Bilancio a Latina e maggioranza castrata col divieto di emendamento

La minoranza ha carta bianca e può proporre la luna, è la maggioranza che non può disporre neanche della vista della punta del naso

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Il bilancio? Blindato. Il problema? I 77 emendamenti dell’opposizione. Ma come l’opposizione si oppone? E la maggioranza? In realtà si sarebbero volentieri opposti anche i consiglieri della maggioranza, solo che è stato caldamente sconsigliato. Ma non è escluso che qualche sgambetto simile a quello che hanno fatto al governo Meloni gli uomini di Berlusconi sul canone Rai potrebbe accadere.

Gli emendamenti presentati riguardano tutto lo scibile amministrativo. Ma a proporre di correggere il Bilancio è solo l’opposizione. E non perché alla maggioranza manchino idee. Al contrario. Ma alla maggioranza è arrivato l’ordine di tacere, come del resto lo scorso anno. Perché?

Gli emendamenti sono politicamente rischiosi all’interno di qualunque maggioranza, a qualunque latitudine e di qualsiasi colore politico sia. Perché il loro valore va bilanciato tra i Gruppi che costituiscono la maggioranza. E poi tra i singoli consiglieri all’interno dei Gruppi. Finisce che qualcosa rimane sempre fuori. E si litiga. Meglio allora evitare discussioni, consigliano i politici più navigati. Il rischio è quello di rendere il Bilancio come le tavole della legge: bisogna restare fedelissimi.

Piovono numeri, non soldi

A Latina, in Comune, quando parlano di bilancio sui consiglieri piovono numeri, tanti numeri e la certezza “la coperta è corta”, non ci sono i soldi. Quindi si risparmia ma non in Giunta, bensì in consiglio.

Il tutto con una maggioranza che non è proprio blindata e tra consiglieri che vorrebbero contare e non ratificare. Se poi l’opposizione extra vincolo con gli emendamenti fa politica il mugugno è garantito, ed è il secondo anno.

La domanda che si fanno i consiglieri di maggioranza: e a noi quando tocca di contare? Dice: non ci sono i soldi. Ma quando mai ci sono stati? Per farsi casa nuova (la basilica di San Pietro) il Papa non aveva una lira e si mise a vendere le indulgenze (un posto in paradiso) si fece vorace e perse metà dei fedeli. Una cosa pesante ma pare che Dio abbia particolarmente gradito quella chiesa.

Per cosa mancano i fondi

Matilde Celentano

Rammento questo perché il vincolo di bilancio per un ente pubblico è come dire che non abbiamo soldi per vivere, per curare, per non morire. I consiglieri della maggioranza, poi, lamentano lo sbilanciamento tra l’attenzione alle politiche di uscita: non spendiamo, a fronte della poca attenzione alla politica delle entrate. Naturalmente “blindando” il confronto questo non emerge ma cova.

Il nodo non sono i soldi che non ci sono mai, ma cosa fare di quelli che ci sono e di quelli da andare a trovare. Qui a Latina serve tutto, ma soprattutto serve un disegno su cui fare andare avanti la città. Non è possibile che il Comune ceda il Garage Ruspi all’università perché non ha risorse. Come se Santa Romana Chiesa affidasse una Chiesa appena risistemata agli ortodossi, ai valdesi.

Fatto politico, non tecnico

Foto: Lolame / Pixbay

Il bilancio non è un fatto tecnico ma un fatto politico, non adegua i bisogni alle risorse, ma le risorse ai bisogni. E se si va sotto? C’è la responsabilità politica che presuppone il coraggio politico.

Giacomo Mancini, ministro socialista, davanti al dramma della polio non si chiese quanti soldi erano in cassa, chi faceva il vaccino ma comperò vaccini e frigoriferi (serviva la catena del freddo per il vaccino): Io debbo salvare i miei bambini.

Di lune, nasi e vedute

Questa è la politica: il bilancio fatto per la città e non una città che si deve adeguare ad un bilancio. Una questione di principio ricordando che la democrazia parlamentare nasce per controllare i conti e gli imbrogli del re e non per convincere il popolo ad accettare i conti del re.

Lo dico ai consiglieri di Latina e di ovunque che non dovrebbero ratificare ma fare il bilancio. La minoranza ha carta bianca e può proporre la luna, è la maggioranza che non può disporre neanche della vista della punta del naso.