Aprilia sciolta per mafia: il Governo commissaria il Comune per 18 mesi

Il Consiglio dei Ministri ha deciso di commissariare il Comune di Aprilia per infiltrazioni mafiose, diventando il primo comune della provincia di Latina a subire questa misura. La decisione, basata su una relazione del Prefetto, segue un'indagine di sei anni e arresti significativi

Una decisione attesa, ma che è arrivata nel momento più inaspettato: il Consiglio dei Ministri ha sciolto il Comune di Aprilia per infiltrazioni mafiose. Su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, la città verrà ora commissariata per i prossimi 18 mesi. Un fulmine a ciel sereno – o quasi – che cade proprio alla vigilia di Pasqua, quando ormai tutti davano per scontate le elezioni comunali il 25 e 26 maggio.

Aprilia entra così nella storia, suo malgrado, come il primo comune della provincia di Latina a essere sciolto per mafia. Alla base della decisione, la relazione inviata dal Prefetto di Latina Vittoria Ciaramella dopo sei mesi di lavoro della Commissione di accesso. Un documento che fotografa un sistema inquietante: il Comune, secondo la magistratura, era sotto il controllo di un’organizzazione criminale strutturata, capace di influenzare tanto la sfera amministrativa quanto quella economica.

La lunga indagine

L’indagine che ha fatto tremare le istituzioni locali parte da lontano: nel 2018. E arriva ad una clamorosa operazione dei Carabinieri il 3 luglio scorso: 23 arresti, accuse gravissime. Vanno dallo spaccio di droga all’estorsione mafiosa, passando per usura, corruzione e persino rapina. Tra gli indagati, anche il sindaco Lanfranco Principi. Per lui, messo ai domiciliari a luglio, si ipotizzano lo scambio elettorale politico-mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa. Appena a gennaio dichiarava: «Aprilia non è una città mafiosa». I sospetti raccolti dagli inquirenti lo smentiscono in pieno. Altrettanto fa ora la relazione del Prefetto e la decisione del Ministro.

Secondo il procuratore di Roma Francesco Lo Voi, Aprilia è stata «completamente controllata» da un’organizzazione mafiosa paragonabile a quelle di Corleone o della Calabria. Rapporti con ‘ndrangheta, camorra, estorsioni, traffico di droga, società di comodo, intimidazioni: un copione criminale messo in scena a pochi chilometri dalla Capitale. E il sindaco? Non solo ne era consapevole, ma – secondo il Gip – avrebbe agevolato l’organizzazione, bloccando persino la costituzione del Comune come parte civile in un processo per mafia. Il tutto con un linguaggio inequivocabile: «Noi non ci costituiamo per un cazzo», avrebbe detto, parlando del boss di riferimento dell’organizzazione.

Tutto in fretta

Colpisce la velocità con cui tutto è precipitato: solo sei anni fa, con 200 voti di “sostegno”, Principi entrava in consiglio comunale. A luglio è uscito di scena con un’accusa pesantissima e una città commissariata: ora si azzera tutto e per 18 mesi ci sarà un Commissario incaricato di bonificare dalle infiltrazioni mafiose la città.

Il sipario su Aprilia non è calato, ma quello che si è aperto è un atto drammatico di verità. E ora la città deve ripartire da lì.