Arpino, la fibra cercava il futuro ma scavò nel passato

Nel 2005, durante i lavori per la fibra ottica in Piazza Municipio ad Arpino, riemerse un basolato romano del I o II secolo a.C. Il tratto della via Latina – forse l’antico foro o il decumanus – rivelò che la città di Cicerone nascondeva nel sottosuolo le prove della sua antica grandezza. Da scavo tecnico a riscoperta identitaria, il caso che fece riflettere su cosa significhi davvero “guardare avanti”.

Gianpiero Pizzuti

Veni, vidi, scripsi

Vent’anni fa Arpino voleva guardare al futuro scavando in pieno centro per il passaggio della fibra ottica e scopì il suo passato. La via Latina (Decumanus) o l’antico foro? Il dilemma su cui si interrogarono i cittadini di Arpino all’indomani della scoperta di un sito risalente al I o II secolo avanti Cristo nella piazza principale della città. Durante gli scavi nella centralissima Piazza Municipio spuntò un lastricato, ma cosa celava la città di Cicerone nelle sue viscere?

L’intervento del sindaco Forte

L’archeologo Luca Bressanello

Il sindaco di vent’anni fa Fabio Forte fu il primo a porsi questa domanda. E per trovareb una risposta convocò i responsabili della Sovraintendenza ai Beni Archeologici per visionare il sito emerso durante gli scavi. Un incontro che doveva stabilire in che modo tutelare un bene così prezioso, che all’improvviso divenne oggetto dell’attenzione di numerosi visitatori, soprattutto curiosi affascinati dal perfetto stato di conservazione della strada.

Durante i lavori diretti dall’archeologo Luca Bressanello saltò fuori un basolato risalente al I o al II secolo avanti Cristo della vecchia via Latina. Il primo cittadino fu intransigente :«Farò “chiudere” lo spazio dove è emersa la strada con un lastricato in vetro, adeguatamente illuminato all’interno, con tanto di tabelle con i vari riferimenti storici, per dar la possibilità a tutti di poter osservare dall’alto una bellezza del genere».

Gli studi

Arpino è una città carica di storia antica e non solo. Fu città dei Volsci e poi conquistata dai Sanniti ma ben presto passò sotto il controllo di Roma, che le concesse inizialmente il diritto di civitas sine suffragio – cioè la cittadinanza senza diritto di voto. Fu una scelta strategica: perché Arpino divenne in breve un importante centro di diffusione della civiltà romana nella Valle del Liri. Proprio nel periodo in cui veniva costruita quella strada, nel 188 a.C. le fu riconosciuto il diritto di cittadinanza piena (civitas cum suffragio), anche in virtù del contributo offerto alla Repubblica durante la guerra contro Annibale, fornendo uomini e risorse.

La strada, percorsa una volta l’anno dal vincitore del Certamen

Quella strada fu uno scrigno del tempo. Nel novembre 2005 l’archeologo Luca Bressanello (la Sovrintendenza del Lazio era diretta dalla dottoressa Sandra Gatti) tracciò una prima ipotesi. Sulla base degli elementi acquisiti dichiarava: «E’ impossibile stabilire l’età esatta di questa strada romana. (…) Potrebbe essere parte di una strada romana o la pavimentazione del famoso foro di Arpino e ciò potrebbe essere confermato dalla canaletta di scolo rinvenuta di fianco ai grossi massi. Come terza ipotesi potremmo essere sopra ad una piazza romana, occorrerà del tempo per stabilire quanto e quali realtà nasconde il sottosuolo del centro di Arpino».

A distanza di vent’anni

Il tratto della Via Latina scoperto vent’anni fa é situato all’incrocio tra le assi viarie principali del Decumanus che comprende oggi le vie Giuseppe Cesari e dell’Aquila Romana, e del Cardo, contrassegnato dall’attuale via del Liceo.

Oggi quel tratto di basolato romano non è solo un reperto archeologico: è un simbolo vivente dell’identità di Arpino. Doveva essere protetto da una teca trasparente nel cuore di Piazza Municipio: non fu realizzata perché la sovrintendenza la ritenne pericolosa bocciando l’idea del sindaco Forte. Ma con o senza vetro, quella strada accompagna ogni giorno cittadini e visitatori in un viaggio a ritroso nel tempo, rendendo visibile il legame profondo tra la città attuale e il suo passato millenario.

Non a caso, i vincitori del Certamen Ciceronianum Arpinas – il prestigioso concorso internazionale dedicato alla lingua e al pensiero di Cicerone – percorrono proprio quella strada, come gesto rituale e simbolico. È una scelta non solo culturale, ma politica, nel senso più alto del termine: valorizzare quel lastricato significa ribadire che Arpino non è soltanto memoria, ma consapevolezza del proprio ruolo nella storia. E che anche oggi, camminando su quelle antiche pietre, si può riconoscere la grandezza di una città che ha saputo custodire il suo passato per dargli futuro.