Dall'8 al 15 dicembre al Circo Massimo la kermesse della gioventù meloniana in cui è cresciuto Ruspandini con il claim "La via italiana"
Atreju 2024 parte avvantaggiato e per due motivi: il primo è di ordine concettuale. Perché, come scrivemmo già, il Circo Massimo è la location ideale per un evento che aspira alla grandeur totemica di una certa Roma che fu. Il secondo è funzionale, perché la kermesse giovanile della destra quest’anno si presenta con lo stigma politico dell’infelice battuta di Filippo Ceccarelli di Repubblica. Che a Propaganda Live su La7 aveva accostato compiaciuto la parola “Atreju” all’espressione romanescanegiante “A tr…a” e ci si era fatto pure una bella ghignata sopra.
Cadute di stile e stile di approccio rinnovato sono dunque i due pilastri di una manifestazione che per quest’anno era stata in bilico fino all’ultimo. Colpa del ritardo doloso con cui da Via della Scrofa stanno cercando (ancora) di capire chi e come “punire” per l’inchiesta di Fanpage sulla frangia razzista di Gioventù Nazionale. Ritardo che ad oggi perdura malgrado le promesse di Giorgia Meoni, che a luglio aveva annunciato il calare della mannaia.
Prova del fuoco per la Generazione Atreju
La generazione Atreju è quella che è più vicina, per grip anagrafico e formazione primigenia, Meloni, e quest’anno i guai non sono mancati. Di due tipi: quelli generalisti di sempre, con un universo impunito, afferente sia a Fdi che alla mistica nera ed ancora troppo sfrontata del post fascismo. E quelli particolari e settati su un presunto malcostume che, ove mai ce ne fosse stato bisogno, aveva dimostrato di essere potenzialmente di casa anche tra le file dei meloniani.
Ne sa qualcosa Massimo Ruspandini, deputato ceccanese e membro premium della generazione Atreju. A fine ottobre il responsabile provinciale di Fdi si era ritrovato il suo amministratore di fiducia, l’ex sindaco Roberto Caligiore, arrestato nell’ambito dell’operazione ‘The good lobby’. E sotto cappello presunto di un’associazione a delinquere che avrebbe brigato sugli appalti finanziati con fondi Ue e Pnrr.
E pur essendo del tutto estraneo agli ipotetici magheggi del suo colonnello territoriale più blasonato, oggi Ruspandini vive un “lutto politico” che gli dà poca birra per una kermesse che di fatto annovera e celebra proprio quelli come lui, come il Consigliere regionale Daniele Maura o l’ex assessore Riccardo Del Brocco. Quelli che quando Fratelli d’Italia aveva percentuali da bocciofila sull’Aniene avevano tenuto duro. E costruito una base consensuale destinata alla brutale leadership numerica odierna del centrodestra. Convincendo ad uscire dal civismo figure come il sindaco di Fiuggi Alioska Baccarini. O attirando figure quali l’attuale deputato Aldo Mattia o la nuova generazione degli Antonio Cardillo (a sud) e dei Giuseppe Virgili (a nord).
“La via italiana” e il format di Moi
Se Atreju 2023 era stato all’insegna del claim “Bentornato orgoglio italiano” con il caso Giambruno esploso da poco, quest’anno lo slogan è più maturo. E sornione: “La via italiana”. Quasi a sottolineare che dopo i ritorni buoni c’è la naturale enunciazione dei loro effetti. E soprattutto, in chiave satirica, l’enunciazione di cosa sarebbe accaduto se quei ritorni non fossero arrivare a fare diga. A chi o cosa? Alla sinistra.
Andrea Moi è il responsabile della comunicazione di Via della Scrofa ed ha spiegato come funzioneranno le cose dall’8 al 15 dicembre al Circo Massimo. Così: “Abbiamo provato a capire se esiste, grazie a questo governo, la possibilità di delineare una risposta italiana a grandi temi come la migrazione, l’ambiente, l’intelligenza artificiale“. Nel concreto sarà tutto affidato ai panel tematici ed ai dibattiti. Non c’è nessun primo compleanno di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi da celebrare e il tema doveva per forza acquistare profondità e perdere, almeno come tema-front, il tono agiografico dell’anno scorso.
Perciò quest’anno “il racconto sarà focalizzato sull’attività di governo e sulla ritrovata centralità dell’Italia a livello europeo”. E la parte in cui si percula chi avversa la “via italiana”? Non mancherà, anzi, stavolta sarà affidata all’intelligenza artificiale. Con “una galleria di foto stampate su una parete di 12 metri per mostrare come sarebbe il mondo ideale secondo la sinistra”. Nulla di nuovo, a ben vedere.
Il mondo se fosse stato della sinistra
E con gli sfottò che, rimarcando un clima goliardico ma rigorosamente descritto come dialettico, gioca una briscola che sull’italiano medio elettore di destra o comunque poco propenso a votare a sinistra ha sempre avuto appeal grosso. Quella del “dove andremmo a finire se comandassero gli altri signora mia”. Ed essendo il sovranismo tutto fondato più sui totem negativi dell’avversario che sulle skill positive dei “buoni” l’effetto tra piacione catastrofista è assicurato. Come in un Blade Runner alla pummarola ma scongiurabile premendo il giusto tasto del telecomando.
Ovviamente grazie anche alle “grafiche social pubblicate sul profilo di Atreju, dove abbondano gli sfottò nei confronti degli avversari di Fratelli d’Italia, siano essi politici o giornalisti”. Chi, ad esempio? Lo spiega AdnKronos: “Vengono presi di mira, tra gli altri, la segretaria del Pd Schlein (‘Atreju è come Elly Schlein, parla alla sinistra ma almeno lo vedi arrivare’, si legge nella didascalia che accompagna il meme)”.
Poi “Lilli Gruber (canzonata per le sue posizioni sull’immigrazione dopo l’episodio della borsetta rubata), David Parenzo, Ilaria Salis, Marco Damilano, Christian Raimo, Corrado Formigli e Piazza Pulita (‘Atreju realizza interviste con gli avversari politici, ma non lo fa di nascosto’)”. Insomma, nulla di nuovo sotto il cielo romano, ma con l’upgrade di una sfrontatezza più accentuata a cui Moi mette la solita pezza fra Tertulliano e confraternita da college.
La vera protagonista: Giorgia
“E’ il nostro stile, provocatorio e irriverente. Alcune delle persone che abbiamo preso in giro con le nostre grafiche si sono arrabbiate, ma senza di loro non ci divertiremmo. Ricordo che il nostro è un evento di parte, certo, ma il focus è il confronto. E il confronto avviene anche tra posizioni molto diverse tra loro”.
Protagonista indiscussa del tutto ovviamente lei: Giorgia Meloni. Che in questa edizione extralarge spiegherà al suo popolo come si fa ad essere identitari ed europeisti al tempo stesso. Come si arriva a governare di fatto con la sinistra dopo aver detto ed urlato “con la sinistra mai, né in Italia né in Europa!”.
E soprattutto come si fa a percorrere la “via italiana” sovrapponendoci quella di un partito solo. Partito che rappresenta la più parte di quelli che andarono a votare a settembre 2025. Che furono pochissimi. Ma Atreju fa miracoli, e il Circo Massimo ne amplificherà la portata.
Perché alla fine il vero miracolo di Meloni è stato questo: far credere ai suoi “Fratelli” che tutti gli italiani sono come loro. E far credere agli italiani che tutta l’Italia vuole una tessera di Via della Scrofa.