovra, che è roba quadrata e maledetta. Fluttuazioni che manderebbero la Ragioneria dello Stato ai proverbiali “pazzi” prima e verso un diniego ovvio dopo.

Ma la politica è fatta così: è bifronte per natura e in democrazia di rappresentanza diventa quasi ambigua. Con una mano ti indica la via che gli altri non hanno percorso e con l’altra ti saluta mentre ti avvii fiducioso. Ma poi quando cadi nel burrone cantando le lodi della tua “guida” all’improvviso dietro non c’è più nessuno. Perché nel vuoto un dietro non c’è.