Gli indizi ci sono tutti. Solo il 2019 potrà dire se sarà l'anno del rimpasto nella giunta di Daniele Natalia. Chi sono gli indiziati. E per quali motivi
E se il nuovo anno, per l’amministrazione comunale di Anagni, si aprisse con un rimpasto? Al momento è solo una supposizione. Suffragata però da alcuni dati di fatto, oltre che da parecchie voci. Che potrebbero portare, nel giro di qualche giorno, a novità consistenti nella squadra di governo del sindaco Natalia.
Per capire cosa potrebbe succedere basta fare un passo indietro. E tornare all’ultimo consiglio comunale del 2018. Quello, come ricorderanno tutti, caratterizzato da furibonde polemiche su una serie di variazioni di bilancio. (leggi qui Il rimpasto impossibile per mancanza di assessori) Un consiglio sulfureo, con scambi di accuse tra maggioranza ed opposizione. Tanto da avere una coda giudiziaria, con una querela per diffamazione annunciata dalla consigliera del Pd Sandra Tagliaboschi nei confronti dell’assessore al bilancio Carlo Marino. Lei aveva accusato lui di incompetenza. Lui aveva replicato accusando lei di scarsa autonomia, e di essere, nei fatti, eterodiretta dal fratello Aurelio.
Ma, al di là dei battibecchi tra Marino e la Tagliaboschi, a tanti è sfuggito un passaggio interessante. Ovvero la critica nei confronti di altri due esponenti della giunta Natalia: ovvero l’assessore ai lavori pubblici Simone Pace e quello al patrimonio Floriana Retarvi. Tutti e due accusati, in poche parole, di essere assenteisti. Di aver accumulato parecchie assenze nelle riunioni di giunta.
Pace si è difeso nel corso del consiglio, ricordando di essere stato impegnato col lavoro. La Retarvi invece no.
E qui sorgono i problemi. Perché per Pace (ed anche per Marino) il sindaco ha sentito il bisogno di spendere parole di difesa, per mettere al riparo il loro operato. Per la Retarvi invece nessuno, né durante il consiglio, né dopo, ha sentito il bisogno di proporre qualche parola di difesa.
E questo, nel linguaggio della politica, vuol dire una cosa sola. Che la posizione della seconda assessora (dopo la Chiarelli, in quota Fdi) della giunta comincia a diventare meno ferrea. Un’opinione che, sia pure a denti stretti, circola anche tra i banchi della maggioranza. Dove non sono in pochi, magari sotto il rigoroso mantello dell’anonimato, a giudicare la figura della figlia di Guglielmo Retarvi (storico esponente di tante giunte del centrodestra dei tempi di Franco Fiorito e Carlo Noto), piuttosto –come dire?-esile.
E qui si arriva al discorso del rimpasto. Attualmente le posizioni “complicate” in giunta sono tre; quelle di Pace, Marino, e della Retarvi appunto. Il primo, oltre che dalle assenze, sarebbe appesantito dalle frequenti visite della Guardia di Finanza in Comune per fatti ed appalti relativi alla giunta Bassetta. In cui lui ricopriva la stessa carica di oggi, quella di assessore al Lavori Pubblici.
Il secondo sarebbe invece gravato da qualche perplessità di troppo sulla sua competenza in materia di numeri; un dubbio non da poco, visto che si tratta dell’assessore al bilancio. Entrambi però hanno una lista strutturata alle spalle. Marino, a quanto si dice, anche la stima personale del sindaco.
La Retarvi invece sembra sempre più isolata. E, come detto, la mancata difesa, magari d’ufficio, alle accuse mosse sul suo conto, è significativa. L’unico argomento a suo favore è, al momento, la legge sulle quote rosa.
Una sua uscita dalla giunta significherebbe rimettere in gioco il complicato incastro di equilibri politici che aveva realizzato il sindaco all’epoca della composizione della squadra di governo.
Basterà questo a salvare la figlia di cotanto papà?