Alfieri e quota tre «Per chiudere il dopo Covid e passare la mano»

Domenico Alfieri, già commissario provinciale del Partito Democratico in Ciociaria. Si candida per il terzo mandato da sindaco a Paliano. E spiega: "Giusto dare la terza possibilità, per compketare ciò che il Covid ha rallentato. E cedere la mano gradualmente alla prossima generazione”

Massimiliano Pistilli

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Giura che fino alla fine è stato tentato di non farlo. E che avrebbe preferito non candidarsi per il terzo mandato da sindaco di Paliano. Domenico Alfieri è convinto che dieci anni possono essere sufficienti a lasciare il segno. A fargli cambiare idea sono stati due obiettivi: completare ciò che il Covid gli ha rallentato, organizzare il graduale passaggio di consegne alla prossima generazione.

Si candida per il terzo mandato, gli avversari vengono dall’interno: c’è qualcosa di sbagliato?
Domenico Alfieri

«No, non ci sono cose sbagliate. In una comunità è legittimo che ciascuno ponga le sue aspirazioni. In questo senso è giusto che ognuno abbia la possibilità di contarsi e pesare il proprio consenso. Semmai, il problema si potrebbe porre sul piano politico: candidati che vengono dallo stesso Partito indicano che non c’è stata la maturità per pervenire ad una sintesi politica. Ma in una comunità dalle dimensioni come la nostra di Paliano ed in un confronto che è amministrativo e non politico, credo che ci possa stare e che non sia un dramma. Ognuno metterà sul piatto della bilancia il proprio peso specifico, gli elettori decideranno...»

La politica ha ancora un senso o è l’amministrazione ad avere il primato?

«Se ragionassimo alla luce di quanto sta avvenendo in città come Veroli o Ferentino, dove pezzi di centrosinistra e di centrodestra governano assieme, dovremmo dire che la politica è finita. Invece dobbiamo tenere conto di un dato decisivo: con l’istituzione della Seconda Repubblica abbiamo dato un ruolo centrale ai territori. Prima erano i Partiti a calare dall’alto le loro decisioni. Oggi, dopo tante battaglie, siamo riusciti ad imporre il primato dei territori e dell’amministrazione. E questo consente di mettere al centro di tutto i progetti per far crescere le nostre città, accantonando un po’ la politica e l’ideologia. Una piazza, una fontana, una palestra non sono né di destra né di sinistra ma sono per tutti i cittadini. Sarebbe sciocco dividersi sui progetti per allearsi soltanto nel nome della politica. Certo, qualche limite sarebbe logico che restasse: in alcuni casi si rischia di mandare in confusione l’elettore». 

Alla presentazione della candidatura sono arrivati sindaci di centrodestra e centrosinistra del comprensorio: cosa significa
Pierluigi Sanna sindaco di Colleferro e Domenico Alfieri

«Che oggi non si può vivere e ragionare rimanendo chiusi nel proprio recinto, stando sotto al campanile. Viviamo in un mondo interconnesso e proprio per la ragione che spiegavo poco fa, l’amministrazione dei territori spesso unisce sindaci di estrazione diversa accomunandoli nella stessa battaglia. È quanto accaduto con la chiusura dell’impianto dei rifiuti di Colleferro. La presenza di tanti colleghi di così diversa estrazione è il segnale che Paliano in questi anni ha saputo fare squadra senza farsi intrappolare dalle ideologie». 

Qual è stato il momento più difficile di questi 5 anni?

«Il barbaro assassinio di Willy ha imposto a tutti di fermarci e riflettere, domandarci cosa stiamo diventando e dove stiamo andando. In tutto questo grigiume c’è una luce ed è quella che Willy ha acceso con il suo eroico, gratuito, spensierato comportamento. Io credo che quel gesto vada ricordato in ogni modo possibile: non il male che gli è stato fatto ma il bene che Willy ha tentato di fare a costo della sua vita». 

Il vicepresidente di Unindustria Gerardo Iamunno ha lasciato Paliano, senza grandi traumi: quanto è profonda la cicatrice?
Gerardo Iamunno (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

«Sul piano pratico dobbiamo riconoscere che attraverso il lavoro portato avanti non ci sono state ferite profonde, tutti i lavoratori hanno avuto una collocazione. Il vero problema è il motivo per cui è andato via. Abbiamo il dovere di combattere questo mostro che è la burocrazia e scrivere nuove regole, più snelle, altrimenti ci uccideranno. Nel nostro piccolo, lo abbiamo fatto. Ed in questi anni sono state una mezza dozzina le nuove imprese che hanno aperto i battenti sul territorio. Ed altre vogliono farlo.. Dobbiamo proseguire su questa strada». 

Guardando avanti, come sarà l’eventuale terzo mandato? 

«Sarà di completamento e transizione: completeremo ciò che il covid ed il lockdown hanno rallentato. Ci sono 17 milioni di opere pubbliche avviate tra cui la Palestra Fuksas e e tutte le scuole di ogni grado. E poi inizierà il gradule, sistematico passaggio alla prossima generazione, dovremo arrivare alla fine del terzo mandato con tutte le consegne già passate ad una nuova squadra pronta a prosguire sul solco che abbiamo tracciato in questi anni».