
La Direzione Nazionale di Fratelli d’Italia e i nodi al pettine: senza forzare troppo contro la magistratura ché alla fine non paga
Massimo Ruspandini lo ha definito così: “Un importante momento di confronto e di riflessione con i ministri e i dirigenti”. Ed il deputato di Fratelli d’Italia nonché presidente provinciale del Partito di Giorgia Meloni a Frosinone non ha avuto torto. O quanto meno non ha potuto evitare che il tono didascalico del suo post social soccombesse rispetto a letture più precise. E delicate. Tanto delicate che alla fine il mastice più importante della Direzione Nazionale di Fratelli d’Italia allo spazio ‘Roma Eventi’ di Piazza di Spagna è stato quello del “noi”.
Di una prima persona plurale cioè che, declinata in diverse salse, ha certificato due cose. Che Via della Scrofa ha due urgenze in petto: non arroventare troppo gli animi contro la magistratura e sciogliere il nodo Santanchè. Sul primo tema la mission è stemperare, come vuole, fortissimamente vuole, anche Arianna Meloni.
La “riflessione” di Ruspandini

Lo scopo è far passare il messaggio per cui Fdi non userà il caso Almasri come paradigma belluino e generalista, e che ce l’ha con “certe toghe” e non con l’idea stessa di toga. Poi che le prime sono minoritarie e cassabili al netto della onorabilità della categoria tutta: niente scontro di poteri dunque, sennò alla fine ci si cuoce nel brodo di quel che sotto sotto si pensa ma che adesso non si deve dire. Per contrappasso dantesco a dare il claim su un tema così delicato ci ha pensato un insolitamente lucido Francesco Lollobrigida.
Così: “Non esiste che un partito nato nell’ammirazione di Paolo Borsellino possa essere contro la magistratura”. Il richiamo è forte ed un po’ untuoso, essendo noto ai più che Giorgia Meloni per sue stessa ammissione ha deciso di intraprendere la carriera politica proprio dopo e “grazie” alla strage di via d’Amelio. Al netto di quel “non esiste” da chat tra 16enni il ministro dell’Agricoltura ha centrato il focus.
Lollo, Borsellino e i toni bassi
E sulla vicenda Santanché? Lì la linea lessicale l’ha dettata lei stessa, frettolosa ma chiara: “Orgogliosi del percorso che stiamo facendo e della fiducia che ogni giorno gli italiani ci dimostrano. Continueremo a lavorare uniti per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi”. Orgoglio, prima persona plurale e quel vaticinante “continueremo”, un “noi” che vale più di centomila discorsi (che la ministra-Pitonessa non ha fatto).

La linea l’ha dettata come sempre e come da format politico la Sorella d’Italia. Una Arianna Meloni che non ha scelto la modalità “Erinni”, ma quella dello “stringiamoci a coorte”. Il che vuole dire fare quadrato e mettere da parte, in punto di ordine di reggimento, ogni sbavatura interna. Perciò “avanti uniti con Giorgia Meloni, questo è il tempo della responsabilità”. Poi il richiamo mezzo biblico e da Cattività Bailonese superata: “La traversata nel deserto è stata lunga ma oggi Fratelli d’Italia è il grande partito della Nazione”.
La rotta di Arianna
Che significa? Che ciascuno è chiamato a fare la propria parte, o quanto meno a non far danno in un momento così cruciale, a contare che Fdi ha boderline lessicali da manuale, a non mettergli briglia. Con la premier indagata, una ministra rinviata a giudizio (ed in ottima compagnia) ma resistente ad ogni ovvietà e con l’Albania che continua a risputar via dai suoi Cpr verso Roma migranti e legiferati muscolari. Il momento è topico amici (compagni pareva brutto e camerati pare superato), perciò guai a chi scarroccia.

Conviene invocare i sondaggi, che al netto dei guai inside del partito sono stellari perché la premier piace più di quanto non dispiaccia quel suo essere premier “capa”. E Daniele Maura, consigliere regionale del Lazio, è andato a parare proprio lì: sul sicuro.
“Nonostante gli attacchi gratuiti quotidiani e i tentativi di destabilizzare il Governo, il sostegno degli italiani rimane solido, anzi cresce sempre di più! A testa alta, sempre!”.
Rispettare “oneri ed onori”
Testa alta sì, ma sempre, come ha ribadito la Sorella d’Italia, “rispettando oneri e onori”. Tradotto liberamente: boni con le polemiche e boni al quadrato con i malumori, qui la giostra ha accelerato e ognuno si tenta stretto al collo del suo cavalluccio senza dire mostruosità. Anche perché alla Direzione Nazionale del partito di Giorgia Meloni mancava… Giorgia Meloni.

Ergo, è toccato alla sorella mettere il kevlar in petto al partito ed alla linea di governo che il partito detta. La responsabile della segreteria politica di Fdi ha tracciato la rotta ed ha eluso a suo modo le luci troppo accese sul caso Santanchè, che tra i ministri di Fdi è stata la sola a non parlare ed a sgattaiolare via prima per “impegni già presi”.
Il senso è che si resta compatti come mai prima, piovono shrapnel e serve una trincea a con bordo alto. Perciò la sola via è quella dell’orgoglio, e di un Paese che nella narrazione di Fdi ha la testa alta e la schiena dritta come mai prima.
Giorgia come Frodo
“L’Italia è stata svenduta a lungo, ora è il tempo di capire da che parte stare. Dobbiamo realizzare ciò che ci eravamo promessi di fare quando abbiamo iniziato a fare politica“. Poteva mancare il richiamo tolkieniano? “Giorgia è il nostro Frodo e noi siamo la Compagnia dell’Anello. L’anello è pesante, dobbiamo aiutarla nella fatica di portarlo senza mai indossarlo”. Al netto di un’immagine per la quale oggi L’Occhio di Sauron per Fdi porta una toga nappata il dato politico è evidente.

Ed è questo: tra caso Almasri, caso Santanché e decisione del Tribunale di Roma di sospendere il trattenimento dei 43 migranti portati in Albania il campo di battaglia è definito. Si va contro le toghe ma ci si va con il bilancino dei distinguo da aberrazione e non dello scontro istituzionale.
No allo scontro istituzionale
Nello Musumeci scarroccia ed invoca “le piazze”. Cioè una cosa che apparterrebbe “al nostro codice genetico. Se la politica perde autorevolezza, la magistratura ne occupa lo spazio“. Via della Scrofa però sa benissimo che la via dello scontro diretto è pericolosa.

Lo sa la premier, che a Piazza di Spagna non ci è andata per non soccombere a quella se stessa che sa più di Marbella che di Palazzo Chigi. E da qualche ora lo sanno anche tutti quelli di Fratelli d’Italia a cui è arrivato il messaggio de relato di Meloni 1 ed affidato a Meloni 2.
Ed il messaggio è: “Nessuno attacchi se prima non arriva l’ordina di attaccare”. Perché oggi Via della Scrofa ha bisogno di tigri che sfoderino gli artigli ma solo quando fosse giusto. E forse non ha più bisogno di Pitonesse.